Perfidie d'amore

Perfidie d'amore UN RACCONTO DI OTTIERI Perfidie d'amore Egli era stato sempre sfortunato in amore, e in maniera cattiva. All'improvviso la bella Eloisa si innamorò di lui senza che egli la riamasse. Meditò, all'ombra di una cupa tenerezza, di farle passare, punto per punto, quello che durante tutta la vita aveva passato lui. Al primo posto metteva questo: Margherita dopo aver accettato una gita d'amore verso la piazza di Vigevano, gli disse in via Senato: « Ti ho visto venirmi incontro, ho visto il tuo passo, ma non è possibile che io lo veda fare gli stessi tuoi passi, saltare giù dallo stesso marciapiede senza amare perdutamente la sua camminata ». Egli in quel momento restava senza fiato. Proseguiva e sulla piazza di Vigevano scese malvolentieri dall'automobile mostrando con paura le gambe. Avrebbe voluto dirle: « Margherita, tu adori il passo di Pietro, ma non vuoi accorgerti che Pietro ti dà il di dietro della sua camminata, poiché egli fugge da te. Mentre io, pur non avendo la camminata di Pietro, ma la mia, che non so come sia, sono anche disposto a sposarti ». In mezzo alla piazza famosa e pittoresca Margherita cadeva in un silenzio cupo, e non voleva che mangiare paste. Egli sperava che questa strozzata taciturnità dipendesse da un conflitto — ovvio — dentro di lei, fra le gambe e i talloni di Pietro e la devozione amorosa di lui che la portava in gita per divagarla. Ella si lasciava abbastanza divagare; a un certo punto disse guardandosi intomo: « Pietro è scemo ». Poi di sfuggita ma lapidariamente gli disse: « Io adoro solo gli scemi ». Diversa era Elisabeth, l'inglesina. Sosteneva che siccome lui non aveva approfittato la sera stessa che si erano conosciuti, ora, pur amoreggiando insieme nel vecchio petting, non aveva più diritti su di lei: sosteneva ora che per arrivare al coito dovevano prima costruire una lunga amicizia e parlare molto insieme per conoscersi. Egli era un buon parlatore e accettò volentieri la condizione, anche se rovesciava il mito della donna del Nord: l'amore subito, l'amicizia, se vale la pena, dopo. Cominciarono a parlare, ma sia in visita ai monumenti, sia nell'intimità della casa di lei, formata essenzialmente da un let¬ to a tre piazze, lei non parlava che di storia dell'arte. Egli ne parlava anche ma non riusciva a penetrare con il coltellino della sua ostinazione in una fessura, in un buchino della maglia di ferro, della :otta di ghisa da quell'interi-otto dialogare d'arte. Era venuta a perfezionare questa materia in Italia. Non poteva distrarsi perdendo tempo in rapporti umani, anche se stava sempre con lui. Al più piccolo approccio si ritraeva sommergendolo sotto una cascata di scienza estetica. Perché si ritraeva, visto che avevano cominciato, in un night-club con un ballo che porta direttamente in stanza o in auto? Lei ripartiva per Londra, lui abitava a Roma; decisero di incontrarsi a New York. Egli aveva una stanza a due letti, molto vicini, su uno dei quali la ragazza, molto bellina, si sdraiò per descrivergli tutte le mostre in corso a New York in quel periodo. Quando egli, finalmente, avrebbe voluto levare la buccia del vestito e vedere la nudità preziosissima, si rinchiuse nel vestito muta, per sempre. Si dissero addio. Egli ora si ricorda l'austriaca che dopo due o tre gite in montagna, in quel paese tirolese, un giorno senza gita, alle due del pomeriggio entrò nella sua camera d'albergo e si levò immediatamente la sottana e in slip si sdraiò accanto a lui. Egli fu folgorato dall'amor proprio e dal color biondo delle gambe di lei. Cercava di accentrare il suo desiderio nella parte giusta del proprio corpo, cominciava, non fece in tempo. Certamente l'austriaca pensava che egli fosse in erezione d'attesa da almeno un'ora e rimase delusa. Tanta fu la sua determinazione nell'entrare in camera di lui, tanta nell'uscirne, senza dire parola. La rincorse in vestaglia gridandole in tedesco di tornare indietro perché aveva da parlarle. Ella fu inghiottita dall'ascensore. Egli passò ore di un desiderio moralmente e fisicamente morboso. Si incontrarono la sera. « Vous n'étes pas viril? » e scomparve. Ma mai era rimasto scalfito come da Laila. Dopo due anni di affettuosa relazione, ella gli annunciò che non resisteva più a giacere un giorno con il marito e un giorno con lui. Doveva troncare e scegliere il marito coi figli. Egli si morse le labbra e sentì il proprio futuro spezzato via come da un vento che trascina immondizie e foglie appena cadute, finché giunse a una rassegnazione che non sapeva distinguere se vita o morte. Rimase dentro questa rassegnazione come a una caverna sbarrata da una pietra. Quando lei, Laila, venne a smuovere la pietra, a dire che non poteva esistere senza di lui. Pur coperto di cicatrici, egli era a disposizione di Laila. Dopo altri due anni Laila gli disse che non poteva, anche fisicamente, fare l'amore dalle 17,30 fino alle otto con lui e da mezzanotte all'una, una e mezzo con il marito. « Ma tutte le sere? ». « SI, come noi tutti i pomeriggi ». Stavolta egli maledì l'ingordigia del marito di Laila. Si drogava forse? Egli ebbe un lungo momento d'incredulità. Nel divano della propria casa e sfortunata garconnière abbracciò Laila che, dopo due anni, rimase rigida. Egli blandì ogni sporgenza, ogni ansa del corpo di Laila. Ella rimase sempre fredda come una scultura in alluminio. Ed estremamente penosi furono i modi dell'addio di Laila, cui, nella mancanza del corpo, tutte le risorse dello spirito soccorrevano. Ella disse che non lo avrebbe dimenticato mai, che lo avrebbe tenuto sempre nel suo cuore come la più bella cosa della sua vita. Ella giurò, spergiurò che la più bella cosa della sua vita era lui. Egli disse: « Ho molto guadagnato negli ultimi tempi di crisi con libanesi e giapponesi. Posso ospitare te, i bambini e la bambinaia ». « Ed Enrico? » ella fece. Tutto il denaro del medioriente e levantino non bastava a placare lo sposo, il legittimo sposo di Laila, per il quale egli era lasciato senza essere dimenticato mai. Specchi d'orrori aveva costruito Laila. Non restava che la vendetta. Egli si mise a calcolare che avrebbe inflitte ad Eloisa innamorata perdutamente di lui le suddette quattro prove: della camminata, della storia dell'arte, dell'erezione immediata, e premeditata, dell'abbandono di creatura che si considera la più importante della propria vita. Eloisa superò le quattro prove. Ottiero Ottieri

Persone citate: Ottiero Ottieri

Luoghi citati: Eloisa, Italia, Londra, New York, Roma, Vigevano