Governo e Camere in ritardo per l'economia e le riforme di Emilio Pucci

Governo e Camere in ritardo per l'economia e le riforme Il "problema Quirinale" frena i programmi Governo e Camere in ritardo per l'economia e le riforme ROMA — Il serrato dibattito sul dopo-Leone e le imminenti « presidenziali » rischiano di paralizzare, con rinvii a catena, l'attività del governo e del Parlamento in campo economico, proprio quando il grave stato di crisi richiederebbe un'adeguata e tempestiva terapia d'urto. Le prime avvisaglie in questo senso non mancano. Il « supervertice » tra Andreotti e i segretari dei cinque partiti della maggioranza sui problemi relativi all'applicazione del programma è stato rimandato da domani a martedì 27 giugno. Lo spostamento ha due precisi motivi: gli impegni per la campagna elettorale nel Friuli-Venezia Giulia e l'opportunità, come ha spiegato il sottosegretario Evangelisti, di evitare che, a giochi ancora aperti per la scelta del nuovo capo dello Stato, un « summit » tenuto domani mettesse da parte l'economia a favore del problema politico. In un primo momento si era addirittura pensato di cancellare il « supervertice » economico, ma l'ammonimento comunista a « non bloccare tutto » ha portato ad un ripensamento. Per le stesse ragioni Evangelisti ha precisato che il governo in linea di massima rispetterà gli altri impegni fìssati per la settimana. Sabato 24 giugno, ad esempio, si terrà la riunione del Cipi (il Comitato interministeriale per la programmazione industriale) nel corso della quale saranno presentati i piani di settore con le relative scadenze, chimica, siderurgia, Mezzogiorno, agricoltura. Prima di sabato sono previste riunioni, allargate forse agli esperti dei par- ! titi, dei ministri competenti sul Mezzogiorno e sull'edilizia. Anche il Consiglio dei ministri sarà regolarmente convocato venerdì mattina. Nonostante i buoni proponimenti, si ha tuttavia l'impressione che, con l'avvicinarsi delle votazioni per la poltrona del Quirinale, all'economia sarà riservato uno spazio sempre più marginale. Nelle stesse condizioni si trova il Parlamento che non potrà rispettare, a causa dei numerosi provvedimenti all'esame, diverse scadenze di fine giugno. E' dato ormai per scontato, infatti, lo slittamento della riforma sanitaria e della legge sull'equo canone che porterà ad un'ennesima proroga (non importa se di breve durata) del blocco dei fitti. Di qui al 29 giugno, poi, Camera e Senato dovrebbero discutere e possibilmente votare le leggi per l'agricoltura, l'edilizia e l'occupazione giovanile; la riforma della scuola secondaria superiore; la nuova legge sull'ordine pubblico, in sostituzione della «Reale»; ed altri provvedimenti ancora. Un'impresa, come si vede, impensabile. A complicare le cose, c'è l'acuirsi della polemica sindacale con l'avvicinarsi della stagione dei rinnovi contrattuali. La federazione unitaria, pur avendo assunto da qual¬ cne che tempo un atteggiamento negativo verso la strategia del governo, è lo stesso incalzata dal «mugugno» dei metalmeccanici. Di conseguenza, quando la delegazione del Fondo monetario internazionale arriverà a Roma alla fine del mese si troverà di fronte ad un quadro economico piuttosto dimesso. Ecco spiegato l'affanno del ministro de) Tesoro, Pandolfi, a voler mettere a punto entro giugno le linee di una strategia globale per il resto del 1978 e per tutto il 1979, da confrontare, prima delle vacanze con le forze politiche e sociali, in modo da poter già essere avviata in autunno. Solo cosi, sostiene Pandol fi, si potrà scongiurare il pericolo di veder balzare nel 1979 il deficit del settore pubblico allargato oltre i 42 mila miliardi di lire, una cifra ci porrebbe automaticamente fuori dall'Europa e dalle economie industrializzate. D'altra parte, il Fondo monetario internazionale ha già fatto sapere che questa sarà l'ultima prova di appello: buona parte degli obiettivi per il 1978 sono saltati (primo fra tutti il contenimento del deficit pubblico entro la soglia «invalicabile» dei 24 mila miliardi); se ora la stessa cosa dovesse ripetersi anche il prossimo anno, gli organismi internazionali, per forza di cose, si vedrebbero costretti a sospedenre qualsiasi comprensione. Ci si chiede a questo punto sino a che cifra si dovrà scendere nel 1979 rispetto ai 42 mila miliardi di previsione. Con le autorità creditizie internazionali si è già convenuto di scendere a una cifra inferiore, in termini reali, a quella di quest'anno. Si dovrebbe andare, cioè, sotto i 26-28 mila miliardi di lire, con un taglio della spesa pari ad almeno 14 mila miliardi, quasi il doppio di quella del 1978. Un taglio così brusco richiede la messa a punto, in tempi estremamente rapidi, di interventi strutturali capaci di incidere realmente sui « nodi» della crisi. Un difficile compito non certo facilitato dalle distrazioni per le «presidenziali». Emilio Pucci

Persone citate: Andreotti, Evangelisti, Pandolfi

Luoghi citati: Europa, Friuli, Roma, Venezia Giulia