Giovannini: per una stampa libera occorrono innovazioni e riforma di Gianfranco Franci

Giovannini: per una stampa libera occorrono innovazioni e riforma La relazione all'assemblea generale degli editori Giovannini: per una stampa libera occorrono innovazioni e riforma Il presidente della Fieg ha indicato le soluzioni per far uscire il settore dalla crisi: riequilibrio dei bilanci aziendali, nuove tecnologie, interventi dello Stato e riforma dell'editoria, rete di vendita, pubblicità e regolamentazione delle radiotelevisioni private ROMA — «I problemi dell'editoria giornalistica non appartengono semplicemente ad un settore o ad una categoria ma riguardano tutte le componenti politiche, sociali ed economiche del Paese essendo il livello di libertà e di democrazia inscindibilmente collegato alla capacità delle aziende editrici di produrre informazione in regime di libertà e di indipendenza», ha detto Giovanni Giovannini aprendo ieri a Roma i lavori dell'assemblea generale della Federazione italiana editori giornali| Erano presenti anche i ministri del Lavoro, Scotti, e delle Poste, Gullotti, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio per i problemi della stampa, on. Bressani, l'on. Piccoli, primo firmatario della proposta di legge di riforma dell'editoria, il segretario politico del psdi, Romita, il sen. Umberto Agnelli, il presidente ed il segretario della Federazione nazionale della stampa, Murialdi e Ceschia, il presidente della Rai-tv, Paolo Grassi, ed i segretari della Federazione imitarla dei poligrafici. La relazione del presidente della Fieg ha affrontato con grande chiarezza i principali problemi dell'editoria giornalistica indicando le soluzioni necessarie per uscire dalla crisi che da anni attanaglia il settore: riequilibrio dei bilanci aziendali, introduzione delle nuove tecnologie, interventi dello Stato e riforma dell'editoria, rete di vendita, pubblicità e regolamentazione legislativa delle radiotelevisioni private. Le perdite di esercizio hanno raggiunto nel 1976 i 63 miliardi di lire, con un incremento del 56 per cento rispetto all'anno precedente, e sarebbero circa il doppio se si sottraessero i contributi dello Stato e le altre entrate non legate all'attività editoriale. I bilanci del 1977 non sono stati ancora pubblicati ma su di essi graverà certamente quale ulteriore elemento negativo il fatto che le provvidenze pubbliche, scadute nel mese di giugno, non sono state ancora rinnovate. «Ciò che pone l'editoria italiana — ha osservato Giovannini — nella particolare situazione di essere ad un tempo la più dissestata e la meno agevolata d'Europa». Nel 1976 ogni copia venduta ha reso all'editore in media 200 lire, tra ricavo di vendita e pubblicità, e ne è costata 275. Soltanto 19 giornali, a carattere regionale e provinciale, sono riusciti a sottrarsi alla perdita di esercizio sia pure con utili insignificanti mentre soltanto due testate su 85 avrebbero registrato un minimo attivo se si depurassero i loro bilanci di tutte le voci di ricavo estranee all'attività editoriale. Per i periodici la situazione è migliore solo perché essi hanno avuto la possibilità di trasferire sui prezzi di vendita l'aumento dei costi e di incrementare gli introiti pubblicitari. Le cause della crisi che ha investito l'editoria giornalistica sono note ma anche i rimedi sono altrettanto chiari. Il settore della stampa dei giornali è investito da un ur-( to tecnologico che forse non ha confronti in altri settori produttivi. Ed è appunto quella delle nuove tecnologie, sia pure con tutte le cautele e la gradualità possibile, la via da seguire per riequilibrare la gestione dell'azienda giornalistica riducendone i costi- Quan! to all'espansione della produzione ed al riassorbimento della manodopera eccedente sostenute dai sindacati dei poligrafici, Giovannini ha detto che si tratta di un obiettivo perseguibile ma di «medio periodo». L'intervento pubblico non può limitarsi a trasferire parte dei passivi dai privati allo Stato ma tale intervento ha lo scopo di rimuovere le cause dei passivi. «Nel momento in cui lo Stato — ha affermato il presidente della Fieg — fa proprio l'obiettivo del ripristino delle condizioni di redditività delle aziende giornalistiche, gli editori diventano titolari del dovere, ancor prima che del diritto, di comportamenti coerenti sia sul piano sindacale che su quello imprenditoriale tali da non vanificare il dettato della legge»,. Giovannini si è poi soffermato sul tema della riforma dell'editoria giudicandola urgente e necessaria. Ha osservato che alcuni punti sono I ancora da chiarire mentre al- tri dovrebbero essere profon-1 damente modificati. Il nodo | fondamentale da sciogliere resta tuttavia quello della effettiva volontà politica di approvare tale legge che aspetta ormai da due anni ed il cui ritardo ulteriore va a danno della sua efficacia. Un altro problema di grande attualità è quello della rete di vendita. Giovannini ha affermato che l'attività di distribuzione e di vendita dei giornali assorbe il 38 per cento della spesa globale degli italiani per l'acquisto di carta stampata. Di qui il diritto di avere una rete di vendita strutturata e gestita in modo da agevolare la diffusione dei giornali e non da frenarla. La necessità di aumentare i punti di vendita è dimostrata dalla loro scarsità rispetto agli altri paesi. Quanto ai turni di riposo degli edicolanti, che è l'altro problema che divide la Fieg dalla categoria dei rivenditori, è stato chiesto che gli stessi edicolanti organizzino almeno nei giorni di riposo delle subrivendite. Giovannini ha espresso fiducia in una prossima ripresa del dialogo (il sottosegretario Bressani ha già convocato le parti per la prossima settimana) che serva a giungere ad un accordo. Altro tema affrontato dal presidente della Fieg è quello della pubblicità divenuto più complicato dopo l'avvento delle radiotelevisioni private. Una quota rilevante è ormai assorbita da queste ultime e deve essere perciò rivisto il meccanismo di ripartizione allargando il confronto tra mezzi radiotelevisivi nel loro complesso e la stampa allo scopo di assicurare ai giornali lo spazio vitale. Ferma opposizione è stata preannunciata da Giovannini anche all'inserimento di pubblicità nella terza rete televisiva che andrebbe soprattutto a danno delle testate provinciali trattandosi più che altro di pubblicità locale. Infine, la regolamentazione legislativa delle emittenti private- Il presidente della Fieg ha sostenuto che chi produce professionalmente informazioni è il soggetto più idoneo a gestire i nuovi mezzi di comunicazione. Non solo: con la riforma dell'editoria le aziende editrici diventeranno le più trasparenti e vincolate a regole precise per cui dovrebbero essere ritenute anche le più adatte a gestire il nuovo sistema. Il sottosegretario Bressani, parlando a nome del governo, ha affermato che il settore dell'editoria interessa l'intera comunità nazionale poiché la «democrazia vive solo dove esiste la più ampia libertà di stampa». Ha detto che la riforma dell'editoria sta facendo passi avanti e che l'impegno del governo è quello di agevolarne l'iter parlamentare. E' probabile inoltre che entro luglio sia definitivamente approvata dal Senato la proroga delle provvidenze per l'editoria. Gianfranco Franci

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