Il "Nobel,, Bovet e la parapsicologia

Il "Nobel,, Bovet e la parapsicologia Il "Nobel,, Bovet e la parapsicologia Chiamato in causa nell'articolo di Laura Bergagna «C'è chi crede nella parapsicologia» ne La Stampa del 14 giugno e in special modo accusato di aver espresso pareri su questioni che esulano dal mio «campo specifico» desidero innanzi tutto precisare che sono stato dal 1969 titolare della cattedra di Psicobiologia nella Facoltà di Scienze dell'Università di Roma. Tale disciplina, assai recente, si propone appunto di ricercare le basi organiche del comportamento animale ed umano. Ad essa si è pervenuti proprio in base alle grandi scoperte che hanno segnato il nostro secolo e, fra queste, citerei: la registrazione dell'attività del cervello con la tecnica dell'elettroencefalogramma; la localizzazione nel cervello dei centri e dei nuclei che presiedono ai vari stati di vigilanza, al sonno e agli stati emotivi; l'analisi dei processi cognitivi durante lo sviluppo nel bambino per opera di Piaget; il significato dei fattori genetici e la loro importanza nel campo della patologia; ed infine, attraverso l'indagine neurochimica e la psicofarmacologia, l'apertura dell'immenso campo delle sostanze che agiscono nella sfera cerebrale, dagli allucinogeni ai tranquillanti, dagli euforizzanti agli equilibratori del «tono» psicologico. Le conseguenze, anche sui piano pratico, di quanto ho citato, sono note a tutti e non credo utile sottolinearle qui. Ogni volta che ottimi giornalisti come Piero Angela, specializzati e competenti, si assumono il compito non certo facile di portare alla conoscenza del pubblico le scoperte del mondo scientifico me ne rallegro sinceramente. Che poi, accanto a informazioni controllabili, ne appaiano altre più discutibili mi appare un inconveniente inevitabile nella grande stampa. Retaggio di un passato lontanissimo o fuga verso le zone del mistero e del sogno, quelle che vengono chiamate le «false scienze» non sono altro che una delle malattie della nostra civiltà. Per quanto riguarda poi la «parapsicologia», mi sembra che il prefisso «para» la condanni più dei suoi stessi avversari. Dice infatti il dizionario: «Para: prefisso che, in composizione, aggiunge alla parola la idea di vicinanza, di attenuazione di anormalità ecc.». Se la psicologia sperimentale ha ancora tante lacune, come d'altronde ogni branca della scienza, non è con il mistero ohe queste andranno colmate. Solo l'impegno nella ricerca, il raffinamento dei metodi, la critica più severa del nostro stesso operato potrà portarci ad una migliore conoscenza della vita mentale ed affettiva. La signora Bergagna ha ragione quando afferma che nella fisica moderna molti concetti sono cambiati. Ciò che non dice però è che i fatti non sono mai stati non dico smentiti ma messi in dubbio da nessun fisico contemporaneo e che le esperienze di fisici vissuti anche secoli fa, ovunque e sempre riproducibili, restano alla base degli sviluppi odierni. Perché discutere fra scienza e fede? Anche se non mi fanno affatto sorridere, anzi mi rattristano, io sopporto senza aggredire la parapsicologia, lo spiritismo, il magico potere delle tisane, la medicina omeopatica, gli oroscopi, lo yogi e cosi via nella speranza, anzi nella certezza, che una ricerca scientifica maggiormente incoraggiata e conosciuta, una sua migliore divulgazione, una serena autocritica dei ricercatori possano condurci ad un armonioso sviluppo dell'uomo e ad una più civile convivenza. Daniele Bovet

Persone citate: Bergagna, Bovet, Daniele Bovet, Laura Bergagna, Piero Angela