Inferiore al previsto l'affluenza nella terza tornata minielettorale di Alfredo Venturi

Inferiore al previsto l'affluenza nella terza tornata minielettorale Si vota anche oggi in Valle d'Aosta, Friuli e Venezia Giulia Inferiore al previsto l'affluenza nella terza tornata minielettorale A Trieste sul voto potrebbe pesare il Trattato di Osimo - Attesa per l'esito nelle zone terremotate La prima giornata di voto In Valle d'Aosta e Friuli è trascorsa Ieri tranquilla, ad eccezione di due auto bruciate a Trieste al capolista democristiano. In Piemonte ha votato anche Santhià per li rinnovo del consiglio comunale. In totale sono chiamati alle urne, tra ieri e oggi, 1.084,351 cittadini. L'affluenza alle urne è stata più bassa che in passato: 66,6 per cento Ieri sera alla chusura del seggl(medla nazionale) contro 11 71,6 per cento delle precedenti elezioni. In particolare in Valle d'Aosta ha votato il 67,1 per cento, a Udine 11 66,4, a Trieste 11 65,7, a Pordenone 11 67,1 e a Gorizia il 73,3. (A pagina 2 gli altri servizi). DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE TRIESTE — Dopo la battaglia polemica delle contrapposte propagande e qualche incidente della vigilia (a Trieste, bruciata l'auto del capolista de), sì sta votando in città e nell'intera Regione. Quasi un milione di cittadini del Friuli Venezia Giulia (215 mila soltanto a Trieste) sono stati chiamati a rinnovare l'assemblea regionale, oltre al Consiglio provinciale di Gorizia e ad alcuni Consigli co¬ munali, compreso il triestino. Fra le prevedibili motivazioni del voto, accanto alle grandi questioni nazionali dell'ordine pubblico, dell'economia, della maggioranza a cinque, della moralità politica, ci sono due problemi specifici: la lacunosa ricostruzione del Friuli dopo il terremoto, l'atteggiamento dei triestini nei confronti del Trattato di Osimo. Osimo, in particolare, è il tema che più ha agitato le acque della polemica a Trieste. L'opposizione al documento firmato nel novembre del '75 da Rumor e Minic muove da tre direzioni. Intanto c'è da dire che ciò che va sotto il nome di Trattato di Osimo è in realtà un pacchetto di tre documenti. Un Trattato, che fissa definitivamente il confine orientale assegnando alla Jugoslavia la zona B del vecchio « territorio libero ». Un accordo economico, che stabilisce il principio di una a zona libera » mista, con franchìgie di varie genere per il commercio e l'industria. Un protocollo, infine, che individua la zona libera a cavallo del confine carsico. Tre documenti, tre tipi di protesta. Contro il Trattato, che implica la dolorosa ma necessaria rinuncia alla zona B, si è scatenato il nazionalismo della destra, dimentica evidentemente del fatto che, senza le imprese del fascismo, il confine non sarebbe così vicino a Trieste. Contro il protocollo, che assegna al Carso un'improbabile vocazione industriale, sono insorti i radicali e l'ultra sinistra, portatori di preoccupazioni ecologiche largamente condivìse da una città che adora il suo magnifico retroterra carsico. C'è da aggiungere che la diplomazia italiana aveva cercato di localizzare la zona franca industriale a sud, in un'area anche tecnicamente più adatta: ma gli jugoslavi non avevano voluto saperne, perché ciò sembrava dare un carattere aleatorio al confine fra zona A e zona B, che a Belgrado si vuole storicamente definito. Sulla frontiera carsiva, invece, non ci sono simili problemi. Quanto all'opposizione di coloro che, in queste elezioni, hanno lanciato la lista « Per Trieste », riguarda il principio stesso della zona mista. Alfredo Venturi

Persone citate: Minic, Rumor