L'irresistibile declino delle isole di Venezia

L'irresistibile declino delle isole di Venezia UNA MOSTRA DENUNCIA L'ABBANDONO L'irresistibile declino delle isole di Venezia VENEZIA — Qualche centinaio di isole, tra grandi e piccole, affiorano dalla Laguna di Venezia. Il conto esatto, forse, non è mai stato fatto: anche perché alcune sono sempre emergenti, altre solo in determinate condizioni di marea; alcune appaiono stabili, altre in continua erosione, in formazione, in sparizione. Su un br^ve arcipelago fittamente costruito, al centro della Laguna, sorge Venezia; a poca distanza, su isole grandi come l'intera città, sorgono poche case con qualche decina di persone. Altre isole infine sono del tutto disabitate, sperdute e solitarie nella vastità della Laguna. Parecchie di queste sono in completo degrado e abbandono: alcune stanno letteralmente scomparendo, in un processo forse già mortale, certo difficilmente reversibile. Una precisa e agile mostra ripropone in questi giorni a Venezia il problema di queste isole abbandonate. Nata dalla attenta esplorazione di due giovani appassionati, Giorgio e Maurizio Crovato, la mostra è stata allestita col patrocinio della Associazione Settemari: i cui membri, che amano la Laguna e la sua vita, si sono tutti tassati per allestirla. Il successo che la mostra sta raggiungendo è di gran lunga superiore a ogni previsione; certo essa mette perfettamente a nudo, senza mezzi termini, uno di quei « mali di Venezia » che ha in sé una intensa carica di simbolo e di monito per l'intera città-laguna, e con questa per tutta la nostra comunità nazionale. Anche uno scarno elenco, tutt'altro che completo, delle isole abbandonate e delle loro caratteristiche, può dare un'idea dello straordinario interesse e della gravità della situazione: di ciò che stiamo tutti perdendo, in sostanza, come bene ambientale e culturale. La più famosa tra queste isole in degrado è quella del Forte di Sant'Andrea, opera di Michele Sanmicheli, il grande architetto e ingegnere del Rinascimento. Quasi completamente abbandonata (vi stazionano alcuni militari), l'isola è tutta intera una splendida fortezza, già strategicamente essenziale per la difesa a mare di Venezia e attualmente di grande interesse storico artistico. L'eccessivo approfondimento, effettuato negli ultimi anni, del Canal-porto del Lido ha esaltato le correnti lungo le sponde, che hanno finito per spezzare volte massicce e spalti marmorei: un intero angolo è crollato e sprofondato in acqua. Il capolavoro è ancora recuperabile, anche se con spesa ingente; ma fino a quando? L'isola di San Secondo, tra la terraferma e Venezia, è a poche centinaia di metri dalla città. Un tempo vi sorgevano importanti costruzioni religiose e civili; restano ruderi di fortificazioni tra splendida vegetazione. Darsena inaccessibile, inquinamento, rifiuti. Non basta: la superficie dell'isola si è già molto ridotta; erosione, moto ondoso, incuria, ne compromettono ogni giorno di più l'esistenza. L'Isola di Sant'Angelo della Polvere, pure tra Venezia e la terraferma, era un'isola-monastero. Abbandonata da tempo, resiste qualche muro tra gli alberi. Secondo il piano regolatore dovrebbe diventare giardino pubblico. L'Isola di San Giorgio in Alga, nella stessa zona della Laguna, è facilmente raggiungibile: antichi edifici in rovina, portali, statue appaiono tuttora al visitatore in un insieme romanticamente suggestivo e solitario. Qualche anno fa l'isola è stata acquistata dal Comune; da allora è sottoposta a continue razzie. Poveglia, a sud di Venezia, è tra le isole più grandi e meglio conservate. Di grande importanza nella storia della città, è abbandonata da una decina di anni; fortunatamente preservata dai vandalismi più gravi, per la presenza (e il coraggio) di un guardiano volontario. Anche qui il luogo è assai suggestivo, con resti pre ziosi, edifici in buone condizioni, grandi orti; ma negli ultimi anni l'abbandono ha cominciato a produrre guasti. L'Isola di Santo Spirito è ad appena cinquecento metri dal Lido. L'antico convento e altri edifici sono quasi completamente distrutti. Ridotta nel secolo scorso a polveriera, è stata abbandonata alcuni anni fa. E' sparita da poco una bella « vera da pozzo ». L'Isola del Lazzaretto vecchio, pure a poca distanza dal Lido, è tuttora relativamente conservata. Alcuni fabbricati presentano interessanti caratte¬ ristiche architettoniche; vasti spazi, buone possibilità di utilizzo, tra cui la progettata sistemazione di impianti sportivi. Il Lazzaretto nuovo, a nord di Venezia, già sede di un presidio militare, era una bella isola relativamente preservata, in una posizione particolarmente felice. E' bastato qualche anno d'abbandono per mutarne l'aspetto, L'Isola di San Giacomo possiede ancora qualche antico edificio, in avanzato deperimento. Nel 75 la Biennale vi organizzò spettacoli teatrali; da allora, continuano i vandalismi. Madonna del Ponte, tra Burano e Murano, è il misero resto di un'isola molto più ampia e ricca di edifici, continuamente erosa dal moto ondoso. La Certosa, tra Venezia e il Lido, era una delle isole più vaste e celebri, con grandi opere d'arte. Oggi è difficile anche approdarvi. Alcuni anni fa se ne prevedeva un utilizzo aeroportuale: da allora è allo studio un progetto di parco pubblico. Ruderi, abbandono desolante, fra una splendida vegetazione, in una situazione ambientale di eccezione. In sintesi: le ragioni del degrado sono in parte naturali, in parte no. Tra le prime, azione di correnti, gioco di maree, moto ondoso; con le conseguenti erosioni. Ma correnti, maree, erosioni, sono tutte in aumento a causa soprattutto dei recenti interventi dell'uomo in laguna e nel mare: scavi eccessivi di fondali, distruzioni di « barene » e di specchi d'acqua, nuovi canali troppo profondi, vasti interramenti per opere industriali, eccessiva velocità dei mezzi a motore. Tutto è reso più tristemente drammatico dall'abbandono o dalla scarsa conservazione, dai vandalismi e dall'inquinamento, ben documentati nella mostra a cui ci riferiamo. Il successo della mostra, si diceva, sta andando al di là di ogni previsione. Qualcuno assicura che si tratta di una manifestazione « antipartitica » un po' come certi si ai recenti referendum: le gravi situazioni qui denunciate sembrano tralasciate o dimenticate dai pubblici poteri. A nostro parere, si tratta soprattutto di una precisa e dura verifica, d'una situazione di fatto, che ha determinato la straordinaria affluenza. Nella quale giocano, riteniamo, due diverse ragioni di fondo. La prima è che il dramma di queste isole anticipa ciò che può succedere a Venezia stessa, e in certe parti di Venezia è già in atto: il degrado sempre più grave è forse inarrestabile. A cinque anni dalla « legge speciale », non è stato riparato un muro in tutta Venezia: il Comune aspetta ora i piani di coordinamento, ora gli alloggi sostitutivi. La seconda ragione, forse, è più sottile e antica: una specie di ricordo inconscio nell'animo dei veneziani — sedimentazione intuitiva o incosciente collettivo — di ciò che è successo un tempo ad altre Venezie in Laguna, non difese abba stanza dalle forze della natura. I nomi di tante isole e città perdute, Eraclea, Ammiana, Costanziaca, Torcello, rievocano i d.ammi di antichi abbandoni e distruzioni di cui ancora si parla ogni volta che si esce in Laguna. Le ragioni di quelle antiche distruzioni furono diverse quasi opposte a quelle attuali: interramenti e depositi fluviali; mentre ora si tratta soprattutto di erosioni. Ma allora i pubblici poteri non stettero troppo a guardare: i fiumi portavano in Laguna depositi e interramenti; ebbene, si deviarono i fiumi. Oggi cosa stiamo facendo? Qualcosa, anche se poco, sembra muoversi: il Comune stesso ha in progetto un'altra più grande mostra sulle isole per il prossimo autunno, che dovrà sopratt itto rispondere, si spera, al quesito: che fare di queste isole morte? Speriamo non ci si fermi a una mostra; ma che si studi seriamente ogni possibile soluzione oer il graduale ripristino della vita, attuando subito gli interventi più urgenti, la guardiania, i restauri indilazionabili nelle isole abbandonate. Certo che la loro sorte è legata ai drammatici interrogativi sulla sorte stessa di Venezia: quale può essere il destino, oggi, di una città come Venezia, che è per sua natura e costituzione in totale contrasto col mondo moderno? Si può rispondere che alcune attività tradizionali in Laguna — pesca, cantieri, nautica — tornano ad essere, proprio oggi, rivalutate; gli inquinamenti vengono ridotti; restauri si sono dimostrati possibili a costi non superiori alle nuove costruzioni; la residenza è una chance che deve essere ancora sfruttata, certe tecniche recentissime lavorano a favore di Venezia. Il mondo intero si è mosso e si sta muovendo per la città e la sua laguna, l'uomo moderno riscopre certi valori; ma occorrerà uno sforzo paragonabile a quello che fu necessario un tempo per trasformare qualche banco di sabbia in città ricche e potenti, perché l'amaro elenco di tante isole abbandonate o in rovina, non diventi il definitivo censimento d'una inarrestabile decadenza. Paolo Barbaro

Persone citate: La Certosa, Laguna, Maurizio Crovato, Murano, Paolo Barbaro, Torcello