Esistono le risorse necessarie per un Paese prospero e giusto

Esistono le risorse necessarie per un Paese prospero e giusto Come l'Italia potrebbe "guarire,, dai mali presenti Esistono le risorse necessarie per un Paese prospero e giusto I princìpi che Pertini ha esposto, nel suo primo messaggio presidenziale al Paese, sono princìpi chiari, riguardanti, quasi tutti, cose concrete; e coordinati mediante la massima secondo cui non si può dare giustizia sociale o d'altro genere là dove non vi è libertà e per approfondire la libertà occorre la giustizia. Pertini all'interno e come sviluppo di questi princìpi ha proposto, dicevo, delle cose concrete, quelle essenziali: la realizzazione del diritto al posto di lavoro particolarmente per i giovani, le case, la scuola, la sanità, le riforme per conseguire questo, l'azione pacifica per lo sviluppo della produzione e dell'investimento (esposta in sintesi, con l'efficace immagine dei granai colmi di grano), con l'avvertenza però che « se a me socialista da sempre offrissero la più radicale delle riforme sociali a prezzo della libertà, io la rifiuterei perché la libertà non può mai essere barattata ». Non si poteva dire meglio. Ma possiamo domandarci oggi se il Paese ha le forze per la realizzazione di questi obbiettivi. Cominciamo con l'osservare che il prodotto nazionale italiano è vicino ai 200 mila mi¬ liardi di lire, i quali distribuiti sui 55 milioni di abitanti e tradotti in dollari, al cambio corrente, danno un prodotto per abitante di 4 mila dollari: il che vuol dire che non siamo certamente un Paese povero, anche se quella esposta è una media, in cui sono livellati coloro che stanno peggio e coloro che stanno assai meglio. Bilancia attiva L'Italia è un grande Paese industriale; ed è un Paese che oramai, in termini economici, è profondamente inserito nella realtà internazionale: basta pensare che nel 1977 le esportazioni di beni e servizi sono state di 47.500 miliardi, su un totale di 172 mila di prodotto nazionale, e le importazioni una cifra di 46.300 miliardi. Insomma, il nostro volume di scambi con l'estero arriva a circa 94 mila miliardi, pari al 55 per cento del prodotto nazionale. Le nostre esportazioni sono il 6,7 per cento del commercio mondiale. Non siamo, dunque, una realtà provinciale! Nemmeno si può dire, con riguardo all'anno scorso e a questo anno, che il Paese vive al di sopra delle proprie possibi¬ lità, dal momento che dopo l'attivo della parte corrente della bilancia dei pagamenti del 1977, che fu di 1850 miliardi, se ne prevede quest'anno uno di 2500 miliardi. E ciò a soli quattro anni di distanza dalla crisi petrolifera che quadruplicò i prezzi del petrolio, creando un buco nei nostri conti con l'estero pari al 3,5-4 per cento del prodotto nazionale. Le nostre capacità di recupero sono state davvero straordinarie. Questo Paese ha però 1,5 milioni di disoccupati di cui due terzi sono costituiti da giovani in cerca di primo impiego; e un 40 per cento di questi giovani in cerca di prima occupazione a sua volta è costituito da laureati e diplomati. L'Italia non è tuttavia più un Paese scarso di scuole e di insegnanti: l'istruzione assorbe il 5 per cento del reddito nazionale (le spese pubbliche per la salute assorbono a loro volta il 5,5 per cento del prodotto nazionale). Abbiamo 1 milione e cento mila lavoratori (di cui quasi 1 milione insegnanti) del settore istruzione, pari a un 5 per cento dei venti milioni di occupati. I giovani che studiano nelle scuole sono 10,5 milioni, quasi un italiano su cinque. Che vi siano aule sovraffollate, in queste condizioni, è certo un problema che va affrontato, ma che va posto nei suoi esatti termini. Possiamo aggiungere che gli italiani risparmiano oltre il 20 per cento del prodotto nazionale e che, certamente, di media, il consumo è pienamente sufficiente a garantire la soddisfazione dei bisogni vitali. Anche se vi è qualche milione di persone che lotta duramente, per ottener questo obbiettivo, non si può dire che la meta di una serenità per tutti noi sarebbe irraggiungibile, utilizzando meglio la nostra immensa spesa sociale. Operare meglio Per concludere, l'Italia ha i mezzi, le persone, i quadri e le basi di istruzione, per operare per gli obbiettivi che Pertini ci ha ricordato. Deve sapere far operare meglio le proprie istituzioni, a cominciare da quelle della finanza pubblica; deve saper calibrare meglio le pretese, dei vari gruppi sociali; ma può farcela, soprattutto in un clima di rinnovata fiducia c dirittura morale. Francesco Forte