La riforma della sanità approvata alla Camera di Gianfranco Franci

La riforma della sanità approvata alla Camera Ora deve essere votata dal Senato La riforma della sanità approvata alla Camera I voti in favore (de, pei, psi e psdi) sono stati 322 - I "no" sono stati 62 (pli, dp, dn e msi) - I repubblicani astenuti - Il ministro Tina Anselmi ha dichiarato: "E' uno strumento di crescita civile" ROMA — Con 322 voti favorevoli, 61 contrari e 6 astenuti, la Camera ha approvato ieri, con una lunga e faticosa «volata finale», la riforma sanitaria che passa ora al Senato per il voto definitivo. Hanno votato a favore democristiani, comunisti, socialisti e socialdemocratici; contro, liberali, demoproletari, demonazionali e missini mentre i repubblicani si sono astenuti. Cavallo di battaglia, da almeno un decennio, nei programmi di governo e nelle polemiche fra i partiti, la riforma sta dunque per venire alla luce completando, con l'istituzione del servizio sanitario nazionale, il vasto quadro tracciato quattro anni or sono con il passaggio alle Regioni della assistenza ospedaliera e la messa in liquidazione degli enti mutualistici. Il provvedimento, presentato nel mezzo dell'anno scorso dall'allora ministro Dal Falco, ha richiesto 14 mesi di lavoro e 80 sedute di commissione. Rivoluziona totalmente l'assistenza sanitaria, applicando il principio costituzionale del diritto dei cittadini alla salute. I pilastri della riforma riguardano la globalità delle prestazioni, l'universalità dei destinatari, l'eguaglianza di trattamento, il rispetto della dignità e della libertà della persona, la partecipazione dei cittadini alla organizzazione e alla gestione dei servizi, la governabilità economica del sistema sanitario. Ed anche la «filosofia» da cui la legge muove è del tutto diversa. Si passa cioè da un sistema mutualistico di copertura del rischio economico ad un altro che tende anzitutto ad eliminare preventivamente rischi personali e sociali di danno alla salute. Commentando il voto della Camera, il ministro della Sanità, Tina Anselmi, dando atto alle forze politiche della determinazione con cui hanno lavorato, « sconfiggendo qualsiasi intendimento di rinvio o di slittamento della riforma», ha affermato che la legge è di portata così ampia da essere un potenziale strumento di crescita civile della società e di stabilizzazione economica se, alla volontà del Parlamento, farà riscontro «la responsabilità e sollecita attivazione degli organi regionali e locali». L'impegno del governo è ora quello di fare in modo che la riforma entri in vigore col 1" gennaio 1979, anche nel caso in cui il Senato decida di apportare qualche modifica. Rispetto al testo originario, quello approvato ieri dalla Camera è notevolmente diverso. Elaborato in commissione sulla base delle intese raggiunte fra i gruppi della maggioranza, è stato ulteriormente e ampiamente modificato durante il dibattito in aula. Anche se sono state accolte diverse loro proposte, in tema di programmazione e controllo della spesa sanità- ria, i repubblicani non sono tuttavia andati al di là della astensione, mantenendo riserve su altri aspetti della riforma. La legge si divide in tre parti: la prima definisce il modello istituzionale del servizio sanitario nazionale, nei tre livelli centrale, regionale e locale; la seconda fissa le procedure di programmazione e i provvedimenti necessari per creare il servizio sanitario; la terza è dedicata al periodo di transizione dall'attuale sistema al nuovo. Allo Stato competerà, naturalmente, fissare le norme per assicurare condizioni e garanzie uguali per tutti con la programmazione sanitaria nazionale e l'indirizzo ed il coordinamento delle attività regionali. Sempre a livello centrale, sono previsti importanti organi di consulenza o tecnico-scientifici. Le regioni legifereranno invece nel quadro dei principi generali fissati dallo Stato, faranno programmi regionali, localizzeranno i presidi, organizzeranno le unità sanitarie locali, ripartiranno risorse umane ed economiche ed eserciteranno controlli. La responsabilità politicogestionale della attuazione dei compiti del servizio sanitario nazionale è riservata ai Comuni mentre l'effettiva erogazione dei servizi di prevenzione, di cura e di riabilitazione è affidata alle unità sanitarie locali. La legge codifica anche le prestazioni erogabili, sancisce la libera scelta del medico da parte del malato e i rapporti con gli istituti convenzionati. Per quanto riguarda lo stato giuridico ed economico del personale, il governo è stato delegato ad emanare norme che assicurino un unico ordinamento per tutto il territorio nazionale. Uguale attenzione è stata dedicata allo stato giuridico dei medici ai quali viene garantito il diritto all'esercizio della libera professione, nei lìmiti e nei modi stabiliti da ciascuna regione. Di particolare rilievo sono infine le norme dedicate ai controlli sulle unità sanitarie locali, alle modalità di impegno e dì contabilizzazione delle risorse finanziarie e, più in generale, al finanziamento del servizio sanitario nazionale e alla ripartizione dei fondi tra le regioni. Gianfranco Franci

Persone citate: Tina Anselmi

Luoghi citati: Roma