Luigi Einaudi nel '48 Oggi voterei Bobbio
Luigi Einaudi nel '48 Oggi voterei Bobbio Luigi Einaudi nel '48 Oggi voterei Bobbio La vita è come una scarpa vecchia, dice un proverbio abruzzese: comincia a non fare più male, comincia a andare bene solo quando è quasi consumata; la si comincia a possedere solo quando invecchiamo e ogni giorno che passa ci avviciniamo al momento di perderla. Ai miei tempi in liceo non si insegnava ancora l'Estetica di Croce. Che l'arte sta nella forma e non nel contenuto, me lo dissero per la prima volta all'università, nel 1923. Ho poi capito che questo era un modo rozzo e pedantesco di intendere il Croce. Il Croce insegnava qualcosa d'altro, e precisamente che contenuto e forma si identificano, e che questa identificazione è il segno dell'opera d'arte. Più tardi mi sono reso conto d'altro ancora: 1) nell'analisi di un'opera che pretende essere arte, bisogna distinguere tra un contenuto apparente e un contenuto vero; 2) solo la forma può rivelare il contenuto vero e lo rivela nei due casi opposti, quando è arte e quando è trucco. Ma per afferrare in pieno la verità di questo concetto, ho dovuto aspettare fino a quando ho scoperto la sua analogia profonda e vitale con il concetto che Bobbio ha della politica. Nell'articolo «Il fine e i mezzi - La violenza ha valore morale?», pubblicato da La Stampa domenica scorsa, Bobbio spiega lucidamente come e perché il contenuto apparente dell'attuale progresso sociale (realizzato nei Paesi comunisti ma anche in quelli capitalisti) debba distinguersi dal contenuto vero. Il vero contenuto di qualsiasi politica, dice Bobbio, non sta mai nei fini che questa politica si propone di raggiungere: il suo vero contenuto è rivelato dai mezzi che questa politica usa cercando di raggiungerli. «Vorrei che dopo tante disquisizioni intorno alla massima così congeniale all'italica saggezza: Il fine buono salva anche il mezzo più cattivo, si cominciasse a riflettere seriamente se non sia da raccomandare la massima opposta: Il mezzo malvagio corrompe anche il migliore dei fini». «Credo fermamente che sino a che gli uomini non saranno riusciti a trovare il modo di rinunciare alla violenza per risolvere i loro conflitti o, in altre parole, non avranno trovato il modo di convivere senza dover ricorrere alla violenza, sia questa la violenza cosiddetta delle istituzioni sia quella di coloro che tentano di abbatterle, il corso della storia sarà quello che è sempre stato, una monotona, quasi ossessiva, vicenda di lacrime e di sangue». Parole d'oro. Un presidente d'oro. Norberto Bobbio, nel novembre del 1954, pubblicò su Nuovi Argomenti un saggio intitolato Della libertà dei moderni comparata a quella dei posteri. Con questo saggio, che si rivolgeva idealmente a Palmiro Togliatti, Norberto Bobbio «assumeva per tutta l'Italia quella figura di capo spirituale degli indipendenti di sinistra che durante gli ultimi anni aveva già assunto a Torino. Togliatti non poteMario Soldati (Continua a pagina 2 in ottava colonna)
Persone citate: Bobbio, Luigi Einaudi, Norberto Bobbio, Palmiro Togliatti, Soldati, Togliatti
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