C'è ancora posto per l'eclettismo? di Stefano Reggiani

C'è ancora posto per l'eclettismo? ALLA RISCOPERTA DI VIEUSSEUX NELLA «NUOVA ANTOLOGIA» C'è ancora posto per l'eclettismo? Densa, piena, un grosso volume da diecimila lire, la Nuova Antologia, tornata a Firenze, esce dalla crisi in modo perfino solenne, quasi aggressivo. E' giusto che il lungo proemio alla raccolta di saggi interdisciplinari (da Montate a Jemolo. da Romeo a Galasso, da Ronchey a Garin) sia un ritratto di Gian Pietro Vieusseux. «grande impresario di cultura» e della prima Antologia, nata a Firenze nel 1821. Vieusseux è un nome che galleggia in nobile isolamento nelle memorie risorgimentali, e nella nostra memoria di cittadini comuni costituisce magari solo un graffio di cose lette, magari solo un tassello nella biografia di Eugenio Montale che fu direttore a Firenze del Gabinetto Vieusseux. Come è vero che le nobili persone e i buoni propositi fanno presto ad appiattirsi incolpevoli sul fondale (iella storia. E più facile che resista, tra i personaggi esemplari, qualche programmatico attaccabrighe. Vieusseux torna nella rinata serie fiorentina della Nuova Antologia con le parole del direttore Giovanni Spadolini, per metà affettuose, contèste di attualità, per metà puntigliose e accademiche: si tratta della "prolusione a Vieusseux". arricchita poi di note e documenti, che Spadolini tenne all'Accademia dei Lincei il 17 marzo scorso «ventiquattro ore dopo il rapimento dell on. More». Il dramma di Moro L'ansia politica e la pazienza del ricercatore convivono bene in Spadolini, come dimostra il fitto Diario del dramma Moro tempestivamente pubblicalo sulla rivista e anche in un volumetto a parte, sempre dall'editore Le Monnier. Il Gabinetto Vieusseux nacque prima della rivista. Lo studioso ginevrino, giunto a Firenze min un mondo di sottigliezze culturali talvolta vicine all'estenuazione». pensò di impiantare un piccolo centro di lettura e di informazione, come una semplice e fiduciosa impresa economica. Tre stanze per la lettura, una per la conversazione, quarantaquattro giornali, «prevalentemente tedeschi, svizzeri e francesi», e da principio i libri della sua piccola biblioteca personale. Cominciarono a frequentare il circolo gli stranieri, ma poi. rapidamente, come scrive Sestan. ci fu «un'accidia cosmopolitica, con partecipazione prevalerne di quanto avesse di meglio Firenze nella società indigena in fallo, di cultura tendenzialmente progressiva». Si capisce che la società indiuena e gli intellettuali progressivi ìlei 1821 erano pronti per una rivista pragmatica ed eclettica, non estenuata nelle lettere, ma volta all'economia, alla finanza, all'agricoltura. Era ['Antologia, nome umile e corrente come chi dicesse oggi «Selezione», portavoce tuttavia della ricerca e dei fremiti europei. Troppo seria per durare mollo, abbastanza diffusa negli Stali italiani confinanti con la Toscana e fuori d'Italia per non destare sospetto. Vieusseux è eauto, evita «la tempesta della rivoluzione ISMì-il». ma inciampa sulla rivolta polacca del '33. che ha visto con favore. «Pesante intervento e irata protesta» dell'ambasciatore di Russia, e ordinanza della censura granducale a Firenze che impone la chiusura della rivista. Vieusseux non potrà più riaprire la sua Antologia che riprenderà come Nuova A litologia nel 1866. poi emigrerà a Roma, conoscerà splendore e decadenza, resisterà. Guardare all'Europa Solo pochi mesi fu Spadolini ne temeva la chiusura. Ce ancora posto per l'eclettismo progressivo? Spadolini diceva di si. che fra tante riviste militanti non era ingiusto far sopravvivere una pubblicazione pacala, aperta a lutti gli interventi laici. Aveva già un suo progetto, il ritorno a Firenze. il rilancio con Le Monnier. un programma severo (nessun compenso ai collaboratori fino alla ripresa economica). Adesso il numero del dopocrisi è qui. in formalo biblioteca, vi si parla di Amendola e di Pio IX. dell'Università e dei saraceni in Italia, di Cattaneo e Garibaldi, di Mussolini e Giolitti. Viene un piacerle sentore di archivi e di costanza illuministica dalle pagine della Nuova Antologia: e dalla fede illuministica viene anche un leggero pessimismo, perché la chiarezza non è mai pietosa. Tuttavia, secondo Spadolini, bisogna guardare all'Europa di Vieusseux. all'Europa della ragione, «come alla nostra patria segreta». E' un'Europa tanto a lungo tradita che adesso, nel ritrovare i buoni propositi di Vieusseux. «grande imprenditore di cultural grande censurato, si prova una specie di gratitudine imbarazzata e di continentale dispetio. Stefano Reggiani