L'ex Movimento studentesco vuole distinguersi da tutti gli altri gruppi a sinistra dei comunisti di Marzio Fabbri

L'ex Movimento studentesco vuole distinguersi da tutti gli altri gruppi a sinistra dei comunisti Milano: congresso tra quadri di Marx, Lenin, Stalin, Mao L'ex Movimento studentesco vuole distinguersi da tutti gli altri gruppi a sinistra dei comunisti NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE MILANO — Per sei giorni, da sabato a giovedì, il Movimento lavoratori per il socialismo, già Movimento studentesco, ha tenuto il suo congresso sotto quattro bandiere rosse e i ritratti allineati di Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao. I primi ad essere stupiti dell'interesse suscitato nelle altre forze politiche della sinistra sono gli stessi dirigenti. Faticano a nascondere la soddisfazione quando elencano le delegazioni che sono intervenute: pei e psi con i rispettivi movimenti giovanili, radicali, pdup, democrazia proletaria. Federazione lavoratori metalmeccanici, Cristiani per il socialismo, 15 movimenti di liberazione di vari Paesi e un telegramma di saluto di Benvenuto, segretario generale della Uil. C'è chi, nell'area della nuova sinistra, ha visto riconoscimenti ufficiali e, soprattutto in quello del partito comunista, il pagamento di una cambiale rilasciata in bianco negli ultimi 18 mesi quando sulle spalle dell 'MI s è poggiato tutto il peso di controbilanciare l'offensiva dell'autonomia operaia nelle scuole. In quei giorni l'accusa è stata di «picchiatori», naturalmente respinta: «Noi siamo per un dibattito aperto e civile. Certo non accettiamo provocazioni» , è la risposta. L'impressione che l'Mls ha voluto dare di sé è quella di un solido apparato: «Organizzazione è democrazia», dicono. I 372 delegati (197 del Nord, 52 del Centro e 123 del Sud e delle Isole) rappresentano 9034 iscritti di 451 sezioni (40 a Milano, due all'estero, Liegi e Wiesbaden, tra gli emigrati). Il 67 per cento degli iscritti sono lavoratori, tutti aderenti a uno dei sindacati confederali e la maggioranza relativa (35 per cento) è tra i 25 e i 35 anni. Rispetto alla provenienza politica il 65 per cento milita per la prima volta in una formazione, il 10 per cento viene dal pei e gli altri dalle varie formazioni dell'ultra sinistra. L'Mls non può contare su nessuno dei 5 deputati eletti nel cartello di «Democrazia proletaria» nel '76, ma ha 82 consiglieri comunali, ripartiti soprattutto al Nord. I lavori sono stati aperti dal segretario nazionale del movimento, Luca Cafiero, il quale nella sua relazione si è soffermato particolarmente sui due nodi centrali della nostra società, contratti e democrazia, dai quali deriva la collocazione centrale del sindacato come organizzazione di massa dei lavoratori. Ma, al di là delle enunciazioni teoriche più o meno brillanti, l'Mls con questo congresso ha accentuato il fossato che progressivamente, di fatto, lo va a dividere dalle altre forze alla sinistra del pei. Si parte dalla considerazione che le sinistre se non tornano all'opposizione ci saranno ricacciate, dal fallimento «inevitabile» del compromesso storico che sprigionerà nuove forze. Ed è su queste che conta l'Mls, pur senza volere un crollo del pei che sarebbe un suicidio. L'opposizione, dicono al congresso, deve essere «sui problemi» per acquistare di credibilità: «La nuova sinistra — dice il segretario nazionale Luca Cafiero — deve uscire dal ghetto dei convinti e degli eguali, altrimenti si autoelìminerà. Dobbiamo aprire un confronto con tutte le forze realmente democratiche e progressiste. Abbandonare gli sterili sloganismi e affrontare quello che è oggi il problema decisivo: la difesa della democrazia e persino degli spazi di democrazia borghese». Quindi non ci si deve limitare a registrare lo scontento che pure esiste, ma partendo dalla classe operaia, obiettivamente rappresentata oggi in Italia dal sindacato, elaborare un progetto politico. Ed è su questo, diviso in 140 tesi su vari argomenti, e su un programma di opposizione che il congresso si è pronunciato. «Ciò non vuol dice cercare di fare proselitismo — dice un dirigente —, perché sarebbe una cosa sciocca, ma acquisire un'immagine precisa da mostrare ai milioni di persone che in Italia si muovono sui contenuti». Gli elementi per un programma d'opposizione scendono nei dettagli su decine di argomenti specifici. Da temi di ampio respiro, come la politica estera italiana, la questione meridionale e la scuola, alla condizione degli anziani o questioni ancor più specifiche come le istituzioni musicali e teatrali. Il dibattito congressuale non è parso molto vivace, tanto da accreditare la voce di burocratismo mossa da altre forze meno organizzate. «Più organizzazione — rispondono • - è uguale a più dibattito e cioè a più democrazìa. Forze meno organizzate, come i radicali, ad esempio, possono sembrare più democratiche, ma in realtà le decisioni le prende sempre lo stesso gruppo ristretto di persone». «Da noi — dice un altro — non c'è la crisi esistenziale del militante perché non c'è fallimento del progetto politico». Nuovo partito all'orizzonte dunque? «Forse — confessano — ma i tempi si misureranno in lustri, non in anni». Marzio Fabbri

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