A Termini Imerese, sulla mezz'ora gli operai scavalcano il sindacato

A Termini Imerese, sulla mezz'ora gli operai scavalcano il sindacato Assemblee contrastate per applicare l'accordo Fiat A Termini Imerese, sulla mezz'ora gli operai scavalcano il sindacato NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE PALERMO — Nel disastrato panorama italiano lo stabilimento Fiat di Termini Imerese ha alcune caratteristiche che dovrebbero indurre all'ottimismo: nel giro di due anni i dipendenti sono saliti da 900 a circa 2500; gli impianti che producono la « 126 » sono utilizzati quasi al massimo perché il modello « tira da matti »; non c'è un grande pendolarismo in quanto circa la metà dei lavoratori vivono a Termini Imerese e gli altri abitano nei centri vicini (Cefalù, Trabia, eccetera), tranne 200-300 che arrivano da Palermo; per dare ulteriore lavoro al Sud, i sindacalisti hanno deciso di «plafonare» {cioè di bloccare ai livelli attuali) la pròduzione di « 126 » dello stabilimento milanese di Desio. Altro aspetto non trascurabile è che la Fiat di Termini Imerese è lo stabilimento più sindacalizzato d'Italia; il 60 per cento degli operai sono iscritti alla Firn (Cgil-CislVii): una percentuale che costituisce un primato nazionale rispetto alla media del 3035 per cento dei grandi stabilimenti del Nord. Nonostante tutto ciò a Termini Imerese da due settimane c'è baraonda. Ai lavoratori non è piaciuto l'accordo che la Firn ha stipulato con ij. Fiat sulla mezz'ora per la mensa. « Passando sopra al sindacato » hanno deciso di « prendersi subito la mezz'ora » (escono mezz'ora prima per ogni turno) e continuano a dichiararsi contrari all'istituzione del terso turno (che dovrebbe partire dal gennaio dell'anno prossimo, con l'assunzione di altre 150 persone). I sindacalisti la settimana scorsa hanno provato ad indire assemblee ma, come si dice da queste parti, «sono finite a schifio». Alcuni temono che alla radice del nervosismo e della contestazione ci sia il «tentativo sotterraneo» di mettere in piedi ur. sindacato autonomo per intaccare le posizioni di forza della Firn; anche se ciò fosse vero (e non ne abbiamo trovato conferma) non basterebbe a spiegare la difficile situazione che si è determinata. L'altra sera (mercoledì) il segretario nazionale della Firn, Silvano Veronese, (che ha guidato la delegazione sindacale nei 4 mesi di trattativa con la Fiat per la mezz'ora) ha partecipato alla riunione del consiglio di fabbrica durata quasi nove ore, nel corso della quale è stato tentato un chiarimento sui problemi aperti. I membri del consiglio di fabbrica ieri hanno riprovato ad aprire il colloquio con gli operai e non hanno avuto successo. L'assemblea del mattino (primo turno e turno normale) si è svolta dalle dieci e mezzo alle 11,30 con una massiccia partecipazione di lavoratori. I sindacalisti hanno potuto parlare con difficoltà, tra fischi e slogans. L'unico dato positivo della giornata è che alla fine del turno, per la prima volta dal 3 luglio, solo il 39% della gente è uscita mezz'ora prima (nei giorni precedenti V85-90 per cento dei dipendenti si «prendevano la mezz'ora»). V assemblea del secondo turno, che si è tenuta nel pomeriggio, è stata più composta. L'accordo nazionale tra Fiat ed Firn sulla mezz'ora prevede che dal 3 luglio all'11 settembre sia pagata e che si cominci ad applicarla (riducendo l'orario) dall'll settembre. In alcune aziende (a Desio ed a Termoli) i lavoratori hanno preferito uscire subito mezz'ora prima e recuperare il 4,4 per cento di produzione che si perderebbe lavorando un sabato per turno (cioè due sabati). Anche a Termini Imerese ci sarebbe un orientamento analogo, però con una difficoltà aggiuntiva: uscire subito mezz'ora prima, ma rinviare ad ottobre il sabato per turno che dovrebbe essere lavorato. Mentre scriviamo sono in corso trattative su questo punto' e l'azienda insiste perché i sabati (uno per turno) siano lavorati in luglio, tenendo conto dell'andamento favorevole del mercato alla vigilia delle ferie. Sul problema del terzo turno il rapporto tra sindacato e operai resta difficile, anche se non si drammatizza. A Termini Imerese c'è un dato psicologico che sarebbe ingiusto sottovalutare: dispiegando la sua forza il sindacato, nei mesi scorsi, era riuscito a convincere i lavoratori che il «6 per 6» (6 ore al giorno per 6 giorni la settimana) era una buona formula. E' noto che il «6 per 6», sostenuto dai dirigenti nazionali della Firn, non piace agli operai ed è considerato troppo oneroso dagli imprenditori. A Termini Imerese «cominciava ad essere accettato dagli operai», quando da Torino è arrivata la notizia che era stato concluso l'accordo con l'istituzione del terzo turno negli stabilimenti del Sud (Termini Imerese e Cassino). Mi dicono che la prima impressione dei lavoratori è stata quella di «essere traditi». Adesso si tratta di risalire la corrente basandosi su elementi concreti che possono indurre alla riflessione. Sergio Devecchi