Evita, il Führer e Giulio Cesare lasciano la storia per l'opera rock

Evita, il Führer e Giulio Cesare lasciano la storia per l'opera rock Parte da Londra il rilancio delle storie musicali Evita, il Führer e Giulio Cesare lasciano la storia per l'opera rock LONDRA — Nel teatro Prin- ! ce Edward, migliaia di spettatori hanno applaudito a lungo il trionfo di Evita, storia musicale e cantata della carriera di Eva Perón, da attricetta a simbolo santificato del popolo argentino. Gli autori di questa nuova opera-rock sono Andrew Lloyd Webber e Tim Rice, gli stessi di Jesus Christ Superstar. L'opera era nata come disco, un doppio album di circa 100 minuti, per un costo di 200 milioni di lire; ma il successo era stato assai tiepido. Anche per Superstar, tuttavia, gl'inizi erano stati molto problematici; il suo disco poi ha venduto cinque milioni di copie e ha reso quasi cinquanta miliardi di lire; a trascinarlo al successo sono stati, dunque, la commedia e il film. Stessa storia per Tommy, dei Who. «Siamo convinti — hanno detto Lloyd Webber e Rice — che ora le cose cambieranno anche per Evita. Hollywood sta pure studiando un treatment per un film. Le vendite del disco andranno subito su, è certo». La definizione di opera-rock fu una brillante invenzione del 1969, ai tempi di Jesus Christ e Tommy. Ma il parentado col musical è assai evidente, e pare giusto rifarsi soprattutto a Berlin, Porter o, meglio ancora, alle parate coreografiche di Oklahoma e West Side Story, fino alle irriverenze beffarde di Oh Calcutta! e ai 30 secondi magici e acquariani di Hair. La prima opera-rock fu comunque S. F. Sorrow, dei Pretty Things, discutibile e di nessun successo. Poi ci fu Tommy, mentre il Superstar cominciava lentamente a conquistarsi il mercato. Tommy era di Pete Townshend, membro originario dei Who, e fu eseguita in concerto due volte soltanto. Ma il film che ne ideò Robert Stringwood (il santone che c'è dietro la Febbre di Travolta, Grease e tutta la nuova ondata dei filmrock di marca hollywoodiana) e soprattutto la lettura ironica e sfolgorante che seppe farne Ken Russell, hanno trasformato questo lavoro, superficiale nei testi e con rare genialità nella musica, in una delle cose più significative del consumo sonoro di questi anni. Ora per Evita, nel teatrino del West End, sono già stati prenotati biglietti per quasi mezzo milione di sterline. La storia dell'opera-rock, dunque, non è affatto conclusa, e la conferma ci viene da altri lavori realizzati in queste ultime settimane in Italia e all'estero. A Londra, per esempio, la tradizione viene continuata con il Rocky Horror Show, una parodia che mette insieme, con molto buon gusto e parecchio divertimento, due miti degli antichi Anni Cinquanta: il rock and roll e il film dell'orrore. Rigorosamente «fedele» alle regole classiche del genere è, certo, La Bible, opera-rock realizzata mezza in Francia e mezza in Inghilterra da Demis Roussos e Jane Manson. Sono il vecchio e il nuovo Testamento messi in musica da una sorta di salsa fatta di rock e di jazz, secondo gli stili più moderni e di maggior successo. Trenta canzoni, sessanta musicisti, tre arrangiatori (tra cui il «tecnico» di Elton John, Paul Buckmaster) preparano melodie facili e sobrie per narrare con bel coraggio una storia che va dalla Genesi alla Resurrezione; qual- che pezzo s'è già guadagnato l'hit parade e sembra che Claude Lelouch abbia giurato di volerne fare una superproduzione a colori, magari con l'aiuto di Hollywood. Mentre dalla Germania s'annunciano due opere-rock dedicate al Fuehrer (non si sa ancora quanto influenzate dalla nuova ondata hitleriana), sempre a Londra si conferma che il genere mistico-religioso è comunque il modello più seguito in questi lavori musicali: il nuovo titolo è fudas, e naturalmente canta le tristi vicende dell'Iscariota con l'ausilio d'una mezza dozzina di cantanti e della formazione riunita dal noto vibrafonista inglese Frank Riccotti nel nome degli Sphinx. La novità dell'opera sta soprattutto nell'aver scelto come chiave espressiva la disco- music, e la presenza d'uno come Riccotti, che lavora da tempo nel nuovo jazz europeo. Ma anche in Italia il mondo del pop non s'è fermato al vecchio e geniale lavoro che fece dieci anni fa Tito Schipa jr con Orfeo 9, sulle ceneri della generazione beat. I tempi son cambiati, e anche la musica. Emilio Lo Curcio, bolognese, con l'aiuto di Dalla, Lolli, Cellamare, la De Sio e altri, ha messo insieme — il mese scorso — un Eliogabalo annunciato come «operetta pop a mille usi». Gio. calo tutto sulla metafora e sui simboli, influenzato dalle tensioni e dalle delusioni giovanili degli ultimi avvenimenti, questo «manuale di ingenua rivolta oppure biglietto per Nessunluogo» narra una storia di rivolta tanto naif quanto affascinante. Anche Giulio Cesare - Musica per un generale in palcoscenico è un'opera-rock volenterosamente proiettata a narrare un apologo sul potere oggi; è stata composta in un anno e mezzo di lavoro da un gruppo bolognese che fa capo soprattutto a Timmi Villotti, e finora ha avuto una sola rappresentazione al Palasport della capitale emiliana. Non è molto, certamente, e né il Giulio Cesare né l'Eliogabalo avranno mai, prevedibilmente, il successo e i miliardi delle opere-rock fabbricate Oltralpe; tuttavia, dietro le cantatine e la buona pasticciata di musica c'è almeno il segno d'una volontà diretta a non tradire tutte le speranze (e le illusioni) che stavano dietro la grande abbuffata sonora degli Anni Sessanta. m. c. Elaine Page nel ruolo di Evita accanto a Joss Ackland che impersona Perón