Lunga giostra delle candidature con giochi segreti del massacro di Vittorio Gorresio

Lunga giostra delle candidature con giochi segreti del massacro La estenuante ricerca del nuovo Capo dello Stato Lunga giostra delle candidature con giochi segreti del massacro ROMA — Mercoledì 5 luglio, sant'Emidio — Io non vorrei più andare a Montecitorio, mattina e pomeriggio, per risparmiarmi in questi giorni lo spettacolo triste di quel migliaio di persone che un èiorno dopo l'altro continuano rassegnate a fare da comparse in una rappresentazione che mi sembra indecente. Aspettano ciascuna il proprio turno per non votare o — che è lo stesso — per votare inutilmente, sempre disponibili alla «chiama», alla seconda chiama. E poi ritornano a chiacchierare in Transatlantico, a passeggiare instancabilmente in questa sala di settanta metri di lunghezza per dodici di larghezza, a bere un'acqua brillante alla buvette, a leggere distrattamente un giornale, sprofondate in una poltrona di vinilpelle color amaranto. La tristezza maggiore che mi dà lo spettacolo dei milledieci cosiddetti grandi elettori èche essi non sembrano avere la sensazione della loro personale inanità. Uno di loro, che stamattina cercavo di sollecitare ad una reazione dignitosa, mi dice coscienziosamente: «Caro amico, si sbaglia. La de, mio partito, pur essendo preoccupata dello scadimento di immagine che il Parlamento può presentare di fronte alla opinione pubblica per le protratte astensioni ingigantite dalla tv in ripresa diretta, ritiene tuttavia: 1 ) che la responsabilità politica della de verso l'elettorato nella scelta del Presidente della Repubblica è prioritaria ad ogni altra considerazione; 2) che la de non può cedere a tentazioni demagogiche e di facile popolarità di fronte ad una scelta che comporterà una durata nell'ufficio dell'eletto di ben sette anni». Parlava come se recitasse a memoria una velina (il testo infatti corrisponde a quello diffuso da un'agenzia quotidiana, la «Hai» di Vittorio Staterà) e a me è sembrato desolante. «Ma perchè, per esempio, avete posto il veto sul nome della candidatura Pertini?». «Abbiamo dovuto opporci per il "modo" in cui ci è stata presentata», risponde con un sorriso squisito l'onorevole Guido Bodrato, alla presenza di un operatore della tv che lo trasmette in diretta sulla rete uno. «E per quanto rièuarda La Malfa ». Nel telegiornale della rete due il nostro collega Emanuele Rocco si è provato a spiegarlo rivelando che un altro autorevole esponente democristiano ha avuto paura che dal Quirinale La Malfa potesse riproporre la pena di morte, come aveva già chiesto il giorno del rapimento di Moro. Pare che il segretario del pri, onorevole Oddo Biasini, abbia telefonato al direttore generale della Rai-tv, l'ex deputato Pier Antonino Berte per dirgli tra il sarcastico e il mellifluo: «Complimenti per il vostro scoop. Se Rocco ha il nome dell'esponente de che pone il veto per il presidente del nostro partito, lo faccia. Sarà un colpo giornalistico. Ma, se non ce l'ha, allora è scandalismo, è una manovra politica». Manovra o no, non c'è materia per uno scoop, perché la storia della pena di morte è stata in questi giorni raccontata in tutto il Transatlantico centinaia di volte, e non da un solo esponente autorevole democristiano. Anche Biasini non può far finta di non saiperlo. In questo gioco al massacro, in queste bruciature di candidati sembra vi sia una perfida intenzione della de. Stanato un nome, io si abbandona nell'area agli squartatori con il probabile proposito di dimostrare che nessun al- tro partito — fuori della de — è in condizione di presentare candidati decenti. A mano a mano che se ne decapita uno dovrebbe alla lunga determinarsi un riflusso di consensi e simpatie per un uomo della de. Così si è fatto ancora fra ieri e stamattina con un ammiccamento all'indirizzo dei socialisti, come a dire: «Ma perché non pensate a Giuliano Vassalli, un uomo della vostra Resistenza, un esimio giurista, un avvocato di fama?». Era per farlo cadere subito, e difatti Pajetta è stato pronto a ribattere che Vassalli non va. Costui è il difensore dei Lefebvre nel processo Lockheed davanti alla Corte Costituzionale, e all'opinione pubblica parrebbe un poco strano che dopo aver costretto Leone, in quanto amico dei Lefebvre, a dimettersi da presidente, adesso fosse eletto suo successore in Quirinale il difensore di fiducia dei Lefebvre. Tanto varrebbe richiamare in carica Leone. Ho letto su II Manifesto in un editoriale di Michelangelo Notarianni che è venuto il momento del disgusto perchè si sta umiliando tutto un sistema politico e tutta una classe dirigente, con questo indecente rituale di assaggi subito rientrati, di offensive segrete che mai diventano iniziative meritoriamente responsabili. Dice Notarianni che la de ha trasmesso il morbo a tutti quanti: «Il suo giocare al coperto, la sua passione per l'attesa e il rinvio, il suo gusto per il logoramento e il contaglio dell'avversario sembrano non aver avuto mai cosi universale affermazione». Non credo che si possa dissentire, ed è per questo che mi piacerebbe risparmiarmi lo spettacolo quotidiano di quei milledieci consapevoli o inconsapevoli che stanno prestandosi al gioco del centralismo democristiano tutto diretto mossa dopo massa a dimostrare che se vogliamo un settimo presidente ci è giocoforza andarlo a cercare nella casa de. Giorni fa dicevamo che la de non mostra di avere una sua strategia: oh che illusi, oh che ingenui. La strategia ce l'ha ed è sempre la stessa. Vittorio Gorresio

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