Aborto, bilancio d'un mese

Aborto, bilancio d'un mese La legge è entrata in vigore il 6 giugno scorso Aborto, bilancio d'un mese Ad un mese dall'approvazione della legge sull'interruzione della gravidanza, è possibile tracciare un primo bilancio sulla sua applicazione. Ieri gli obiettori — medici e paramedici — si sono dichiarati, come prevede la normativa, sia al direttori sanitari degli ospedali sia al medico provinciale. Quanti sono a Torino? Per il momento è difficile dare una risposta definitiva. Al Nuovo Martini l'obiezione di coscienza è totale nel medici, e raggiunge 11 70 per cento nei paramedici. Questa situazione ha reso impossibile, per un lungo periodo, compiere aborti e solo dalla scorsa settimana, grazie ad una convenzione con un medico esterno, ne sono stati fatti alcuni. Fino a ieri erano cinque in tutto. Situazione diversa al Maria Vittoria. Un solo medico obiettore tra le due divisioni ginecologiche, circa 90 aborti fatti, 44 prenotazioni. Questo è stato possibile, come ha sottolineato 11 presidente, Mercurio, per lo sforzo eccezionale dei medici che hanno supplito anche alla obiezione del personale ausiliario che si aggira sull'80-90 per cento: 13 ostetriche su 17; 6 anestesisti su Al Nuovo Martini (dove l'obiezione di coscienza è totale) compiute 5 interruzioni; al Maria Vittoria 90; al Sant'Anna 172 12. Anche le due divisioni chirurgiche e ginecologiche dell'ospedale, seppur non interessate direttamente all'aborto, hanno obiettato al completo. In queste divisioni proseguono comunque gli aborti terapeutici, eseguiti anche prima della legge 194. Per il Maurlzlano non è ancora possibile fornire dati precisi. Pare che obiettino 3 medici su 7, mentre il personale ausiliario ha atteso la mezzanotte di ieri per dichiararsi. Fino ad ora sono stati eseguiti 30-40 interventi. Al S. Anna, 11 più grosso ospedale ginecologico di Torino, su circa 110 medici, hanno obiettato 44 medici in tutto il complesso. Tra 1 paramedici, 478 obiettori in ospedale ed uno solo nelle cllniche. Complessivamente circa il 12 per cento di tutto il personale si è rifiutato di eseguire aborti. Finora sono stati eseguiti 172 interventi, e, dalle ultime settimane, alcuni anche con il metodo Karman. In lista d'attesa ci sono già 65 donne. Ieri, intanto, sono giunte in Regione le prime risposte dai consultori. I dati sono ancora parziali perché solo 11 50 per cento ha risposto ai fonogrammi degli assessorati alla Sanità e all'Assistenza. Su novanta operatori, solo dieci si sono dichiarati obiettori; nessuno a Torino. Un quadro più preciso delle obiezioni si potrà comunque avere nei prossimi giorni dopo che la Regione avrà completato gli elenchi. Intanto riaffiorano i problemi vecchi e nuovi degli ospedali e delle altre strutture. Ad esempio: ogni aborto richiede un'ora e mezza; presumendo che ne vengano compiuti otto (ma sono ben di più) alla settimana, aggiungendo questo tempo alle ore di guardia medica obbligatoria e senza fare alcun altro intervento (cosa Impossibile In un reparto ginecologico), ne deriva che ogni medico lavora dodici ore alla settimana in più dell'orario di tempo pieno. Ma 1 problemi non sono quelli del carico di lavoro per 1 sanitari: mancano i letti e, per la convenzione con le mutue, le don¬ ne devono essere ricoverate per almeno 24 ore. Inoltre, a causa del pochi letti e degli esami di laboratorio da svolgere, molte donne arrivano al momento dell'aborto in prossimità dei novanta giorni, rendendo più traumatioc e difficile l'intervento. Nelle settimane scorse si sono susseguite decine di riunioni ad ogni livello per verificare i problemi e tentare di risolverli. Alcune proposte ed idee sono già emerse, come quella della mobilità delle équipe e quella avversata dal movimento delle donne, dell'ospedale di giorno. Per il momento è ancora tutto da decidere. La Regione dovrà, nel prossimi giorni, dare le direttive per la mobilità, mentre si dovranno reperire luoghi e personale per l'ospedale diurno.

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