Profetare in politica

Profetare in politica Profetare in politica In una società internazionale non sottoposta a «salti qualitativi» — e cioè in un sistema con elementi e con strutture relativamente stabili — una previsione politica, anche a scadenze non ravvicinate, non appare fra le cose impossibili. L'esperienza storica, del resto, può facilmente dimostrarlo. Sono, ad esempio, singolari il numero e il carattere delle previsioni, fatte nel secolo scorso, circa la possibilità che gli Stati Uniti e la Russia acquistassero in funzione antagonistica una posizione preminente nel consesso delle nazioni. Basta ricordare, a questo proposito, le predizioni di Tocqueville, che risalgono a centocinquant'anni or sono, sulla trasformazione degli equilibri internazionali e sulla funzione prevalente che vi avrebbero avuto Washington e Pietrogrado. Anche Custine, quasi allo stesso tempo, aveva scritto, sempre su questo tema, pagine profetiche. Cavour, a sua volta, aveva detto che il «mir» russo — la proprietà collettiva di allora — poteva un giorno servire di base per una svolta rivoluzionaria. Tali previsioni non sono certo numerose, soprattutto se confrontate col numero di previsioni politiche fatte, in senso diverso, nella stessa epoca. Ma meritano d'essere sottolineate innanzitutto perché non sono, espressamente, previsioni a breve scadenza; in secondo luogo, perché la perdita di valore dell'Europa sarebbe dovuta sembrare, in quel momento, un avvenimento per lo meno improbabile (di fatto abbiamo assistito successivamente alla nascita e al tramonto dell'impero britannico); in terzo luogo, perché, nella situazione dell'epoca, la possibilità che gli Stati Uniti potessero esercitare un'influenza decisiva in Europa doveva sembrare quasi fisicamente impossibile; come parimenti impossibile, per analoghe ragioni fisiche, doveva sembrare l'eventualità di un contrasto, e ancor più di un conflitto, fra Stati Uniti e Russia. Fra queste profezie, vorrei ricordarne, oggi, una di Thiers, che Sainte-Beuve sembra aver raccolto quasi per caso, sotto la data di domenica 19 dicembre 1847. Era stata una serata cui avevano partecipato, con Sainte-Beuve, anche Mignet, Duverger de Hauranne e Ampère; e la conversazione era stata dedicata ai grandi lineamenti dell'evoluzione dell'umanità. Ecco il testo di SainteBeuve: «Thiers parla a non finire dell'avvenire della storia e del mondo...; Thiers dice che il nostro vecchio mondo è finito, che per l'Europa il momento dei grandi eventi è passato, che l'Europa è ormai cosa di altri tempi... «Non vi sono più che due popoli giovani (sono le sue parole); la Russia, lassa (qualcosa di ancora barbarico, ma di grande e — se sì eccettuano gli avvenimenti di Polonia — di rispettabile). La vecchia Europa dovrà presto o tardi fare i conti con questa "giovinezza", perché la Russia è una "giovinezza" secondo una nostra espressione popolare. L'altra giovinezza è l'America: una democrazia adolescente ed entusiasta, che non conosce ostacoli. L'avvenire del mondo è nelle mani di questi due grandi paesi. Un giorno essi si scontreranno e si assisterà a conflitti, che non avranno alcun rapporto con quelli del passato, almeno per le loro dimensioni e per l'urto fisico che ne risulterà, dato che il tempo delle grandi istanze morali è passato...». (Pensées et Maximes, 1955). Si è cercato di interromperlo, di fargli mille obbiezioni. Non vi ha dato alcun ascolto ed ha proseguito per la sua strada. Una prima constatazione, comune alla previsione di Thiers come alle altre analoghe, è che tutte partono dall'ipotesi di un progressivo scadimento politico dell'Europa. Questo dev'essere stato senza dubbio il sentimento di alcuni pensatori che si posero il problema «grosso modo» nel periodo tra la caduta di Napoleone e i movimenti rivoluzionari del 1848. E' un sentimento che è difficile comprendere, oggi, ma che si può immaginare fosse la conseguenza, per gli osservatori politici di allora, del ricordo dell'avanzata delle truppe russe fino a Parigi, da un lato, e della vivace resistenza delle colonie americane nella guerra di Indipendenza e nella successiva guerra cogli inglesi, dall'altro. A partire dagli Anni 1850 quest'ipotesi appare comunque più lontana — o addirittura irreale — sia per il progressivo costituirsi dell'organizzazione imperiale britannica, sia per il delinearsi della potenza prussiana. D'altronde la guerra di Crimea aveva dimostrato la relativa debolezza dell'Impero czarista; e la guerra di Secessione aveva indebolito grandemente la capacità d'azione della Confederazione e dell'Unione. Può essere interessante aggiungere che l'Impero francese, colla sua azione in Crimea e nel Messico (e col suo appoggio alla Confederazione), agi coerentemente in un senso nettamente opposto alle previsioni o ai timori di Thiers (il che può essere interessante per spiegare la posizione politica da lui poi assunta). La conseguenza, che se ne deve trarre, è che siamo in presenza, più che di una previsione, di una constatazione degli effetti probabili della scomparsa politica dell'Europa. Bastò infatti che l'Europa riprendesse vigore, perché le previsioni venissero sostanzialmente rovesciate. Val la pena di sottolineare che ciò è accaduto a brevissima scadenza dal momento in cui Thiers immaginava il contrario. E' proprio l'inesattezza della previsione di Thiers a breve termine quella che le ha dato un valore profetico a scadenza molto più lunga, quando, nell'attuale dopoguerra, la scarsissima consistenza politica dell'Europa ha portato alla realizzazione, sotto i nostri occhi, della profezia di Thiers. Ma l'esperienza fatta nella seconda metà del secolo scorso dovrebbe provare al tempo stesso che non si tratta di uno sviluppo inevitabile e immutabile, ma di un fenomeno che, in certe circostanze, potrebbe essere modificato anche in tempi relativamente brevi. Un argomento che Thiers avanza per giustificare la sua previsione è la "giovinezza" dei popoli russo e americano. Quest'argomento fu riprodotto, molto più tardi, da Quaroni, in una lettera a Einaudi, che provocò una ferma e brillante risposta, inserita nello Scrittoio del Presidente. Credo che non si possa non essere d'accordo con Einaudi sull'imprecisione e sull'inaccettabilità del concetto di «giovinezza» o di «vecchiaia» dei popoli. Interessante è, comunque, che Thiers abbia previsto il carattere di scontro di massa, che avrebbe dovuto avere il rapporto RussiaStati Uniti, attribuendogli innanzitutto un carattere fisico. Vi è, anzi, un'insistenza sull'aspetto prevalentemente materiale di tale scontro, perché — dice singolarmente Thiers — «il tempo delle grandi idee morali è passato». Anche qui credo occorra collocarsi nella prospettiva positivistica del tempo: e l'espressione usata da Sainte-Beuve credo significhi sostanzialmente che lo «scontro» non dovrebbe richiamarsi alle grandi idealità allora correnti, ma dovrebbe giustificarsi essenzialmente con considerazioni che oggi definiremmo geopolitiche. Come si rileva da un passo di Sainte-Beuve, che non ho riprodotto, Thiers riteneva che tale scontro si sarebbe verificato circa mezzo secolo dopo; verso la fine, quindi, del secolo scorso: e una delle previsioni di Thiers circa la scomparsa dell'Europa voleva che la Francia cadesse nel corso di una guerra; «quant à la Allemagne, egli aggiungeva, elle est finte». Forse lo stesso Thiers avrà avuto modo di riflettere a lungo su quest'ultimo aspetto della sua predizione. Un aspetto non inutile di questa rilettura è che, mentre il pensiero di Thiers sembra, a prima vista, profetico, non è difficile, ove lo si esamini nelle sue origini e nelle sue componenti, coglierne gli errori talvolta macroscopici: anche se si può ammettere che, in qualche modo, essi si compensano — o si sono andati compensando storicamente — al punto da portare a risultati non distanti dalla realtà. La seconda constatazione, forse più importante, è che gli errori di Thiers potevano essere evitati, attraverso un esame più approfondito dei fattori storici, anche nel suo tempo. Anche la previsione temporale da lui fatta, e che non sembra basata su un calcolo ben preciso, poteva verosimilmente essere corretta fin d'allora, se non altro in base a dati tecnologici, che non permettevano il verificarsi di uno scontro diretto fra Russia e Stati Uniti in un periodo relativamente cos'i breve. Roberto Gaja

Persone citate: Cavour, Duverger, Einaudi, Quaroni, Roberto Gaja, Tocqueville