Caso da "protezione degli animali,, di Giuliano Marchesini

Caso da "protezione degli animali,, Caso da "protezione degli animali,, DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE VENEZIA — Si chiama «Pinco» e pesa quindici quintali. Focoso esemplare animale del maschilismo ad oltranza. E' il toro che ieri mattina è stato protagonista per due volte di una monta «artistica», nell'ambito della vernice della Biennale, in mezzo a una gran folla di visitatori. «Dalla natura all'arte, dall'arte alla natura», è il motto di questa edizione della Biennale veneziana. Solo che la compagna occasionale di Pinco, per questo «happening» erotico, non era affatto naturale: era costituita da un'intelaiatura metallica vestita di una odorosa pelle di vacca, e laddove si sarebbe compiuto il prodigioso accoppiamento, c'era un ingannevole marchingegno riscaldato a temperatura ideale per solleticare l'istinto taurino. Una mucca «bambola», insomma. L'imponente «Pinco» e la sua controparte meccanica sono stati presentati, nella cornice dei giardini della Biennale, da Antonio Paradiso, artista quarantenne di Sant'Erasmo di Bari. Dice Paradiso che non intende provocare nessuno, che vuole semplicemente esporre al pubblico i risultati di una sua ricerca. Sostiene che da tanti anni certi tori, forse perché condannati ai raggiri della fecondazione artificiale, non hanno più il piacere di trovarsi al cospetto di una femmina. C'è dunque «Pinco», legato ad una catena e piuttosto inquieto nei giardini di Castello, dove sta per aprirsi la rassegna internazionale dell'arte. Molta attesa, per questa impresa sessuale del toro portato fin qui dall'artista pugliese. Ma, come al dischiudersi di ogni Biennale, c'è un coda di polemiche, di baruffe. Ieri mattina, nell'imminenza dell'anomalo impiego di «Pinco», chi presenta il toro per questo «quadro vivente» rischia piuttosto grosso. Si sono mossi alcuni rappresentanti della protezione degli animali, i quali sono andati difilati alla procura della Repubblica ed hanno prospettato l'ipotesi che nei giardini di Castello, per ora di Pinco, si consumi una vergogna; atti osceni in luogo pubblico. Imbarazzo e perplessità del magistrato, il quale infine risponde, con tutta cortesia, che non è il caso di dar corso ad un esposto di quel genere. Mentre la Biennale sta uscendo dal pericolo di garbugli giudiziari, c'è un'atmosfera di suspense nel recinto della manifestazione. S'è radunata una folla straripante, attorno alla mucca meccanica e attende l'evento artistico. La gente non sa ancora se questo «happening» animalesco si farà o no. Ma verso mezzogiorno «Pinco», forse stravolto dalle lunghe ore trascorse nell'inerzia, comincia ad agitarsi pericolosamente, mostra di voler senz'altro dare sfogo alla insana passione per quel groviglio di ferro coperto di pelle di mucca che gli sta di fronte e si direbbe che sia sul punto di spezzare la catena per avventarsi. Così, bisogna rompere gl'indugi. E la manifestazione di potenza «artistica» di «Pinco» si tiene sotto gli occhi di decine di persone. Che c'è di strano?, domanda qualcuno: molti tori fanno più o meno lo stesso, nelle stazioni di fecondazione artificiale. Ma qui siamo alla Biennale, siamo nel cerchio dell'arte. E l'ironia che si sprigiona da questa vernice della Biennale si propaga e si trasfonna in lazzi, nei sestieri più popolari. «Toni — grida ad un collega un gondoliere che sta cullando in laguna una coppia in luna di miele — ti g'a sentìo? Adesso, no gavemo solo el leòn, ma anca el toro de Venessia». La sua risata fragorosa incrina il «tubare» dei giovani sposi affondati nei cuscini. Giuliano Marchesini

Persone citate: Antonio Paradiso

Luoghi citati: Bari, Venezia