II romanzo di una sinistra di Paolo Patrono

II romanzo di una sinistra PERCHÉ IN FRANCIA HA FALLITO TRE OCCASIONI II romanzo di una sinistra dal nostro corrispondente | p,pTr.T _ Wm,riW n,lnPr- ! DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI — Maurice Duver ger, il noto studioso e saggista politico, spiega che in Francia il partito comunista | non potrà mai accettare una vittoria della sinistra, nella quale esso sia «troppo» staccato dal partito socialista. Per lui, è questa la ragione fondamentale del «divorzio» pre-elettorale, che ha condannato comunisti e socialisti a una inevitabile sconfitta nel voto di primavera. Da questa premessa, Duverger trae una conclusione di fondo: «La via del programma comune della sinistra è definitivamente sbarrata», non sono più riunite le condizioni di successo della strategia unitaria della sinistra sviluppata negli ultimi anni. E' la fine di una formula su cui si è imbastito il «caso francese». Se questo è vero, la gauche deve voltare pagina, mutare strategia. La sconfitta elettorale pare chiudere, perciò, almeno temporaneamente, la parabola della sinistra che in un decennio ha «bruciato» tre occasioni di giungere al potere: nel '68 per via rivoluzionaria e attraverso la crisi del regime, nel '74 con il voto per l'Eliseo, quest'anno con le elezioni politiche Il decennale, che ricorre proprio in questi giorni, offre l'occasione per una rilettura globale di quello che Jacques Fauvet definisce «il lungo romanzo a puntate della sinistra». La questione è: come ha fatto la gauche a fallire le occasioni che il destino e gli errori della Repubblica gollista le hanno offerto? Il riflesso della paura, maturato fra i «moderati» davanti alle barricate parigine del maggio, agli scioperi e alle occupazioni delle fabbriche del maggio-giugno, spiega la grande vittoria gollista del 23-30 giugno '68. La crisi del '68 Nei giorni più acuti della crisi, Mitterrand proclamava che lo Stato non esisteva più, mentre la sinistra cercava faticosamente un accordo per formare «un governo provvisorio di gestione». Il regime pareva travolto davanti all'assalto portato sulle strade e nelle fabbriche, ma l'impotenza della sinistra a riunirsi offriva al vecchio generale la possibilità di celebrare il suo ultimo trionfo. La «maggioranza silenziosa» penalizzava duramente a fine giugno le divergenze fra Mitterrand e Mendès France, la diffidenza del pc di Waldeck Rochet verso il leader della sinistra non marxista. Nelle «elezioni della paura», la gauche crollava: il partito comunista ritornava in Parlamento con nemmeno la metà dei suoi deputati (33 su 73), radicali, «federati» e socialisti ne raccoglievano 57 (invece di 118). Tutta la sinistra riunita arrivava a malapena al 40 per cento dei voti. Era una sconfitta cocente, che sembrava eclissare definitivamente Mitterrand (presentatosi nel '65 contro De Gaulle come rappresentante unico della sinistra) ma che spezzava soprattutto lo slancio unitario affiorato nella gauche per le «legislative» dell'anno precedente. Il partito comunista era il più colpito dalla crisi. Nella sua capitale Storia del pcf Fauvet descrive così l'appannamento dell'immagine del partito comunista: «Dopo il maggio, una nuova idea è germogliata fra gli intellettuali: quella di un invecchiamento del pc, di una sua incapacità a comprendere le i aspirazioni della nuova generazione. E' un fenomeno importante perché significa la fine di un magistero psicologico e morale in ambienti numericamente circoscritti, ma che alimentano i massmedia in argomenti, in mode». In conclusione, il pcf appariva allora come «un grande partito conservatore di sinistra». Un'altra botta all'immagine del pcf era causata dall'ingresso dei carri armati sovietici a Praga, nell'agosto del '68. I comunisti francesi ne subivano il contraccolpo, anche se per la prima volta in quell'occasione il partito violava il principio dell'«infallibilità sovietica» disapprovando l'intervento. Guardando Mosca Ma il clima non era ancora maturo per spingersi oltre nella condanna, sulla via di una revisione più approfondita dei rapporti con l'Urss. L'«eurocomunismo» non era ancora d'attualità, anche se, nella politica interna, il pcf segnava una indubbia evoluzione con il «mani| festo di Champigny». Con ! questo, dal settembre '68, il I partito comunista sosteneva ; con insistenza inabituale che ! la vittoria della sinistra e la ! costruzione del socialismo postulano un'alleanza duratura delle forze della gauche, e s'impegnava a rispettare i diritti delle minoranze. Era chiaro «segnale» per «uscire dal ghetto», lanciato verso le altre componenti della sinistra in un momento di severo isolamento. Ma l'invito non sarebbe stato ancora raccolto, a causa della frammentarietà dello schieramento della sinistra che l'anno successivo, alle elezioni presidenziali dopo le dimissioni di De Gaulle, si presentava in ordine sparso: Defferre in posizione «terzaforzista» e anti-pc per i vecchi socialisti della Sfio, Duclos per i comunisti, Rocard per i socialisti unitari e la Francia gauchiste. Questa divisione rendeva inevitabile la vittoria di Pompidou, ma dalla sconfitta della sinistra e soprattutto dal miserevole fallimento della linea Defferre. scaturiva un riesame decisivo fra i socialisti. La Sfio, «la vietile maison», era scossa dalle fondamenta per l'insuccesso di Defferre e della strategia di Mollet. E quella cocente sconfitta of- i | j I , /riva a Mitterrand la possi bilità di una miracolosa «re surrezione» dalla quale pren I deva l'avvio il rilancio del \ mito unitario della sinistra, '- ji primo atto si svolge a \ Epinay dall'll al 13 giugno I del '71. E' il congresso della ! «rifondazione» del partito socialista. Fra i tremila delegati, stanchi del mollettismo. «soffia, scrivevano i cronisti in quell'occasione. un vento di fronda che assume l'impeto di una tempesta» per portare Mitterrand alla vittoria. Epinay rappresenta un nuovo capitolo nella storia del ps al quale ancora in questi giorni Mitterrand fa riferimento per ribadire «l'ancoraggio a sinistra» del partito. Dalla tribuna del i congresso, Mitterrand denuncia quella volta il capitalismo e lancia una nuova parola d'ordine: «La nostra base è il fronte di classe». E' la condanna a morte, irrevocabile fino ad ora, del socialismo come «terza forza». Attraverso questa «chiave» ideologica marxisteggiante ad Epinay s'impone la ricerca prioritaria dell'intesa con il pcf, di un'alleanza della sinistra unita, in conclusione dell'alternativa di gauche. Comincia in quell'anno il lungo travaglio della ricerca di un accordo fra il partito comunista (alla cui guida Marchais ha sostituito lo stanco e malato Waldeck Rochet) e il rinato partito socialista di Mitterrand. Il pcf si muove per primo accettando il rispetto del verdetto popolare (cioè il principio dell'alternanza) e sviluppa una nuova strategia adottando il programma per «un governo democratico d'unione che rivendica "l'appropriazione dei mezzi di produzione" con una selva di nazionalizzazioni, e chiede il di| simpegno atlantico, la revij sione del trattato di Roma, I la rinuncia alla "force de frappe"». / socialisti rispondono all'inizio del '72 con un programma più positivo sull'Europa, prudente sull'auto-gestione, possibilista sulla difesa. Tutte le carte sono ormai riunite in tavola perché possa iniziare la partita della trattativa diretta, anche se Pompidou, avvertendo il pericolo, tenta di rimescolarle con il referendum sull'Europa, che conferma il disaccordo pcf-ps su questo tasto. Ma si tratta soltanto d'un rinvio, anche perché s'approssima la scadenza elettorale delle «legislative» del '73. E' tempo per il secondo atto, preceduto da un «incontro segreto» fra Marchais e Mitterrand nello studio d'un avvocato comunista sull'Ile St-Louis. A fine marzo s'avvia la trattativa pubblica fra le delegazioni dei due partiti, due mesi dopo gli eredi di Cachin e di Blum si ritrovano davanti alla stesura del testo finale del «programma comune di governo» della sinistra, riunita 52 anni dopo la «rottura» di Tours. Alla prima scadenza elettorale, nella primavera del '73, la Francia mette agli atti, come scrive Fauvet, che «il programma comune ha cancellato la grande paura del '68»: la sinistra risale sfiorando il 46,5 per cento dei voti, i comunisti rimangono il primo partito della gauche, ma i socialisti passano dal 16,5 al 19,3. Il grafico numerico continuerà a mostrare, negli anni seguenti, l'inarrestabile ascesa della sinistra unita. Moriva Pompidou Nel '74 muore Pompidou. Con senso preveggente, Mitterrand afferma che togliendo di mezzo Chaban, lo stesso Pompidou è stato «l'affossatore del gollismo». A questo appuntamento che giudica troppo ravvicinato nel tempo, la gauche presenta in pieno accordo il candidato dell'unificazione, Mitterrand, battuto soltanto d'un soffio da Giscard d'Estaing: 50,66 dei voti contro 49,33. La sinistra realizza comunque con 13 milioni di voti un formidabile balzo in avanti, bisogna riandare alle elezioni dell'immediato dopoguerra per ritrovare un tale slancio della gauche. La corrente si muove nello stesso senso delle «cantonali» del '76, nelle «municipali» del '77. L'opposizione di sinistra diventa maggioritaria: nasce il «caso francese» e gli osservatori si aspettano che le legislative di quest'anno concludano il processo iniziatosi nel '72. Ascoltiamo ancora Duverger: «La strategia del '72 presupponeva che il pcf accettasse una specie di semi-purgatorio fino a quando gli elettori marginali di centro — i soli che possano assicurare la vittoria della sinistra — si fossero convinti della sua conversione democratica. In questa fase transitoria, il partito comunista avrebbe dovuto comportarsi con discrezione, nell'interpretazione del programma comune e nella sua partecipazione al governo. Lo ha fatto fino al settembre scorso, e questo ha consentito l'ascesa nel '73, '74, '76 e '77. Ma non lo farà più perché ritiene che questo comportamento lo penalizzi a esclusivo vantaggio del suo partner socialista». Successo del ps La tesi di Duverger è condivisa da molti e soprattutto convalidata dai fatti. La politica dell'unione ha giovato soprattutto ai socialisti, mentre la sinistra unita continuava la sua progressione, aumentava la forbice fra pcf e ps, con i socialisti saliti al 30 per cento e i comunisti stagnanti al 20, malgrado Marchais avesse lanciato il rartita sulla via dell'ut rartito sulla via dell'«eurocomunismo ». L'Unione della sinistra ha forse permesso qualche progresso nella «liberalizzazione» nel pcf, ma Marchais, che aveva messo la sordina alla polemica anti-socialista nella campagna presidenziale, non ha potuto assistere passivamente all'ascesa del partito di Mitterrand, il quale fin dal '72 aveva chiarito che il suo obiettivo fondamentale era «rifare un grande partito socialista sul terreno occupato dal pc per dimostrare che, su cinque milioni di elettori comunisti, tre possono votare socialista ». Dopo una violenta campagna incentrata sull'accusa ai socialisti di aver attuato «una svolta a destra» e di respingere una «buona attualizzazione del programma comune», si è consumata la rottura, che è costata alla sinistra le elezioni di marzo. «L'unione è un combattimento», hanno sempre sostenuto i comunisti per spiegare le pressioni sugli alleatirivali, ma Mitterrand già un paio d'anni fa aveva ammonito i suoi compagni dì partito che «i dirigenti comunisti sono costretti ad averci come alleati, ma non ci tengono. All'unione della sinistra preferirebbero un'alleanza più larga, un magma nel quale noi rappresentassimo la destra ». Tuttavia in Francia, i comunisti non avevano scelta e il pcf è condannato, per ora, all'unione della sinistra, con un partito socialista forte, ma appena potranno, i dirigenti comunisti cercheranno di promuovere un «compromesso storico alla francese» con la destra nazionalista. E' la stessa accusa che Mitterrand ha rilanciato la scorsa settimana da Rennes, rispondendo a Marchais che continua a tacciare i socialisti di «svolta a destra». Dieci anni dopo la «batosta» del giugno '68, la gauche francese è nuovamente in crisi se non in uno stadio di «decomposizione» come traspare dalla contestazione interna nel pcf e nella larvata lotta di successione a Mitterrand, due fenomeni che meritano un esame specìfico. Riprendendo il simbolo dell'Unione, la rosa è ormai appassita in un pugno troppo stretto: la gauche ha intrapreso una nuova «traversata del deserto» dallo sbocco ancora enigmatico. Paolo Patrono ^ll"!!'!^S^MB!SSBB'^S^^^KP^S > I ,, - Wm iii^^aaMMMKn™ I Parigi. Il comunista Marchais e il socialista Mitterrand durante une manifestazione