Trasloco al Quirinale: libri, 200 pipe qualche quadro e pochi mobili antichi di Marco Tosatti

Trasloco al Quirinale: libri, 200 pipe qualche quadro e pochi mobili antichi Trasloco al Quirinale: libri, 200 pipe qualche quadro e pochi mobili antichi Il neo eletto prevede, scherzando, qualche difficoltà di abbigliamento: "Avevo rinnovato da poco il guardaroba, tutti abiti chiari; da oggi dovrò vestire di scuro" - Si attende da Nizza l'arrivo di Donna Carla ROMA — La sua collezione, ormai famosa, di duecento pipe, qualche quadro moderno di valore, pochi mobili antichi, i suoi libri: il trasloco del settimo capo della Repubblica italiana nel palazzo del Quirinale non costituirà certo un problema logistico di qualche rilievo. Fra l'altro Sandro Pertini e sua moglie, Carla, già abitano nell'ombra della loro futura residenza, in un attico a piazza Fontana di Trevi, alle pendici del colle presidenziale. Le loro finestre si affacciano sui giochi d'acqua del celebre monumento. Il neo eletto prevede, scherzando, qualche difficoltà di abbigliamento: «Avevo rinnovato da poco il guardaroba — ha confessato sorridendo a Montecitorio —. Abiti nuovi, tutti chiarì. Purtroppo non riuscirò ad usarne neppure uno. Da oggi dovrò vestire di scuro». La predilezione di Pertini per gli abiti sportivi (preferibilmente stoffe calde e pesanti, sul marrone) è nota. Quando era presidente della Camera, alla fine della giornata, prima di tornare a casa, faceva una breve passeggiata attorno a Montecitorio con sua moglie, allora giornalista parlamentare, e nascondeva l'abito scuro, impegnativo «da seduta» sotto un soprabito sportivo. Poi la coppia si infilava nella «500» di donna Carla ed affrontava il traffico romano per arrivare al loro appartamentino, sulla Cristoforo Colombo vicino all'Eur, in uno stabile di cooperativa dei parlamentari. A fianco viveva la famiglia Leone e a quanto raccontano c'era una certa amicizia fra i beniamini delle due case, i barboncini di Vittoria Leone e quelli, stessa razza, stessa taglia, di Carla Voltolina Pertini. Lo staff di collaboratori di Pertini non è molto ampio. «E' l'uomo più buono, più franco, più leale e più aperto del mondo», dichiara commossa emozionatissima Diana Ruggì, che è la sua segre taria da 12 anni. Altrettanto colpiti, quasi increduli, dall'e lezione sono Francesco Gregorio, da quattro anni suo segretario, e Federico Jovine, una sorta di maggiordomo tuttofare che assiste ed aiuta il Presidente e la moglie nella casa di Fontana di Trevi. E' probabile che Pertini continuerà ad avvalersi della loro collaborazione anche dopo l'ascesa a «Montecavallo», come i vecchi romani chiamavano il Quirinale, ma nulla è definito ancora. Alieno dai giochi di fazione, Pertini non ha mai voluto crearsi clientele di partito; da presidente della Camera, per esempio, ha scelto come portavoce il dott. Guidotti, iscritto alla de dal '45, ereditandolo dal suo predecessore, Bucciarelli Ducei. Corre voce che lo stesso Guidotti potrebbe adesso ricoprire una carica analoga al Quirinale, mentre il ruolo di segretario generale sarà probabilmente svolto dall'attuale segretario della Camera dei deputati, Maccanico. Ma per questo ci sarà tempo nei prossimi giorni. La giornata più lunga del neo Presidente è in realtà cominciata ieri l'altro, quando, sul punto di recarsi in Francia, a raggiungere la moglie, in vacanza, è stato fermato da una telefonata di Signorile. Aveva già il biglietto in tasca ma, verso le 14, il vicesegretario del psi lo ha informato dell'orientamento favorevole nei suoi confronti della direzione democristiana. Pertini gli ha detto: «Mi sentivo più tranquillo prima di andare davanti al tribunale speciale». Sempre Signorile è andato a visitarlo nel pomeriggio: l'ha trovato tranquillo, ma molto compreso di ciò che stava avvenendo. Più tardi, nella serata, gli ha reso noto l'«OK» dei grandi elettori de. A quel punto era fatta. Il futuro capo dello Stato se ne era già andato a letto, dopo aver preso un calmante per rilassarsi. Ieri mattina è uscito, alle 8.40 dal portone di casa, un vecchio palazzo a cinque pia ni, color rosso mattone. Sin dalla sera di venerdì agenti della «Digos» e carabinieri avevano steso un discreto velo protettivo nella piazza. So no stati gli alti dirigenti del psi a convincerlo dell'opportunità di adottare delle misure di sicurezza; lui non voleva nessuno. «Buon giorno presidente», l'hanno salutato due operai, a bordo di un pulmi no Volkswagen. Pertini ha risposto, poi si è fermato ad accendere l'immancabile pipa («da cui è uscita la fumata buona», ha commentato scherzosamente Bozzi, il candidato liberale alla presidenza), ed ha ripreso a camminare a passo spedito. Secondo la gente del quartiere è uscito in ritardo, rispetto alle sue abitudini. «Ma oggi è una giornata particolare», ha commentato un passante. Vestito di blu, camicia bianca, cravatta blu, con piccoli rombi bianchi, il futuro Capo dello Stato si è diretto verso Montecitorio. «Ce l'hai la fidanzata?» ha chiesto a un giovane poliziotto in borghese, imbarazzatissimo, che gli si è messo alle spalle. L'agente ha risposto affermativamente. «E allora che aspetti? Vai da lei, io dirò che sei sempre stato con me», lo ha invitato Pertini. Battimani, saluti auguri hanno accompagnato il deputato savonese per tutto il breve percorso fino alla Camera. Una piccola marcia trionfale, scandita dai lampi di flash dei fotoreporters. A tutti Pertini ha risposto portando la mano destra all'altezza della testa, come in un saluto militare. Poi la votazione e gli applausi, durati un minuto, dell'assemblea. Il settimo Capo dello Stato repubblicano è tornato a casa, questa volta su un'Alfetta blu scortata dalla polizia, alle 13,40. Aveva consumato un pasto frugale a Montecitorio nel suo studio privato, e subito dopo è andato a riposare, chiedendo di non essere disturbato. Nella piazza è iniziato l'assedio dei fotografi, curiosi, turisti. La sorveglianza della polizia è divenuta meno discreta e più imponente, il portone dello stabile è stato chiuso, mentre cominciavano ad arrivare i primi messaggi di congratulazioni. Questa mattina è atteso l'arrivo da Nizza della moglie Carla per assistere alla cerimonia del giuramento. Marco Tosatti

Luoghi citati: Francia, Nizza, Roma, Trevi