Un pri quasi laborista in concorrenza col psi di Alberto Rapisarda

Un pri quasi laborista in concorrenza col psi Intervista al segretario Biasini Un pri quasi laborista in concorrenza col psi ROMA — Rinviato più volte e, alla fine, convocato quasi a malincuore in un momento difficile per il Paese, con la sensazione di compiere un atto statutario dovuto, il trentatreesimo congresso del partito repubblicano si è concluso invece domenica scorsa con una serie di importanti novità. Il distacco di Ugo La Malfa dalla politica attiva nel partito, dopo tredici anni di incontrastata presenza carismatica, porta con sé una serie di conseguenze che potranno apprezzarsi probabilmente nel prossimo futuro, ma che sono già abbozzate negli atti conclusivi del congresso. Si chiude la fase in cui il partito si identificava con lo spirito aristocratico ed intransigente di La Malfa; comincia lo sforzo del pri per darsi una organizzazione che stia alla pari di quella dei partiti di massa. In particolare, il partito repubblicano cerca di porsi come concorrente del nuovo psi lanciato da Bettino Craxi al congresso di Torino. Proponendo questa strategia, il segretario uscente, Oddo Biasini (che sarà riconfermato dal consiglio nazionale eletto dal congresso), ha riunito attorno a sé la quasi totalità del partito, compresa la sinistra. All'opposizione è rimasta solamente la destra di Bucalossi - Ungari, la quale ha raccolto meno del 7 per cento. Biasini è molto soddisfatto del successo ottenuto al congresso, più ampio del previsto. Con il «ritiro» di La Malfa — che resta comunque presidente del partito — il segretario è stato, tra l'altro, liberato dalla «tutela del padre», e godrà ora di maggiore libertà di movimento. Comunque, precisa Biasini, «non c'è stato parricidio». La Malfa ha deciso tutto da solo e, «al di là della buona fede inconfutabile della sua intenzione, dice ancora Biasini, ritengo che questo distacco potrà realizzarsi in una attenuazione di presenza sul piano organizzativo, ma non si tradurrà in un distacco totale dalla politica». Come sarà il pri del dopo-La Malfa? «Noi abbiamo previsto un tipo di gestione diversa. Abbiamo creato uno strumento statutariamente nuovo, il comitato di segreteria, perché è indispensabile una maggiore collegialità nella gestione del partito», spiega il segretario del pri. «Attraverso la collegialità della gestione che comprende la si- nistra, cercheremo comunque di mantenere il confronto in- terno sempre attivo». Questo nuovo pri tenterà di allargare i suoi consensi tra quei ceti medi sui quali puntano sia socialisti che comunisti. «Noi crediamo di avere particolari requisiti per far sì che quelli che abbiamo definito un tempo ceti emergenti, si riconoscano nel pri. Non abbiamo mai avuto impostazioni classiste. Siamo sciolti da questi vincoli. Crediamo di essere in un certo qual modo un laburismo italiano. Noi abbiamo guardato e guardiamo con grande interesse alla politica dei laburisti inglesi e della socialdemocrazia tedesca». Un pri visto come partito laburista italiano potrebbe dare fastidio un giorno al psi di Craxi. «Si, crediamo che questa concorrenzialità ci sia, perché il psi deve fare una scelta, una sorta di opzione prioritaria. E cioè, fino a quando persegue la politica di una articolazione della sinistra e pensa che il problema di fondo sia quello di un diverso rapporto con il pei, pensiamo che lo spazio del pri non si possa confondere con quello socialista». E aggiunge Biasini, polemico: «Se da parte di Craxi è legittimo il rifiuto di una logica di rapporti di egemonia e di grande fratello tra pei e psi, io ritengo legittimo che la stessa rivendicazione ci sia da parte del pri nei confronti del psi». In che modo il pri tenta di lanciare la sua sfida ai socialisti? «Ci serve un tipo di organizzazione più adeguata alla battaglia politica. Non deve più esistere l'organizzazione come un settore a parte del partito. Dobbiamo coordinare la presenza dei repubblicani negli organi istituzionali e giuridici, come i consigli di quartiere, i distretti scolastici, i sindacati. Diciamo che con La Malfa c'era una priorità assoluta della politica intesa come intransigenza dei principi. Noi la conserviamo come categoria morale da mettere a confronto con la nuova realtà del Paese». Si è detto che La Malfa, appartandosi dalla politica attiva proprio in questi giorni, si sia in realtà messo in gara per la Presidenza della Repubblica. Biasini non conferma e non smentisce. «Noi crediamo che oggi l'esigenza sia più che mai quella di portare un candidato che abbia dei requisiti di prestigio e di au torità morale, ma non in una contrapposizione di candida- ture che rispecchi condizioni [dì partito o di equilibri di partito. Bisogna cercare un candidato unico con il consenso di tutte le forze che si riconoscono nella Costituzione, dal plì al pei. La contrapposizione tra laici e cattolici o addirittura il richiamo degli equilibri politici (fatti dai socialisti, n.d.r.) sarebbe in un certo modo condizionare la scelta, che dovrebbe invece essere condizionata solo dall'autorità morale dell'uomo. D'altra parte, prima del 16 marzo, era pressoché unanime la candidatura di Moro, e Moro non era né dei cattolici né dei laici, né l'uomo della maggioranza contro le opposizioni. Per lui c'era il riconoscimento di un ruolo e di un prestigio personale. Io credo che ci dobbiamo attenere a questo criterio». Sarebbe allora favorevole alla candidatura di Zaccagnini? «Noi siamo favorevoli alla ricerca di un candidato che eviti le contrapposizioni». Che potrebbe essere La Malfa? «Per il momento io in testa non ho proprio nomi, di nessun genere», conclude Biasini. Alberto Rapisarda

Luoghi citati: Roma, Torino