Sull'educazione sessuale nelle scuole sono già pronti molti progetti di legge

Sull'educazione sessuale nelle scuole sono già pronti molti progetti di legge Su quest'argomento vige una sorta di "conformismo del silenzio Sull'educazione sessuale nelle scuole sono già pronti molti progetti di legge Si devono evitare l'improvvisazione, il sovvertimento dei ruoli e il vuoto culturale - Impreparati genitori e insegnanti Dopo lo scempio della rappresentazione della sessualità umana fatto dal consumismo e dai mass-media e dopo le esperienze di improvvisati missionari del sesso, dobbiamo tendere le orecchie. I legislatori si stanno muovendo e questa volta sembra che facciano sul serio per introdurre nelle scuole l'educazione (o informa¬ zione?) sessuale. Sono provvedimenti da non sottovalutare, incideranno negativamente o positivamente sulla qualità della vita dei nostri figli e sullo stile dei rapporti fra i due sessi. Finalmente dopo tante attese questo Paese, a cui manca, per molte ragioni, una cultura di base, si appresta a legiferare su norme che riguardano la sessualità, una delle caratteristiche più importanti della persona. Credo (e siamo in molti a pensare a questo modo) che non siano necessarie leggi particolari per educare. Mi riferisco all'educazione globale, che tiene conto di tutti gli elementi formativi capaci di migliorare la personalità. Vige attualmente nelle scuole una specie di « conformismo del silenzio » su tutti gli argomenti di carattere sessuale. Non ci si preoccupa di andare contro ogni principio pedagogico, ignorando quella componente capace di favorire o di ostacolare lo sviluppo della persona nella sfera affettiva, in quella dei rapporti interpersonali, nell'amore, cioè la sessualità. Pur deluso dal tempo perduto, attendo con occhio benevolo il lavoro dei parlamentari. Conosco le idee della on. Quarenghi (de) e dell'on. Bini (pei), espresse in una tavola rotonda alla quale anch'io presi parte su questo tema ed assicuro che non hanno bisogno di consigli. Ho letto con attenzione e interesse la proposta di legge dei parlamentari del psi e non vi è ragione di dubitare delle loro buone intenzioni. Il problema (non è di poco conto) è di riuscire ad armonizzare le varie proposte per arrivare ad un accordo che tenga conto del nostro contesto sociale e culturale. Mi sia permesso, se non altro per tanti anni spesi in questo campo e in attesa che il comitato ristretto svolga il suo lavoro, di illustrare i pericoli che si devono evitare quando l'educazione sessuale entrerà ufficialmente nelle nostre scuole: l'improvvisazione, il sovvertimento dei ruoli sociali e il vuoto culturale degli adulti in genere e dei genitori in particolare. Basterà ricordare quanto le cronache hanno messo in evidenza per farsi un'idea dell'improvvisazione delle iniziative di taluni insegnanti, magari in buona fede, che rompendo la barriera del silenzio tentarono, scavalcando presidi e provveditori, di impostare in modo del tutto personale l'educazione sessuale. Purtroppo, le varie attività non hanno quasi mai avuto successo perché prive di serietà e di qualsiasi fondamento pedagogico. L'affettività, i sentimenti, l'amore sono stati confusi col rapporto sessuale o con la biologia della riproduzione, riducendo lo studio della sessualità a quello degli apparati genitali. Ci si è limitati a prendere in considerazione l'uomo e la donna dalla cintola in giù. Le esperienze fino ad ora effettuate nella scuola hanno messo in evidenza un altro grave pericolo, quello del sovvertimento dei ruoli quando l'insegnante si è sostituito alle famiglie nello svolgimento di tematiche che riguardano comportamenti e problemi morali. Gioverà ripetere che non si tratta di insegnare storia, latino, calcolo e così via, ove la libertà d'insegnamento è comprensibile; nell'educazione sessuale devono esistere regole diverse, limiti precisi dettati dal buon senso, dalla sensibilità e dall'equilibrio dell'insegnante. Sono a conoscenza di ragazzi che per curiosità, ;na più spesso per malizia, mettono in imbarazzo l'insegnante e desiderano risposte precise su questo o quel problema. Comprendo pure che la tentazione a rispondere può essere forte, ma la preparazione del docente, di tutti i docenti, sta proprio nell'illustrare i principi informativi, le teorie di un de- terminato problema, astenendosi da qualsiasi giudizio personale o di ordine morale. Quando poi l'insegnante dovrà usare illustrazioni, diapositive o film, sarà conveniente che ottenga l'assenso del consiglio di classe e del collegio dei docenti. In altri termini l'insegnante, pur cercando di creare nell'allievo riflessioni sulla sua personalità, sui rapporti interpersonali, sulla sessualità intesa come forza di realizzazione, dovrà stare bene attento a non addentrarsi nel labirinto dei problemi morali e dei comportamenti. Non è impresa di poco conto ed è per questo che la sua preparazione richiederà grande impegno. E' doveroso interessare le famiglie a questo sforzo educativo; fa parte dei principi generali della pedagogia sessuale. I genitori non sono, del resto, disposti, anche se impreparati, a cedere ad altri il ruolo di educatori. Conosco la situazione del Paese e l'impreparazione delle famiglie, incapaci di avviare coi loro figlioli un discorso sulla sessualità. Per questa ragione, il provvedimento che sta per essere elaborato dovrà costituire una proposta globale che recuperi nell'educazione sessuale tutte, nessuna esclusa, le componenti della scuola: allievi, docenti e genitori. Mi rendo conto che cercare di migliorare la cultura di base degli adulti, e quindi dei genitori, è un lavoro enorme, forse improbo, anche perché abbiamo poche strutture e i mass-media finora non hanno contribuito a fare una vera cultura. D'altronde, dopo tante attese, non si potrà deludere il Paese con provvedimenti settoriali che interessino gli allievi solo quando questi sono a scuola. E', a parer mio, il ministero della Sanità che, nell'ambito della educazione sanitaria (quindi sessuale), troverà tutto lo spazio e il respiro possibile per colmare il vuoto culturale esistente. La preparazione degl'insegnanti e dei genitori richiederà tempo. LI problema è complesso, lo si deve rico¬ noscere apertamente, ma va affrontato nella sua globalità con coraggio e soprattutto con chiarezza, precisando limiti e ruoli. Nel caso non si voglia tener conto dei pericoli illustrati, meglio non fare nulla. Potremo sempre illuderci che certi problemi interessino solo gli altri. Evitiamo però di piangere ipocritamente sull'aborto, sulle ragazze madri, sull'irresponsabilità dei comportamenti sessuali specie dei maschi, sulla prostituzione e sulle malattie sessuali. Gianni Caletti

Persone citate: Bini, Quarenghi