La feroce iniziativa Br ha trovato impreparati i nuovi servizi segreti di Fabrizio Carbone

La feroce iniziativa Br ha trovato impreparati i nuovi servizi segreti Genova: si poteva evitare il delitto? La feroce iniziativa Br ha trovato impreparati i nuovi servizi segreti ROMA — Come si combatte il terrorismo e l'eversione, che ha molte sigle ma poche centrali, in un paese democratico? In che modo si neutralizza un'organizzazione ramificata, ohe mostra una immagine « efficiente » di sé, soprattutto perché colpisce a tutti i livelli e sceglie le proprie vittime nella realtà sociale diversificata di un Paese libero (partiti, sindacati, funzionari pubblici e privati)? Lo scossone, provocato dall'assassinio di un funzionario di polizia a Genova, rivendicato dalle Br, un preoccupante ritorno alla realtà, per chi pensava che la criminalità politica si fosse improvvisamente autodistrutta, dimostra chiaramente come impreparazione, insufficienza, sottovalutazione del problema siano le gravi carenze della macchina repressiva dello Stato a difesa dei cittadini e delle istituzioni. Ne parliamo con uomini della Digos e del Sisde, anche a livèllo di « base », per sapere quali possibilità concrete esistano per stroncare una spirale di violenza che una enorme maggioranza di italiani non vuole, non capisce e non accetta. C'è diffusa la sensazione — ed è bene che il cronista la riporti — che le tante etichette del terrorismo coprano in realtà un'occulta «società anonima» ohe programma l'eversione, usando come coperture quelle bande disperate, estremiste, violente e settarie, che teorizzano e praticano la « giustizia proletaria » a colpi di tritolo, pistola e molotov (a Roma i «Tiburtaros» sono i « tupamaros » del quartiere periferico del Tiburtino) e la cui proliferazione dovrebbe essere oggetto di attento esame e di autocritica da parte di tutta la sinistra (dal psi a Lotta Continua). Cosi, la prima domanda ai responsabili deU'ordine scavalca i preamboli. Chiediamo: le Brigate rosse, seguendo il filo logico della loro attività, dovrebbero a questo punto lavorare alla pubblicazione del loro « quaderno trimestrale» (il sesto). Nel dicembre del '77 diffusero quello in cui si faceva cenno all'agguato contro Carlo Casalegno; durante il rapimento Moro allegarono a un volantino la « risoluzione strategica », datata febbraio '78; ora siamo alla scadenza e le Br dovrebbero mettere in circolazione atti o estratti dell'infame « processo » allo scomparso presidente della de. Avete messo sotto controllo tipografie di quartiere (tipo quella dove lavorava Enrico Triaca)? Ci sono indagini in questa direzione? Abbiamo avuto una risposta fumosa. Eppure tra le tante mosse (o azioni criminali) dei terroristi questa è la più ovvia e scontata su cui puntare, per una indagine tipica dei « servizi di sicurezza ». Quando il tema si allarga all'operatività del Sisde, alle funzioni della Digos, al numero di uomini a disposizione delle centrali repressive, si ottengono risposte vaghe e quasi rassegnate. Riaffiorano i discorsi sull'incompatibilità storica di lavorare insieme tra agenti di ps, carabinieri e Guardia di finanza e si ha netta l'idea che esista ancora una struttura vecchia e burocratica, coi passaggi di ordini da una gerarchia all'altra, con paura di assumersi responsabilità non dovute all'ufficio, di prendere iniziative che non siano approvate dai superiori e dal potere politico. Ci dicono che un mese di vita istituzionale dei nuovi servizi (il Sisde è dal 22 maggio scorso l'unione di una parte del vecchio Sid con l'Sds di Emilio SantiOlo) non è sufficiente a riorganizzare la catena degli informatori e degli « infiltrati » nelle strutture che si ipotizza possano nascondere uomini dediti alla pratica del terrorismo. Nel '68, e dopo, c'erano uomini dell'ufficio politico nelle assemblee universitarie (e ce n'era uno anche nel piccolissimo circolo anarchico di Pietro Valpreda). Le informazioni furono sfruttate male e le bombe scoppiarono prima sui treni, poi nelle banche e nelle piazze (e le sigle di allora si dimostrarono coperture di una strategia oggi abbastanza scoperta). Ora ci sono le Brigate rosse (quasi imprendibili) e gli attentati giornalieri con etichette che parlano sempre di « comunismo», di «formazioni proletarie », di « unità combattenti rivoluzionarie ». Le statistiche parlano di 300 azioni eversive di ogni tipo al mese in media. Quelle non pubblicate e che si riferiscono ai risultati delle indagini di polizia sugli autori dei crimini sono spaventose: siamo all'80 per cento di reati impuniti. Non sono solo i brigatisti a scomparire, ma anche i « tombaroli » a mezzo servizio, quelli che non vivono la clandestinità. Parla un agente di polizia che è entrato da poco nella Digos (ha fatto lui la domanda). Prima stava nell'Sds di Santillo e poi era stato trasferito al servizio scorte. Crede nel lavoro che fa, ma si sente quasi impotente: « Tra gli agenti di polizia c'è la vo¬ lontà di sacrificarsi. E' cambiato il rapporto tra noi e i cittadini, c'è maggior collaborazione. Ma la struttura è vecchia. La maggioranza di noi vive la sua giornata nei pullman, negli autoblindo, oppure schierati a lato di una piazza durante manifestazioni politiche, sindacali. Presidiamo, ecco la verità. E sui tavoli si accumulano le pratiche delle indagini: una bomba al giorno, un incendio doloso. Sono pochissimi ad occuparsene ». Dalle piccole alle grandi investigazioni il panorama è nero. La riforma dei servizi di sicurezza c'è stata solo sulla carta. Quella della polizia non arriva e le scadenze fissate vengono deluse. Il pei insiste sull'importanza di una polizia democratica e parla di « boicottaggio » anche all'interno della maggioranza dell'attuale governo. I sindacati Cgil-Cisl e Uil ormai da anni si battono per la sindacalizzazione (senza sciopero) e per il riordinamento dei dipendenti del ministero degli Interni. Certo è che la riforma è osteggiata, la sindacalizzazione vista come un « pericolo ». Ma è altrettanto vero che la struttura così com'è deve essere cambiata. Fabrizio Carbone

Persone citate: Carlo Casalegno, Emilio Santiolo, Enrico Triaca, Pietro Valpreda, Santillo

Luoghi citati: Genova, Roma