Munari gira l 'Italia per creare spazi alla fantasia artistica dei bambini di Ferdinando Albertazzi

Munari gira l 'Italia per creare spazi alla fantasia artistica dei bambini Fa conoscere l'idea del laboratorio "Giocare con l'arte,, Munari gira l 'Italia per creare spazi alla fantasia artistica dei bambini Cinquemila bambini e seicento maestri hanno frequentato i corsi del centro di sperimentazione allestiti presso la Pinacoteca di Brera - Il successo della collezione di "quaderni" Tantibambini • Nuovi programmi per il prossimo anno scolastico a Milano, Genova e Crema MILANO — La nostra Repubblica delle Lettere e delle Arti, cosi puntuale e solerte nel commemorare tutto e tutti, ha «saltato», poco tempo fa, il settantesimo compleanno di Bruno Munari. Nessuno, insomma, si è accorto ufficialmente che l'inventore di macchine inutili all'epoca del Secondo Futurismo ed estroso designer apprezzato in Europa e in Giappone, stava toccando una tappa che per molti scandisce solo ricordi e bilanci. Forse neppure lui, Bruno Munari, se n'è accorto, continuamente impegnato in molteplici realizzazioni e, soprattutto, a escogitare una nuova soluzione per la collana «Tantibamblni» e a percorrere l'Italia per portare in diverse città la preziosa esperienza di «Giocare con l'arte», il laboratorio di arti visive per bambini messo a punto lo scorso anno. Per la « Tantibambinì » l'ormai famosa collezione di «quaderni» per i piccoli di quattro-otto anni, Munari ha studiato ded contenitori che ne raggruppano otto, le Scatole Tantibambinì Tuttidiversi che costituiscono una sorta di collana nella collana. I volumetti, di sedici o trentadue pagine, si erano imposti per le caratteristiche davvero insolite, almeno nel nostro panorama di libri per l'infanzia, in cui furoreggiano le edizioni di lusso raramente formative per l'educazione e il comportamento dei bimbi. I quaderni della Tantibambinì sono invece «poveri e fragili», il che consente a Einaudi di vendere le Scatole a 3500 lire, il prezzo medio di un libro «cartonato». «L'elemento più significativo della collana — spiega Munari — è forse il rapporto tra comunicazione visiva e verbale, nella proporzione di circa quattro a uno perché l'immagine è l'approccio più naturale per i bambini ai quali ci rivolgiamo. Inoltre le immagini iniziano dalla prima pagina, che sostituisce la tradizionale copertina, e con il testo sono in un rapporto tale che "video" e "audio" procedono parallelamente, come quando il gatto fa miao». Allestito presso la Pinacoteca di Brera, il laboratorio «Giocare con l'arte» è stato frequentato, lo scorso anno, da circa cinquemila bambini e da più di seicento maestri. «Preparare uno spazio in cui i bambini possono imparare delle tecniche artistiche, conoscere i linguaggi visivi, sapere non cosa devono ma cosa possono fare dopo una semplice informazione e con l'immediata possibilità di sperimentare per un paio d'ore, scegliendo secondo estro, senza limiti di sorta e dunque con l'opportunità di provare tutto oppure di starsene a guardare: ecco le intenzioni che hanno guidato la progettazione e la realizzazione del laboratorio», dice Munari. L'idea è nata dalla constatazione che comprendere l'opera d'arte non significa soltanto percepirne il «messaggio». Conoscere un'opera d'arte visiva, diiatti, vuol anche dire capirne la tecnica, le regole del linguaggio visivo, che, similmente a quello verbale, ha una struttura e una articolazione da cui non si può affatto prescindere, se davvero si vuol gustare appieno l'arte. Il che comporta anche il mantenimento di un atteggiamento creativo, di una situazione che per i bambini dovrebbe durare il più a lungo possibile. «Giocare con l'arte» mira proprio a questo, educando alla comunicazione visiva attraverso la comprensione delle regole che «trasmettono» correttamente un pensiero non letterario mediante immagini disegnate, dipinte, fotografate, cinematografate o costruite tridimensionalmente. Il successo dell'iniziativa ha costretto Munari a portare i suoi «Interventi sulla stimolazione della creatività nelle scuole» per tutt'Italia, come si diceva. L'esempio di Milano, dove la Regione ha finanziato il laboratorio e il Comune ha messo a disposizione i locali, è dunque all'esame di altri enti pubblici. «Qualcosa di concreto c'è già — racconta Munari —. Il prossimo anno scolastico, oltre a quello di Milano saranno in funzione due laboratori a Crema e a Genova, dove sono addirittura allo studio laboratori di quartiere. Con i miei collaboratori, andiamo volentieri in tutte le città in cui ci chiamano, sia per presentare il nostro lavoro che per mettere gli insegnanti nelle condizioni di poter gestire simili iniziative». Allo scopo di rendere più evidente come si opera in «Giocare con l'arte», la IBM ha realizzato un film a 16 mm, a colori, della durata di 25 minuti, e lo sta distribuendo ai maggiori musei del mondo. «Presentare il nostro lavoro anche con questo film ci è molto utile — conferma Munari —. Al termine della proiezione si accendono di solito dibattiti molto costruttivi, soprattutto per una realizzazione come la nostra che è, per sua natura, dinamica, in divenire continuo. Ed è inoltre un modo immediato di "convincere" gli amministratori locali a prendere l'iniziativa, anche se non sempre le cose procedono con l'auspicata speditezza. A Torino, per esempio, c'è stato un grande interesse per il film, proiettato alla Unione Culturale per un numero davvero notevole di operatori del settore. Però le autorità competenti non si sono ancora espresse sulla possibilità di allestire un laboratorio di arti visive». Risultato di sperimentazione che Bruno Munari ha condotto per anni, all'insegna del mantenimento fertile e attivo della creatività, della fantasia e dell'immaginazione, «Giocare con l'arte» è un'occasione in tal senso preziosa, e non solo per i bambini. Per gli adulti, dagli operatori specializzati ai genitori, può difatti costituire un momento di riscatto, l'opportunità di recuperare, attraverso una notevole esperienza socio-pedagogica, quelle facoltà che troppo spesso lasciamo cadere in disuso, releghiamo in una soffitta dove al buio continua a fermentare la vita, mentre dissipiamo resistenza in abitudini e frustrazioni. Ferdinando Albertazzi