La Sip dovrà pagare a 655 dipendenti gli arretrati per circa otto miliardi? di Francesco Bullo
La Sip dovrà pagare a 655 dipendenti gli arretrati per circa otto miliardi? Per due cause di lavoro che si trascinano da tre anni La Sip dovrà pagare a 655 dipendenti gli arretrati per circa otto miliardi? I giudici hanno riconosciuto valide le richieste dei ricorrenti: aumento del "notturno", indennità "tavolo di commutazione", parità uomo e donna - Ma la somma non è definitiva La Slp (Società italiana per l'esercizio telefonico), la seconda azienda torinese dopo la Fiat, dovrà pagare ai dipendenti una manciata di miliardi. Secondo un calcolo approssimativo, la cifra non dovrebbe superare gli otto miliardi. La vicenda ha origine da due esposti presentati al pretore del lavoro Converso da 655 lavoratori che in sostanza avanzavano cinque richieste: 1) aumento della maggiorazione per il lavoro notturno dal 10 al 30 per cento; 2) Indennità «tavolo di commutazione» ricalcolata su tutti gli Istituti contrattuali; 3) maggiorazione per 11 lavoro notturno calcolata anche su tredicesima e quattordicesima mensilità, su ferie e straordinario festivo; 4) i periodi di malattia computati per 1 «supplenti» al fini dell'anzianità di servizio (l'obiettivo era di farli assumere definitivamente dopo un certo periodo); 5) parità fra uomo e donna. Quest'ultimo punto ha messo in luce un caso singolare e, crediamo, unico: ad essere discriminato infatti rispetto alle colleghe è 11 lavoratore maschio. I ricorrenti, tutti uomini, con la qualifica di «operatori di commutazione» lavoravano nel turni di notte o serali e con la conseguente indennità a fine mese avevano uno stipendio maggiore delle donne, ma alle lavoratrici veniva riconosciuta una paga base orarla maggiore. Le due cause, analoghe per contenuto, seguirono strade diverse (11 pretore, trattandosi di dipendenti sparsi in tutta Italia inviò gli atti ai giudici delle rispettive città, ma la Cassazione ritenendolo competente per territorio gli rlaffldò l'intero dossier) e andaro¬ no a sentenza il 12 giugno '75 e il 5 gennaio '77. Le richieste dei lavoratori furono sostanzialmente accolte dal magistrato che riconobbe il diritto a un'eguale retribuzione uomodonna, stabili che le indennità «notturne» e tavolo commutazione» dovevano essere calcolate su tutti gli Istituti contrattuali (eccetto 13' e 14" mensilità) e che, per supplenti, malattia, gravidanza e puerpuerio contavano al fini dell'anzianità di servizio. Il pretore si rifiutò invece di intervenire sulla richiesta dell'au¬ mento dal 10 al 30 per cento della maggiorazione notturna, perché la quota era fissata con un accordo sindacati-azienda. Inoltre, nella seconda sentenza, dichiarò prescritto ogni credito anteriore al 15 aprile 1970: venivano cosi messi fuori causa 588 ricorrenti. In appello il tribunale (pres. Mezzalama, giudici Eula e Dapelo) confermò le sentenze di primo grado con due varianti, escluse cioè che 1 diritti fossero prescritti e aumentò al 30 per cento la maggiorazione per il lavoro notturno. Tutti i ricorrenti quindi avrebbe- ro dovuto incassare le somme richieste: un totale che oscilla Intorno al 14 miliardi. Mentre davanti ai giudici il processo continuava per conteggiare le spettanze del singoli lavoratori, la Slp presentò ricorso in Cassazione cóntro la sentenza del tribunale del lavoro. L'altro giorno però la vicenda ha trovato una parziale definizione. Azienda e lavoratori si sono accordati e hanno firmato un verbale di conciliazione nel quale sono fissati convenzionalmente 1 parametri per calcolare le cifre dovute a ciascuno, a seconda di quanto deciderà la suprema Corte. L'accordo stabilisce Inoltre che le somme già pagate dalla Sip non dovranno in ogni caso essere restituite. Nel caso che la Cassazione accogliesse totalmente 11 ricorso dei lavoratori, l'azienda dovrà pagare, con 1 parametri cosi fissati, circa otto miliardi. Una cifra destinata a ridursi notevolmente se la sentenza finale accogliesse la tesi del pretore Converso sulla «prescrizione». Francesco Bullo
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