Aggredì i due fidanzati e uccise il giovane: processo al tortonese

Aggredì i due fidanzati e uccise il giovane: processo al tortonese Stamane l'assicuratore alle assise di Alessandria Aggredì i due fidanzati e uccise il giovane: processo al tortonese NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE TORTONA — Silvano Campiglio, il trentunenne assicuratore che, senza alcun apparente motivo — vedremo se qualcosa emergerà al processo — la sera del 18 agosto 1976 uccise a colpi di rivoltella lo studente tortonese Giuseppe Vacchelli, 18 anni, che stava passeggiando al «Castello» con la fidanzata, sarà processato oggi dalla corte d'assise di Alessandria (presidente Di Serafino, giudice togato Emiliani, p.m. Parola). L'imputato deve rispondere di omicidio volontario, aggravato dall'aver agito per futili motivi; è anche accusato di porto abusivo di arma da fuoco e di lesioni ai danni della fidanzata del Vacchelli, la studentessa Laura Gabatelli, pure abitante a Tortona, oggi diciottenne, che era stata testimone del grave fatto di sangue. La ragazza aveva infatti riportato lesioni guarite in una decina di giorni perché l'assassino, dopo aver ucciso il Vacchelli, l'aveva scaraventata a terra e afferrata per il collo, per impedirle di voltarsi e guardarlo in faccia. Silvano Campiglio — ed i fatti successivi lo dimostrarono — temeva evidentemente di poter essere identificato, ed in realtà, dopo il suo arresto per i sospetti raccolti dai carabinieri, la ragazza, posta a confronto, non ebbe difficoltà a riconoscerlo. Sottoposto a perizia psichiatrica dal prof. Ghisoni di Voghera, l'assassino è stato riconosciuto sano di mente, quasi certamente al dibattimento il difensore avv. Alvigini cercherà di smontare le conclusioni del perito. La difesa ha sempre sostenuto che Silvano Campiglio, quando uccise, non era in possesso delle sue facoltà mentali, quantomeno doveva essere parzialmente infermo. D'altra parte se — come dico la perizia — è sano di mente, rimane ancora più inspiegabile il suo gesto. Perché ha ucciso? Arrestato in Svizzera, dov'era fuggito ed era stato bloccato dalla polizia perché in possesso della rivoltella con cui avrebbe ucciso, l'assicuratore tortonese una spiegazione l'aveva data. «Sono stato io ad uccidere — disse —. Ero geloso della sua felicità, non potevo sopportare che fosse felice». Estradato e accompagnato a Tortona, interrogato dal magistrato che ha condotto l'istruttoria, l'uomo non ripetè la confessione. «Mi è stata estorta con la violenza», si limitò a dire, riferendosi a quanto aveva confessato in Svizzera (tra l'altro, l'interrogatorio non ha da noi valore legale). Laura Gabatelli, posta a confronto con il Campiglio, non ha avuto esitazione. «E' stato lui», ha detto senza ombra di dubbio. In carcere a Tortona il giovane aveva tentato di suicidarsi ingerendo 30 compresse di Librium; era stato soccorso e salvato. Nel tardo pomeriggio del 18 agosto '76, Giuseppe Vacchelli, rientrato da un periodo di vacanza, si era incontrato con la fidanzata e insieme avevano raggiunto il sentiero che porta al «Castello». Alle loro spalle, mentre passeggiavano, sbucò uno sconosciuto che, senza una parola, estrasse una rivoltella e fece fuoco contro il giovane. Giuseppe Vacchelli, raggiunto da un primo proiettile, si girò di scatto; l'assassino sparando ancora un colpo, lo uccise. Quindi, gettata a terra la ragazza, fuggì. Laura corse a dare l'allarme, arrivarono i soccorritori, ma per lo studente non vi era più nulla da fare. Si pensò al delitto di un maniaco. Poi si risalì al Campiglio — sposato con una ballerina tedesca, era stato successivamente abbandonato dalla moglie che aveva portato via la loro bambina —, scomparso da Tortona. Fermato in Svizzera, l'assicuratore venne poi instradato in Italia e arrestato su ordine di cattura del procuratore Canoria. Franco Marchiaro Silvano Campiglio Laura Gabatelli Giuseppe Vacchelli

Luoghi citati: Alessandria, Campiglio, Italia, Svizzera, Tortona, Voghera