Mosca afferma in termini duri il «diritto d'intervento» in Africa di Livio Zanotti

Mosca afferma in termini duri il «diritto d'intervento» in Africa A sostegno dei "movimenti progressisti e di liberazione,, Mosca afferma in termini duri il «diritto d'intervento» in Africa DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — Dopo quello di sabato scorso sui rapporti con gli Stati Uniti, un nuovo documento ha precisato ieri le posizioni sovietiche nei confronti dei Paesi africani. Così come il precedente, questo secondo intervento è stato affidato per la divulgazione a tutti i maggiori organi di stampa, alla radio e alla televisione che ne riferiscono ancora oggi nei rispettivi notiziari; ma, al contrario dell'altro, viene presentato anche formalmente per ciò che esso è: vale a dire una dichiarazione ufficiale del governo sovietico. A distanza di appena una settimana, l'Urss torna quindi a manifestare in forme straordinarie le sue direttrici di politica estera. E sebbene i richiami alla coesistenza pacifica e alla distensione continuino ad apparire convinti, il tono è questa volta ancor più duro per la riaffermazione esplicita dell'appoggio sovietico ai governi dei Paesi in via di sviluppo e ai movimenti di liberazione. La nota è diretta innanzitutto a rassicurare e a richiamare rispettivamente gli africani, a secondo che siano amici oppure no dell'Unione Sovietica. Vi si riaffermano i principi dell'eguaglianza, del rispetto della sovranità e del reciproco vantaggio nei rapporti. Si avverte che i motivi propagandistici della Cina contro la presenza sovietica nel Continente Nero obbediscono ad «impulsi sciovinisti» e mirano ad un disegno «egemonico», favorendo perciò le più gravi complicazioni ed i conflitti internazionali ovunque possibile nella regione. «La Cina è venuta a patti con l'imperialismo, con le forze dell'aggressione e della reazione, del neo-colonialismo e del razzismo, allineandosi non soltanto nelle file degli avversari dei Paesi socialisti, ma in quelle di coloro che combattono l'insieme dei movimenti di liberazione, dell'u¬ nità dei popoli africani per l'indipendenza e la libertà», sostengono i sovietici. Con ciò sono messi sull'avviso i «leader» neri non «allineati». Ma al centro del documento c'è lo Zaire e le sue più recenti vicende. L'Urss nega una volta di più le accuse di parte occidentale, secondo cui sovietici e cubani sarebbero stati dietro la ribellione degli ex gendarmi katanghesi nella provincia dello Shaba. E rivela la ragione ultima del documento rovesciando queste stesse accuse su «Alcuni Paesi della Nato, con alla testa gli Stati Uniti». «Gli sviluppi della situazione nello Zaire — argomenta testualmente la nota —, sono serviti agli occidentali unicamente come pretesto, per cominciare a mettere a punto i piani di creazione di un "meccanismo di reazione rapida", di fronte ai cambiamenti nel Continente africano giudicati indesiderabili dalle potenze imperialiste occidentali. E' evidente la minaccia che tali azioni fanno pesare sui popoli africani e non soltanto su di essi». Tale sarebbe, a parere dei sovietici, la «forza dintervento inter-africana», che alcuni Paesi della Nato stanno mettendo a punto «con il fine di farne uno strumento dei grandi monopoli interessati alle risorse del continente». La normalizzazione dell'ex Congo belga, grazie al definitivo asservimento del regime di Mobutu, non sarebbe tuttavia ancora l'obiettivo finale degli occidentali. Questi, denuncia il documento, vogliono creare le condizioni necessarie a contenere prima e respingere poi la pressione popolare contro i regimi razzisti della Rhodesia e del Sud Africa. «Chi pone in pericolo la distensione non sono pertanto i patrioti della Namibia e dello Zimbabwe; sono invece coloro i quali vogliono soffocarne le aspirazioni ai più legittimi diritti di indipendenza, libertà ed eguaglianza». A conclusione, il documento esprime quello che è il monito sovietico nella situazione fin qui rappresentata: l'Urss ribadisce il proprio impegno a sostenere in Africa come altrove i governi ed i movimenti progressisti e di liberazione nazionale. Da questa affermazione di principio deriva l'altra che fissa i termini del buon diritto dell'Urss ad essere presente in Africa. Ciò che vale anche per una risposta a Carter. Per evitare ulteriori tensioni in Africa, l'Unione Sovietica auspica che siano «le forze imperialiste ad arrestare immediatamente la loro ingerenza nel Continente, negli interessi superiori della pace». Livio Zanotti