Sentenza libera dalle emozioni di Clemente Granata

Sentenza libera dalle emozioni Sentenza libera dalle emozioni TORINO — « In nome del | popolo italiano la corte d'assise di Torino ha pronunciato la seguente sentenza. Riconosce Curcio Renato colpevole dei reati a lui ascritti in rubrica e lo condanna alla pena complessiva di anni 15 di reclusione; riconosce Bassi Pietro colpevole dei reati a lui ascritti in rubrica e lo condanna alla pena complessiva di anni 15 di reclusione... Bertolazzi colpevole... Franceschini colpevole... Ferrari colpevole... Semeria colpevole... Lazagna colpevole... Levati colpevole...». Le ore 16,20 di ieri nell'aula dell'ex caserma Lamarmora. Un pomeriggio afoso con il cielo gravido di nubi e di foschia. La voce lenta, incrinata dalla stanchezza e forse dall'emozione, il presidente Guido Barbaro legge il verdetto contro la «banda armata denominata Brigate rosse» accusata anche di tre sequestri (Labate, Amerio, Sossi), di rapine e furti. Centotré giorni di processo per 46 imputati di cui 15 detenuti e tre latitanti, 54 udienze e ora, assenti i brigatisti detenuti, l'atto conclusivo di uno storico processo svoltosi tra mille difficoltà, ma nel sostanziale rispetto delle norme dello Stato di diritto: la miglior risposta contro gli eversori del sistema democratico. Le condanne, come vedremo tra poco, appaiono più articolate rispetto alle richieste del pubblico ministero, dott. Moschella, ma grosso modo, ad eccezione della posizione di Buonavita e di Ognibene, riconosciuti semplici partecipanti e non organizzatori della banda armata, rispecchiano l'impostazione data dalla procura della Repubblica, benché gli anni complessivi di carcere siano inferiori. E rispecchiano anche le linee generali dell'istruttoria del dottor Caselli. Vediamo nel dettaglio la sentenza: a) nucleo «storico» delle Br: Curcio 15 anni; Bassi 15 anni; Bertolazzi 14 anni e 9 mesi; Franceschinl 14 anni e 6 mesi; Ferrari 13 anni; Buonavita 9 anni e 600 mila lire di multa; b) nucleo «milanese» delle Br: Semeria e Paroli 10 anni; Lintrami 9 anni e 6 mesi; Ognibene 8 anni; Basone e Isa 6 anni; Nadia Mantovani e Guagliardo 5 anni; c) avvocato Glovan Battista Lazagna: riconosciuto organizzatore di banda armata con la qualifica di capo, 4 anni con le attenuanti generiche; d) gruppo di Borgomanero: Levati 6 anni, Borgna 3 anni; e) gruppo del latitanti: Gallinari 10 anni; MIcaletto, Moretti, Pisetta, 5 anni; Savino 4 anni; f) altri partecipanti alla banda armata: Farioli 7 anni; De Ponti 5 anni; Carnelutti e Giacomo Cattaneo 4 anni; Legoratto 3 anni; Muraca e Raffaele 2 anni e 3 mesi. Assolti con formule varie, da quella dubitativa a quella piena; Caldi, sindacalista di Borgomanero; Annamaria Bianchi; Maria Carla Brioscrii ; Cesarina Carletti («nonna Mao»); Francesco Cattaneo; Marinella Gassa; Maria Grazia Grena; Annamaria Pavia; Ravinale; Sabatino; Sangermano; Saugo; Taiss; Vho; Zola; Antonio Morlacchl. Per Fabrizio Pelli, brigatista detenuto, la corte ha disposto lo stralcio della sua posizione; l'imputato sarà giudicato a parte. Nadia Mantovani e Vincenzo Guagliardo, riconosciuti colpevoli di semplice partecipazione potranno essere rimessi in libertà già questa mattina per decorrenza dei termini della carcerazione preventiva. Complessivamente la corte ha condannato 29 imputati infliggendo 210 anni di carcere e tre mesi di reclusione e ha assolto 16 imputati. Il pubblico ministero Moschella aveva proposto 32 condanne per complessivi 251 anni e 14 assoluzioni tra cui quella di Pelli. Venti minuti di lettura, nel silenzio più assoluto e in una atmosfera carica di tensione, specie nel reparto riservato al pubblico, dove si trovano alcuni parenti dei brigatisti detenuti. Sono in azione le cineprese delle due reti televisive nazionali e di sei televisioni estere. Il gruppo degli avvocati, in piedi davanti a Barbaro, è folto. La moglie dell'avvocato Riccardo Borgna, condannato a tre anni, si abbandona a un pianto sommesso. Barbaro raccoglie il fascicolo con il dispositivo della sentenza, una trentina di cartelle, e seguito dal giudice a latere Mitola e dagli altri sei giurati lascia l'aula. n sipario cala sul primo atto di questo processo. Gli imputati ricorreranno in appello, il pubblico ministero Moschella non ha ancora deciso, ma pare orientato verso il no. La corte si era riunita alle 11,42 di lunedì scorso. Da quel momento si era iniziata la lunga attesa della decisione della camera di consiglio, attesa che si è protratta per oltre quattro giorni. Discussione estenuante, sia per la gigantesca mole del procedimento che ha visto riunite in un'unica sede ben sette istruttorie, sia per le delicate questioni di fatto e di diritto che la vicenda giudiziaria comportava. Il segno che il verdetto, nel suo tessuto fondamentale, era stato predisposto si è avuto ieri mattina attorno alle 10. Due ore dopo il giudice a latere Mitola ha incominciato a battere a macchina il dispositivo della sentenza, mentre la vigilanza attorno all'ex caserma Lamarmora veniva intensificata. Poi alle 14,30 le porte dell'aula si sono aperte e hanno incominciato ad affluire avvocati, giornalisti, pubblico. E gl'imputati detenuti? Erano attesi di momento in moento, ma alle 15, quando due furgoni sono andati a prelearli alle «Nuove», hanno dichiarato di rinunciare alla presenza in aula. Alle 16,05 tre squilli di campanello, poi un altro suono prolungato e alle 16,17 è comparso Barbaro seguito dagli altri componenti della corte. Tutti con il volto stanco e teso. Abbiamo parlato di sentenza più articolata rispetto alle richieste del pubblico ministero. Per il dottor Moschella la prova della costituzione della banda armata di cui erano accusati tutti i componenti del nucleo « storico » implicava in modo pressoché matematico anche la prova degli specifici reati di sequestro e di rapina. La banda armata cioè era un qualcosa che trascinava inevitabilmente con sé anche gli altri comportamenti delittuosi. I giudici invece hanno voluto esaminare caso per caso, imputato per imputato, se esisteva o no la sicurezza della partecipazione al sequestro X o alla rapina T. E, per esempio, ne hanno tratto la convinzione che Alfredo Buonavita non solo non può essere giudicato responsabile dei sequestri, ma neppure organizzatore della banda armata, bensì semplice partecipante. Adesso è l'ora dei commenti. Brevemente diciamo questo: le condanne possono essere considerate sostanzialmente equilibrate. Non era possibile applicare pene di gran lunga maggiori perché all'epoca dei fatti contestati agli imputati (sino al 1974) la legge prevedeva ad esempio per i rapimenti sanzioni inferiori alle attuali e la legge penale non è retroattiva. Teniamo inoltre presente che sangue e assassinii sono rimasti fuori dì quest'aula. Né i giudici potevano ispirarsi a criteri di «vendetta» o lasciarsi comunque influenzare da situazioni emotive. Sarebbero stati comportamenti in contrasto con lo spirito democratico. Clemente Granata

Luoghi citati: Borgomanero, Torino