E' la diciassettesima vittima d'una faida assurda e ferace

E' la diciassettesima vittima d'una faida assurda e ferace E' la diciassettesima vittima d'una faida assurda e ferace Un odio implacabile divide da sette anni due famiglie di Seminara A ritmo alterno, membri dell'una e dell'altra sono caduti uccisi I cugini Frislna-Pellegrino ammazzano i Gioffrè, i Gioffrè uccidono 1 Frislna-Pellegrino. In strada, in pieno giorno o nel buio della notte, a colpi di pistola, di lupara, a raffiche di mitra. A omicidio segue omicidio, la faida va avanti dal settembre '71, durerà probabilmente fino a quando esisteranno ancora uno dei Frislna-Pellegrino ed un Gioffrè. Sette anni passati ad odiarsi, a tendersi agguati, a farsi fuori l'un l'altro. La vendetta, ohe sempre si era consumata in quel di Seminara, un paesino dimenticato tra l'Aspromonte e Gioia Tauro, (niente Industrie, niente alberghi, niente cinema, solo una scuola, la caserma del carabinieri, la chiesa) ha valicato adesso gli angusti confini del borgo ed ha risalito tutta l'Italia per « fare giustizia ». Questa volta tocca ai Gioffrè piangere il lutto, presto toccherà ai Frislna-Pellegrino, « Continua l'ammazzamento dei Pellegrino e di tutti noi — ha gridato sul cadavere del Aglio la madre di Antonio Gioffrè — sangue chiama sangue ». Antonio Gioffrè, 36 anni li awrebbe compiuti a novembre, sposato con quattro figli, muratore, piccoli reati alle spalle, non ha pagato con la vita per uno sgarro, per avere tentato un bidone nei confronti di qualche compare o per aver trasgredito al codice d'onore della «'ndrangheta a. E' morto per il semplice, assurdo motivo di portare il nome del Gioffrè. Un nome che, insieme a quello dei Frislna-Pellegrino e quelli dei Mammoliti e Barca, altre due famiglie divise da rancori viscerali, campeggia su tante lapidi del cimitero di Seminara. Un cimitero che dal dopoguerra ad oggi ha già assistito a 51 cortei funebri di morti ammazzati. La falda tra i Frisina-Pellegrino ed i Gioffrè inizia ufficialmente nell'autunno di sette anni fa, ma pare abbia radici profonde, ohe risalgono a più d'un quarto di secolo. I capostipiti delle due famiglie sono, comunque, personaggi pittoreschi, da western. Michelaccio Frisina dicono che fosse pazzo ed uccidesse per il gusto di uccidere. Il venerdì santo del 1946 assaltò la caserma dei carabinieri per liberare gli ami¬ ci, di lui raccontano che « quando calava dall'Aspromonte con il tascapane pieno di bombe a Seminara si taceva il deserto, scappavano tutti meno quelli della sua famiglia ». Natalino Gioffrè Ani tragicamente: fu trucidato tra la folla, In piazza, a colpi di lupara. I carabinieri non trovarono mal nessuno che avesse riconosciuto il killer. « Comunque — osservano i cronisti delle "guerre" di Seminara — alla fine degli Anni 60 Gioffrè e FrisiTui-Pellegrino erano in buoni rapporti, sì facevano concorrenza nel commercio delle olive rispettandosi ». Ma, il pomeriggio del 17 settembre '71, esplode l'odio. « Siamo uomini e non temiamo nessuno » grida uscendo da un bar Giuseppe Frisina: la frase è rivolta a Domenico Gioffrè. Domenico replica con un ceffone, il Frisina estrae di tasca una rivoltella, fa fuoco, ferendo 11 Aglio diciannovenne del Gioffrè. Tre settimane di silenzio, inizia a dipanarsi 11 filo della morte. Cadono, fulminati dalle lupare, Rocco Pellegrino ed Antonio Pietropaolo, un amico reo di parteggiare per il clan Frislna-Pellegrino. Non trascorre una stagione senza che la falda insanguini Seminara, l'odio non rispetta nemmeno le donne ed 1 bimbi. Il 26 gennaio del 1973 è ammazzata la vedova di Rocco Pellegrino, nel settembre dello stesso anno due uomini tendono un'imboscata ad Alfonso Bruno: difettano nella mira, la scarica di pailettoni del fucile a canne mozze colpisce in pieno il Aglio del Bruno, di 18 mesi, che l'uomo portava a spalle. I « giustizieri » si parano di nuovo davanti al Bruno un mese dopo, questa volta centrano il bersaglio. Nessun rispetto neanche per 11 nemico da morto. Il 23 novembre del '72 1 Gioffrè portano al camposanto un Aglio, Giuseppe, abbattuto col mitra. Il corteo è lungo ma si squaglia veloce tra urla di terrore quando da un boschetto compare un uomo armato di mitra. La bara dovrà essere tumulata dai carabinieri. Antonio Gioffrè è la diciasettesima vittima della faida, è stato meno fortunato di suo padre, Vincenzo, detto « Rtngo » per la sua abilità con la pistola, morto di morte naturale nel carcere di Reggio Calabria dove era stato rinchiuso per aver fatto fuori uno dei Pellegrino. Vincenzo « Ringo » Gioilré sfuggi a lungo alla legge, per arrestarlo i carabinieri dovettero attendere che si sposasse una figlia del «pistolero », Teresa. Vincenzo cal6 in paese dal suo rifugio sull'Aspromonte, abbracciò Teresa sul sagrato della chiesa dopo la cerimonia tra lanci di fiori e chicchi di riso, i militari approAttarono della festosa confusione per piombargli addosso. Faticarono ad ammanettarlo, i familiari drl bandito avevano Infatti scatenato una rissa gigantesca mentre Teresa si accasciava svenuta.

Luoghi citati: Gioia Tauro, Italia, Reggio Calabria, Seminara