Rinato il museo della montagna

Rinato il museo della montagna Sul monte dei Cappuccini Rinato il museo della montagna E' la più completa raccolta della cultura alpina, dai graffiti preistorici ai nostri giorni Torino da ieri ha un fiore all'occhiello in più: il Museo Nazionale della Montagna « Duca degli Abruzzi », inaugurato in mattinata dal sindaco Novelli. « Nazionale » ed « unico » nel suo genere; sono le qualifiche che nobilitano questo gioiello ricavato in un'ala dell'antico convento dei Cappuccini. Non sono infatti giudicati al suo pari, per varie'.à Q: ispirazione e ricchezza espositiva, gli analoghi musei di Courmayeur, Zermatt e Berna (quello, famoso, di Monaco di Baviera venne distrutto durante la guerra). E riduttiva appare, del resto, per le vaste implicazioni che scaturiscono, anche la qualifica di « nazionale » data ad una rassegna dedicata alla montagna « tout court ». Quale montagna infatti? Non certo quella stravolta e banalizzata, cui, per deformazione mentale, siamo talmente abituati da considerare quasi l'unica possibile; quella, tanto per intenderci, delle cime violate dai congegni meccanici, dagli agglomerati urbani e dai condomini che proliferano come funghi maligni, del tutto indifferenti alla cultura dell'ambiente che li circonda. Le immagini che ci tramandano le dodici sale disposte a raggiera del museo, ci ripropongono Invece un universo montano unitario ed Intatto nella sua essenza, e quindi proprio per questo, « culturale ». La stessa rinascita della mostra, che data le sue prime origini a oltre cent'anni fa, è stata indubbiamente traguardo di « buona volontà » culturale. La prima « Vedetta collezioni alpine » (l'antico nome della rassegna) nacque infatti nel 1874 nella stessa ala del convento che ora ospita il « Duca degli Abruzzi ». Chiuso nel '35, per una parziale ristrutturazione, venne riaperto sette anni dopo, ma solo per breve tempo, perché la guerra lo danneggiò gravemente e dovettero passare 25 anni, prima che, nel 1970, si ponesse nuovamente mano all'opera -di recupero delle preziose raccolte. Dotato di intonaci speciali antincendio, di termoregolatori, di impianti di diffusione audiovisi- vi, di un laboratorio interno per l'allestimento e la manutenzione, il museo è costato in totale duecento milioni, coperti In massima parte da oblazioni, sottoscrizioni e prestiti senza Interesse: sarebbe occorso molto di più se al recupero della preziosa raccolta non avessero collaborato gratuitamente molti enti e privati, tra cui l'architetto ideatore, Audisio. Proprio perché « museo », non poteva mancare nel « Duca degli Abruzzi » il richiamo alle tradizioni storico-culturali della montagna. Ed ecco nella sala Vili, la prima di destra, entrando, una rassegna di graffiti montani, antichissime incisioni su pietra provenienti dalla Valle Camonica. Protetti da bacheche di vetro illuminate, con iscrizioni quadrilingui, ecco gli elmi e le armi delle prime popolazioni, ecco le « deidane », arnesi da taglio delle Valli Valdesi. Il museo apre squarci dimenticati sull'operosità non solamente guerriera delle popolazioni: arcolai, cassapanche, interni caratteristici, una tavola imbandita con utensili di montagna, fino alla sale d'arte (la X) dove sono raccolte preziose quanto ingenue testimonianze della religiosità valligiana, con spartiti di semplicissime filastrocche musicali. Dall'antropologia alla zoologia e alla botanica, il passaggio è impercettibile, proprio perché tra ogni ala del museo corre un nesso inscindibile con lo stesso tema coagulante: la montagna. Nell'aula centrale un rettilario che contiene, imbalsamati, tutti i pericolosi ospiti di certe altezze (e non solo quelle). Animali la cui presenza al museo è giustifidata dall'incombente minaccia di estinzione (lontre, gatti selvatici, tassi, stambecchi, mufloni, gheppi) guardano con occhi vitrei i visitatori, tra un'essenza legnosa ed un vasetto di campione di erboristeria alpina, mentre sullo sfondo contrastano 1 colori di quaranta pannelli fotografici di specie floreali tipicamente montane. Questo « spiccato » di cultura autentica è già fin d'ora disponibile al grosso pubblico: per ora solo il sabato e la domenica, visto che ancora qualcosa resta da fare per dare un assetto definitivo al museo. E' già previsto tuttavia che a partire da settembre, i visitatori saranno ammessi, sette giorni su sette, nelle sale. Un apposito autobus « navetta » è allo studio per accompagnare 1 fedeli della montagna, non solo sciisticamente intesa, fino al convento. Massimo Boccaletti Interrogazione de — Alcuni consiglieri comunali hanno chiesto al sindaco di conoscere « nei dettagli quanto succede nella colonia di Loano circa la mancata pulizia, riscontrata da genitori dei bambini ospiti ». Concorsi Enpas — Ne sono stati banditi tre per l'assegnazione di posti in convitto e di borse di studio ai figli e orfani dei dipsndenti statali. Altre informazioni presso la segreteria, via Bertola 53.

Persone citate: Audisio, Boccaletti

Luoghi citati: Berna, Courmayeur, Loano, Monaco Di Baviera, Torino, Zermatt