In Italia un furto ogni minuto

In Italia un furto ogni minuto Che cosa è prudente fare per difendere gli alloggi dai ladri In Italia un furto ogni minuto Tuttavia in Europa non siamo al primo posto e gli Stati Uniti stanno peggio di noi - Il parere di un funzionario della Mobile A voler dar retta alle statistiche il nostro non sarebbe solo, come vuole la tradizione, «un paese di santi e navigatori», ma anche «di persone poco rispettose dell'altrui proprietà». I ladri pare siano moltissimi; il furto sarebbe addirittura — sempre per le statistiche — il reato più popolare in Italia. Non dobbiamo però preoccuparci o allarmarci troppo: tre nazioni europee (Germania occidentale, Gran Bretagna e Francia) ci precedono nella graduatoria fatta dagli esperti in base alle percentuali di furti ogni centomila abitanti. La nostra media è, nonostante tutto, bassa: «solo» un furto ogni minuto. I ladri nostrani sono dilettanti rispetto ai loro «colleghi» americani: in quel paese di recordman c'è un furto ogni 28 secondi. Leggendo le statistiche, zeppe dì dati, percentuali, confronti ci si può anche divertire. La realtà, quella che ci circonda, è ben di- j versa. Soprattutto per quanto riguarda i furti in appartamenti. Un tempo questo pericolo incombeva j in prevalenza sulle famiglie ricche, su chi aveva ville, attici o abitava in zone eleganti e signorili. Oggi invece siamo tutti potenziali vittime. Ammettono in questura: «Sono parecchie le denunce fatte da anziani pensionati che vivono in ristrettezze, in povere soffitte. I ladri hanno svaligiato la casa, portando via tutti i loro averi, ricordi di una vita passata, il cui valore è spesso solo affettivo». Il problema diventa ancor più serio in questi giorni, vigilia delle grandi vacanze. La città si spopola, tutti al mare o ai monti con un solo pensiero in testa: divertirsi, dimenticare i lunghi mesi grigi, le preoccupazioni di ogni giorno, l'ufficio e il capufficio. Quasi che poi, tornando in città, non sapessimo che ri¬ troveremo giornate cupe e fredde, un sacco di pensieri nuovi e vecchi, lo stesso "capo" seduto al medesimo tavolo con il volto eternamente imbronciato. Tutti, chi più chi meno, mormoriamo prima di partire, magari chiudendo a chiave la porta: «E speriamo che i ladri non vengano a rubarmi tutto». Frase storica e rituale che però se sussurrata solo in quegli istanti, accanto alle valigie chiuse, i figli scalpitanti con la ciambella-salvagente già in vita, la moglie con l'ennesimo pacco in mano da sistemare chissà come e dove sull'automobile, arriva in ritardo. E sa tanto di sconfitta. Perché il sistema migliore per difenderci dai ladri non è certamente quello dì fare gli scongiuri all'ultimo ma porsi realisticamente il problema. In tempo. Discuterne con degli esperti, sentire una compagnia di assicurazione, visitare una ditta specializzata in dispositivi di sicurezza. Ci sono mille modi per tutelarci: da una semplice ma più robusta serratura alla porta a formidabili apparecchiature capaci di rendere il nostro alloggio come un forte inespugnabile. Ciascuno poi, in base alle proprie esperienze, possibilità, valutazioni sceglierà e deciderà il da farsi. Ponendo questo o quell'altro dispositivo. Non c'è che l'imbarazzo della scelta, in base alle possibilità della propria borsa. C'è una considerazione da fare. In questi ultimi mesi in città — sono sempre le statistiche a confermarlo — c'è stato un sensibile calo di furti; sia in appartamenti che di autovetture. Come sono diminuiti molti altri reati: scippi, rapine soprattutto. Perché i delinquenti torinesi hanno appeso al chiodo grimaldelli, chiavi false e tutti gli altri arnesi da scasso? Non illudiamoci, non speriamolo. C'è una ragione precisa. In queste settimane la città è «protetta» da un considerevole apparato di polizia, per prevenire attenta¬ ti politici e assicurare il regolare processo ai «capi storici» delle brigate rosse, Curcio e compagni. Il numero degli agenti della questura e dei carabinieri è più che raddoppiato, sono giunti rinforzi da quasi tutte le altre città italiane. I posti di blocco, per le vie del centro e della periferia sono continui, giorno e notte. Questa «rete protettiva» ha paralizzato la delinquenza comune. Ma non l'ha certamente sgominata. I ladri, gli scippatori, i rapinatori, insomma, attendono solo tempi migliori, più tranquilli. I mesi di luglio e agosto sono sempre stati i loro tradizionali periodi d'oro. Per quei mesi, terminato il processo ai brigatisti, le forze dell'ordine torneranno al numero usuale, a detta di molti insufficiente per una città grande e travagliata come la nostra. Cosa fare? Consiglia un vecchio maresciallo della squadra mobile: «In generale bisogna predisporre alcuni sistemi essenziali dì sicurezza: serrature solide, ganci alle tapparelle, specialmente se si abita ai plani bassi. Installare anche un semplice impianto di allarme. Diffidare sempre di chi non si conosce, prima di aprire la porta. Il ladro non tenta mai un furto senza preparazione: quasi sempre segue per qualche tempo la vittima o almeno controlla il palazzo dove poi compirà il "colpo"». «Spesso per osservare la porta e le serrature i malvìventi si presentano sotto le false spoglie di fattorini o venditori di saponette e detersivi. Attenzione: i tempi dei ladri trasandati nei vestiti, come si vedono ancora nei film, è superato. Oggi sono eleganti, disinvolti. E organizzati. Abbiamo scoperto mesi fa una banda proprio a Torino che addirittura usava un apparecchio radio ricetrasmittente: mentre un malvivente "lavorava" nell'alloggio, il complice controllava giù, in basso, pronto a segnalare vìa radio l'arrivo di un inquilino o della polizia». Se potessimo applicare tutti gli accorgimenti offerti dalla scienza casa nostra diverrebbe davvero un forte inespugnabile. Ma la cosa, se non altro sul piano economico, è ai più impossibile. Pensiamoci, scegliamo la soluzione o le soluzioni che maggiormente ci convìncono. E ricordiamo: gioielli o cose preziose, prima di partire per le ferie, vanno riposte in banca o in una cassaforte, ben nascosta. I tempi del maestro Murolo, con la sua famosa canzone «A' cassaforte», sembrano lontani. La musica accompagnava parole che oggi possono far sorridere. Appartengono forse ad un tempo romantico e tanto lontano: un giovane napoletano vuol rinchiudere nel piccolo forziere «tutte le lettere di Rosina mia... e il becco di un pappagallo, morto nel '23». Immaginate la faccia del ladro? Dopo ore di sudore e fiamma ossidrica nella calura d'agosto, spalancata finalmente la cassaforte si trova la foto ricordo della nostra bella: in un angolo, a inchiostro rosso, è disegnato un cuore trafitto, accanto un nome, Luisa ad esemoio. Però... chissà: qualcuno di noi una foto del genere ce l'ha ancora e la tiene gelosamente tra le cose più care. Maeari proprio in una cassaforte. Ezio Mascarìno Per controllare chi suona alla porta di casa ecco un efficace sistema

Persone citate: Curcio, Ezio Mascarìno, Murolo

Luoghi citati: Europa, Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Stati Uniti, Torino