«La Regione faccia applicare la legge»

«La Regione faccia applicare la legge» «La Regione faccia applicare la legge» Negli ospedali "la situazione è insostenibile" - Proposto un "protocollo d'intervento" «All'assessorato regionale alla Sanità dobbiamo chiedere garanzie precise per l'applicazione della legge sull'aborto e l'attuazione della mobilità del personale con la formazione dì équipes che intervengano, dove l'obiezione di coscienza Impedisce gli interventi d'interruzione di gravidanza. Con la Regione siamo chiamati a un confronto impegnativo anche perché, se a Torino qualcosa funziona e può essere definita una città privilegiata, in realtà molto in altre zone non funziona e troppe pazienti si riversano sulle strutture cittadine già in difficoltà». Queste le proposte e le denunce emerse ieri nell'assemblea indetta alla Uil dalla Federazione lavoratori ospedalieri, presenti esponenti dei consultori e del collettivi. E' stato un confronto di Idee e un esame della situazione negli ospedali, dopo l'entrata in vigore della legge che toglie alla clandestinità 11 dramma dell'aborto. «Su quattro ospedali a Torino — ha insistito Macrì, segretario della Fio — uno, il Nuovo Martini, non ha ancora fatto un solo intervento. Tutti i medici sono obiettori. In pratica, B non si applica la legge dello Stato. Nonostante ciò, l'assessore regionale alla Sanità non si è preoccupato di superare l'ostacolo, non si è fatto nulla per costringere una struttura pubblica al rispetto della legalità». Alida Novello, a nome del Coor- dinamento consultori di Torino, lia proposto «un protocollo d'intervento a salvaguardia dell'autodeterminazione, della libertà e dell'eguaglianza delle donne di fronte all'aborto». «Il servizio pubblico — ha affermato — deve essere efficiente al minor costo possibile con maggiore snellezza e possibilità di accesso. Non si tratta di moltiplicare i posti letto, ma di garantire un servizio il più decentrato possibile. Importante è non spostare le dorine dal loro ambiente, per dare loro la possibilità di vivere l'aborto non come un salto nel buio, ma come un'e. sperienza, pur dolorosa, della loro vita». Dopo aver affermato che «il servizio di consultorio deve coprire tutte le zone territoriali della regione» e che «il numero degli esami deve essere ridotto al minimo», eoa la proposta di «un puntelo di rischio ed eventuale aumento degli esami necessari per determinate situazioni patologiche», sono stati precisati i quattro punti del «protocollo d'Intervento»: «Colloquio collettivo in consultorio (per spiegare in che consiste l'operazione e la possibilità di s'elta tra anestesia locale o totale); prenotazione collettiva nell'ospedale o nel poliambulatorio (entro l'ottava settimana con metodo Herman); intervento (si auspica l'istituzione del day hospital per l'aborto e tutti gli interventi ambulatoriali); controllo della terapia e ritorno in consultorio nei giorni successivi all'aborto per la contraccezione». Al personale medico o paramedico obiettore si chiede «un servizio civile in merito alla prevenzione da svolgersi nel consultori e nei quartieri». Ancora una denuncia per il me. todo di accettazione delle pazienti al Sant'Anna: «In mattinata — è stato detto — c'erano almeno 30 donne in attesa; l'assistente sociale era subissata dalle richieste; donne già prenotate per quel giorno erano rinviate. C'era chi protestava "Per me scadono i tre mesi"; un'altra diceva: "Dovrò andare a pagamento". E' una situazione allucinante, una tensione che si sta accentuando.

Persone citate: Macrì

Luoghi citati: Torino