Il pci propone un piano per la chimica ma lo Stato dovrà trovare 1000 miliardi

Il pci propone un piano per la chimica ma lo Stato dovrà trovare 1000 miliardi Presentato alla stampa da Barca e Napolitano Il pci propone un piano per la chimica ma lo Stato dovrà trovare 1000 miliardi ROMA — II partito comunista non ritiene la chimica un settore in declino. L'hanno ribadito ieri i responsabili della politica economica del pei, Napolitano e Barca, sottolineando che, «a fianco di comparti da consolidare e ridurre è immediatamente possibile individuare i comparti di grande sviluppo anche occupazionale». I comunisti hanno voluto illustrare ai giornalisti le loro «proposte per un programma dell'industria chimica», proprio alla vigilia del Cipi, che sì riunirà questa mattina sotto la presidenza di Andreotti per un primo esame dei piani dì settore previsti dalla legge per la riconversione e la ristrutturazione industriale. Tra questi il più atteso è quello per la chimica, il cui dissesto ha raggiunto proporzioni allarmanti e insostenibili. Barca ha precisato che il programma del pei vuol essere una proposta da discutere e approfondire con il governo e le altre forze della maggioranza per predisporre un organico piano chimico che non sia la semplice razionalizzazione dell'esistente, ma che tenga conto di tutte le nuove possibilità. Barca ha poi aggiunto che il pei non esclude, in attesa che l'accordo possa diventare operativo e vista l'urgenza dei problemi, una soluzio¬ ne-ponte, accettando a tale riguardo la proposta del Cipi d'invitare le banche a garantire una manovra che renda possibile una saldatura tra i due momenti. Al tempo stesso si dovrà chiarire una volta per tutte, l'assetto della proprietà dei grandi gruppi chimici (in particolare Sir e Lìquichimica) anche perché il pei stima che lo Stato si vedrà costretto a sopportare un onere di circa 1000 miliardi per il risanamento di queste industrie. Barca ha chiarito che la partecipazione di Rovelli (Sir) e di Ursini (Liquichimica) alle due società dovrà essere strettamente collegata ai loro apporti: vale a dire, tanto immetteranno nelle nuove società, tanta sarà la loro partecipazione. La soluzione di riassetto proposta dal pei per la Sir prevede in particolare che la ricapitalizzazione avvenga attraverso un consorzio bancario guidato dall'Imi. A Rovelli può essere lasciata una partecipazione al capitale e alla gestione ma la responsabilità amministrativa sarà dell'Imi che favorirà il sorgere, accanto a Rovelli, di un rinnovato gruppo imprenditoriale. Per la Liquigas invece, la cui ricapitalizzazione dovrà avvenire attraverso un consorzio guidato dall'Icipu, il vecchio gruppo proprietario (Ursini) dovrà essere estromesso e l'Icipu curerà il formarsi di un nuovo gruppo imprenditoriale. Il diverso orientamento del pei nei confronti di Ursini e Rovelli è motivato, ha detto Barca, dalla constatazione che l'attività del primo ha caratteristiche puramente finanziarie, mentre a Rovelli viene riconosciuta una maggiore caratterizzazione imprenditoriale. Il programma chimico del pei è articolato in sette capitoli: chimica primaria, chimica derivata, chimica secondaria, ricerca rapporti con i settori utilizzatori, struttura del settore e politica comunitaria, riassetto dei grandi gruppi chimici e costi. In quest'ultimo capitolo il documento valuta il costo nel triennio delle operazioni di risanamento delle imprese chimiche private in circa 450 miliardi per la ricerca, 1700 miliardi per la ricapitalizzazione delle aziende e 2300 miliardi per ì mutui. A carico dello Stato andrebbero 450 miliardi di lire per interventi diretti (attraverso Anic e Sogam) delle ricapitalizzazioni, cui va aggiunto l'onere per gli sgravi fiscali sulle ricapitalizzazioni effettuate dai consorzi bancari; 250 miliardi per la ricerca; 210 miliardi annui per contributi sugli interessi dei mutui. Il tutto, per circa mille miliardi. Le indicazioni del pei per la chimica possono riassumersi nei seguenti punti: 1) il programma di settore deve partire dalla situazione di fatto e «farsi carico del problema dei livelli occupazionali come di un problema che nel piano deve trovare risposta anche se non solo all'interno del settore»; 2) va capovolta la logica seguita nel passato dalle imprese e dallo Stato. A tal fine va introdotto il concetto di area petrolchimica integrata che indichi non soltanto una determinazione geografica ma la necessità di una coerenza complessiva tra dimensione dell'insediamento, produzioni installate, servizi, infrastrutture. 3) Le aree chimiche devono rappresentare oggettivamente un polo di promozione per la piccola e media impresa, assicurando, tra l'altro, migliori condizioni di economicità negli approvvigionamenti. 4) Si dovranno, infine, affrontare i necessari processi di razionalizzazione dentro un'ipotesi dì cambiamento dell'attuale struttura petrolchimica che preveda meccanismi di correzione nel rapporto tra Nord e Sud, tra chimica primaria e secondaria, tra chimica e settori utilizzatori. e> p#

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