Ah, una giornata senza la tv! di Benedetto Marzullo

Ah, una giornata senza la tv! Se venisse accolto l'invito del cancelliere tedesco Schmidt Ah, una giornata senza la tv! Il cancelliere della Repubblica Federale Tedesca, Helmut Schmidt, ha rivolto al suo popolo (si diceva così un tempo) una singolare « perorazione ». Scongiura i cittadini ad attuare, ogni settimana, una giornata senza televisione. Si tratta di un consiglio, a quel che pare, disinteressato. La nostra dipendenza dal mostro figurale diviene sempre più massiccia, rischiamo una totale, ma anche devastante espropriazione. Non il nostalgico « villaggio totale » sembra l'esito di questa alluvionale invadenza, ma il frantumarsi di ogni e più libera comunicazione interpersonale: il tramonto del « conversare », che (latinamente) rappresentava innanzitutto il ritrovarsi assieme, quindi spontaneamente intrattenersi, dibattere, progredire. L'eccesso, il pertinace bombardamento della informazione, conduce — come è noto — ad un duplice fenomeno, con un effetto boomerang. Al grandinare di stimoli (generalmente evasivi, o deliberatamente destrutturanti), si reagisce secondo un principio di « adattabilità »: non si reagisce affatto, restando passivi, narcotizzati ricettori. La mancanza di adeguati intervalli fra uno stimolo e l'altro, ne impedisce d'altra parte non soltanto la corretta ricezione, ma la stessa percezione ed elaborazione: conduce ad uno stato di integrale « refrattarietà ». Sotto questo aspetto, la comunicazione visuale è la più insidiosa, quando non strumentalmente perfida. Dall'eccesso di informazione scritta ci si difende stabilendo autonomi tempi di lettura, rilettura, riflessione, discussione. La comunicazione auditiva è fondata su peculiarità strutturali, per cui il difetto di intelligente ingaggio dei destinatari, rischia di vanificarla: le fortunose vicende del nostro « terzo programma» radiofonico, insegnino. La comunicazione visuale è per sua natura « fantastica », basata sulla rappresentazione, al limite discontinua e illogica, ma tuttavia icastica, accattivante. Con la sua imprevedibilità ed irripetibilità, esercita un subdolo dominio, tendenzialmente castrante. Le statistiche su cui si fonda il provvido Cancelliere sono allarmanti anche se intuitivamente ipotizzabili. Nella pingue e tuttavia alienata Repubblica Federale, negli ultimissimi anni i mass-media divorano oltre il 40'à del « tempo libero ». Di questo, poco meno del 10°''° resta appannaggio dei giornali (da noi, fatte le debite proporzioni, scenderemmo al 2Vo), oltre ■un quarto (evidentemente « spurio ») viene assorbito dalla radio. Il 78%, che nei weekend sale all'80%, è monopolizzato dalla televisione. L'80% dei bambini segue ogni giorno la Tv per un'ora e mezzo in media, rinunciando ai tradizionali svaghi, ad ogni e più congeniale aggregazione. Pasto prelibato è la violenza: cui preferiscono assistere, identificarsi con generalizzata simulazione, piuttosto che ludìcamente attuarla, estrinsecarla, sublimarla. Schmidt invita ad una pausa: libera, si intende, spontaneamente concordata da gruppi, familiari, associativi, partitici. La sua Corte Costituzionale, con una ferma sentenza sulle diffusioni televisive, ha riaffermato il diritto del cittadino alla informazione: esso deve prevalere sugli interessi propagandistici del capitale, dello stesso Stato. L'a Espresso » pubblica questa settimana la cancellieresca perorazione (è contemporaneamente apparsa in « Die Zeit »), la sottoscrive. Acconsentono con ragioni diverse ed ulteriori proposte alcuni politici interpellati. Riserve esprimono domestici esperti di « mediologia », nuova ed onnivora scienza. Sospettano, con scaltra malizia, del Cancelliere, del suo belante zelo. Prima o poi, avvertono, il blackout televisivo verrà imposto per legge, rinsalderà il comprovato oscurantismo del Potere. Si tratta di un sofistico timore. L'indiscriminato uso, e già la totale disponibilità dei mass-media, costituiscono un formidabile, quanto imbattibile strumento per produrre, indurre consensi. Più massiccio è l'uso, maggiore la passività ottenuta. Che senso ha rinunciarvi? Il planetario impatto del « Mundial » di calcio ha bloccato l'esistenza di un miliardo di individui (qualcuno di noi escluso): li ha integralmente destrutturati, non solo dal punto di vista civile, ma umano. Ha sviluppato un apocalittico istinto gregario, una regressione. Sospetta che sia la pastorale sollecitudine del Cancelliere, noi la giudichiamo fondata. Ed anzi urgente. La televisione di Stato (irrilevanti sono, in genere, le scimmiesche pacchianerie di quelle private) dovrebbe fermarsi per un giorno alla settimana: il martedì, qualcuno ha motivatamente suggerito. Soltanto la totale e programmata sospensione ci esimerebbe non dalla curiosità o dal vizio, ma dall'obbligo che come cittadini, come uomini di cultura, noi stessi produttori di senso, sentiamo di attingere quotidianamente, incalzantemente dalla televisione. Disporremmo di una insperata, gioiosa libertà: di non vedere, di pensare, di conversare. Recupereremmo, in questa giornata di vacanza, uno smarrito territorio, spirituale e sociale, vi ritroveremmo finalmente amici, parenti, figlioli. Riassaporeremmo desinari senza irridescenti immagini, ma teneramente conditi di familiari parole. Benedetto Marzullo

Persone citate: Helmut Schmidt, Schmidt

Luoghi citati: Repubblica Federale Tedesca