Conclusi i "processi di Mosca,, svoltisi a porte chiuse

Conclusi i "processi di Mosca,, svoltisi a porte chiuse Conclusi i "processi di Mosca,, svoltisi a porte chiuse Sharanskij condannato a 13 anni Durissima denuncia di Sacharov Al matematico 3 anni di carcere per "attività e propaganda antisovietiche", 10 di lavoro coatto per "alto tradimento a mezzo spionaggio" - Una fredda autodifesa: "La mia condanna è già decisa" - Il "premio Nobel" Sacharov parla di "mostruosa violazione della giustizia" DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — Ad Anatolij Sharanskij hanno dato 3 anni di carcere e 10 di lavori forzati. Il fratello, Leonid, ha portato la notizia fuori del tribunale circondato di miliziani che erano quasi le cinque del pomeriggio. In aula non erano ancora cessati gli applausi del pubblico invitato, una eia- l'« Unità ») conservano, per quei Paesi, una tenerezza particolare, anche se sempre più nutrita di delusioni. E' il sistema sovietico che da solo" Si ferisce e danneggia, si isola e allontana sempre più dalla schiera di quelli che si chiamavano i « partiti fratelli ». Gli ultimi processi hanno suscitato reazioni particolarmente aspre nei partiti « eurocomunisti », i quali ben sanno quello che l'ingenuo Andrew Young non sa, e cioè quanto profonda sia la differenza tra i Paesi del « socialismo reale » e le democrazie. Eppure, proprio l'asprezza di queste reazioni rende ancor più incomprensibile il permanere dei « rapporti privilegiati » tra partiti che nulla più dovrebbero avere in comune, se non il nome. Tanto più anacronistico, misterioso, e in definitiva anche inquietante, e perciò stesso dannoso per i partiti « eurocomunisti », alla ricerca di una nuova immagine e credibilità democratica, il non saper compiere scelte e rotture che oggi appaiono « nella natura delle cose ». Ma finché non avvengono, la « natura delle cose » risulta, inevitabilmente, più complessa, contraddittoria ed oscura di quanto non sembrerebbe a giudicare da certi ineccepibili corsivi critici dell'Unità sui processi di Mosca. gue disciplinata. Sulla strada, gli amici di Sharanskij hanno cominciato a gridare il suo nome: «Tolja, Tolja...». E si sono stretti attorno a Leonid, mescolati ai giornalisti e agli agenti hi borghese, vociando tutti insieme. «Tolja vi saluta. Ascoltata la sentenza ha detto: a mia moglie, al mio popolo rivolgo solo un augurio: l'anno prossimo a Gerusalemme!», ha riferito Leonid. La tensione si è sciolta in qualche parola commossa. Il centinaio di poliziotti in divisa trasportati in pullman sul posto fin dal mattino ad assicurare l'ordine si sono messi tranquilli. L'ultima autodifesa di Sharanskij, dopo mezzogiorno, è durata dieci minuti. Dicono che abbia parlato calmo, sicuro di sé, concentrato: «La mia condanna è già decisa. Sono felice di aver difeso il mio onore e di aver aiutato il mio popolo. Sono orgoglioso dì aver lavorato accanto a persone dignitose e di coraggio, come Yuri Orlov, Aleksandr Ginzburg, Andrej Sacharov...». Più tardi, dopo una pausa, la sentenza. Il presidente del tribunale l'ha letta a voce alta: i 3 anni di carcere sono per aver svolto «attività e propaganda antisovietiche», i 10 di lavoro coatto per «alto tradimento a mezzo spionaggio», da questi ultimi saranno detratti i 16 mesi già scontati in attesa del giudizio. Il procuratore generale, Piotr Sotonin, non aveva richiesto molto di più, «ritenendo di non contemplare la pena capitale in considerazione della giovane età e della mancanza di precedenti penali dell'imputato». Solonin non è Andrej Vyshinslrij, l'accusatore di Bucharin, la «mano implacabile» di Stalin. La sua requisitoria contro il trentenne «dissidente» ebreo è stata molto dura ma non violenta, non si è certo ritratta di fronte all'insinuazione moralistica ma senza cadere nella minaccia e nell'insulto aperti. Per questo appare la migliore introduzione al senso politico del processo, del cui aspetto giuridico resta ben poco da dire dopo aver osservato pregiudizialmente che si è svolto di fatto a «porte chiuse». Sharanskij, secondo l'accusatore, è innanzitutto un ingrato: «Egli ha largamente beneficiato del socialismo (...). Dopo aver compiuto gratuitamente gli studi secondari e superiori, ha goduto del diritto di lavoro, scegliendosi anche la professione (...). Ha utilizzato il suo diritto alla libertà di coscienza per convertirsi all'ebraismo. Sharanskij aveva tutto per vivere e lavorare fruttuosamente...». L'ingratitudine va qui intesa come rifiuto ad accettare il sistema sovietico quale il migliore possibile. Stalin affermava già nel 1936 che «la società sovietica ha realizzato Livio Zanolti (Continua a pagina 2 in quinta colonna)

Luoghi citati: Gerusalemme, Mosca