Ecco come si è sviluppata l'iniziativa democristiana di Luca Giurato
Ecco come si è sviluppata l'iniziativa democristiana Ecco come si è sviluppata l'iniziativa democristiana ROMA — Gli incontri in extremis, che la de ha avuto ieri mattina con gli altri partiti, per un candidato non cattolico al Quirinale hanno notevolmente allentato la tensione, ma un vasto ed unanime accordo su un nome, per la presidenza della Repubblica, non è ancora vicino. Paradossalmente, proprio l'iniziativa della de, comunque lodevole, perché lo scudo crociato ha detto ai «partner» della maggioranza di rinunciare a un proprio candidato e di attendere dagli interlocutori una «rosa» di nomi laici, potrebbe creare nuove difficoltà alla trattativa. La circostanza può dispiacere, ma non stupire; i giochi, per una corsa come quella verso il Quirinale, sono sempre molto complessi ed intricati. Il nome più probabile resta quello di Sandro Pertini. Ieri mattina, la sua elezione sembrava cosa quasi fatta. Ieri sera, i pronostici per l'ex presidente della Camera sono calati e ha di nuovo preso quota un altro nome prestigioso: quello di Ugo La Malfa. I dilemmi maggiori sembra siano nella de. Molti «grandi elettori» democristiani sono contrari a Pertini. Alcuni lo considerano troppo anziano (quasi 82 anni), e quindi candidato di transizione, «votato per opportunismo, per quieto I vivere e non per una vera I scelta politica alla quale la de I non può assolutamente rinunI dare». C'è poi, nella de, chi ricorda alcune sue presunte affermazioni durante il sequestro Moro: Pertini avrebbe commentato sfavorevolmente alcune lettere «scritte» dal presidente de dal «carcere del popolo»; ad esse, l'ex presidente della Camera avrebbe contrapposto il rigore di lettere di martiri dell'antifascismo laico. «Proprio per questo, io Pertini non lo voto», ha detto nel «Transatlantico» il basista Mastella (i basisti sembrano decisamente contro una candidatura socialista). C'è poi chi vede in un «sì» ad un uomo proposto da Craxi un cedimento eccessivo del partito più forte a quello che viene definito «un gioco troppo pesante del segretario socialista». Non mancano da parte di altri (fanfaniani, alcuni centristi e molti rappresentanti dei «cento») critiche al comportamento della delegazione de, che avrebbe «apertamente strumentalizzato l'indicazione di massima dell'assemblea dei grandi elettori». Altri, infine, preferiscono, senza mezzi termini, Ugo La Malfa a Sandro Pertini. Questa impressione l'hanno data anche molti comunisti, anche se il partito di Berlinguer si distingue, almeno per ora, per una grande cautela e prudenza. L'ha data anche il vicesegretario de Galloni, il quale ha apertamente elogiato La Malfa, precisando il grande prestigio di questa candidatura, «se il pri la proporrà». «E' un nome serio — ha soggiunto — sul quale meditare attentamente». La delegazione de avrebbe invitato i repubblicani a far subito il nome del loro leader, ma nel pri è per ora prevalsa la linea del riserbo e della scheda bianca. Per due motivi. Primo: i repubblicani non vogliono far mosse che assumerebbero un significato di rottura con i socialisti. Secondo: temporeggiano, per evitare un'eventuale «bruciatura» del loro candidato. In molti ambienti politici, si teme infatti che la de non abbia, in realtà, rinunciato ad un suo presidente. Si suppone che la richiesta di una «rosa» di nomi sia una mossa tattica per creare, ad esempio, un dualismo Pertini-La Malfa dal quale potrebbe uscire una bocciatura di entrambi e il rilancio di un candidato de. Ma, nello scudo crociato, si respingono con fermezza queste insinuazioni. «La de — ha detto Galloni — vuol partecipare a questa vicenda in modo responsabile». La de ha constatato che negli altri partiti c'è una volontà aperta e dichiarata di non votare un candidato democristiano. Tale volontà è meno ferma nel pei che altrove, ma Luca Giurato (Continua a pagina 2 in seconda colonna)
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