I malati di cancro «abbandonati» prof. Matlì replica alle accuse

I malati di cancro «abbandonati» prof. Matlì replica alle accuse S. Giovanni, l'inchiesta sull'oncologico e sul betatrone I malati di cancro «abbandonati» prof. Matlì replica alle accuse "Per un mese, nel dicembre '75, c'è stato un allentamento nell'assistenza. Ma non è colpa mia. I pochi collaboratori volevano andare in vacanza e il personale era scarso" L'inchiesta della magistratura sui malati di cancro del San Giovanni è a una svolta importante, dopo il rapporto che 1 periti hanno inviato al giudice istruttore Maddalena. Nei prossimi giorni ci saranno novità e non è escluso che l'indagine venga estesa ad altre persone, con l'invio di nuove comunicazioni giudiziarie che si aggiungerebbero alle sei già firmate due anni fa, quando esplose il caso dei pazienti abbandonati nel reparto per circa un mese, senza ricevere un'assistenza adeguata. Al centro dell'attenzione degli inquirenti c'è sempre il prof. Giuseppe Matlì, responsabile, nel '75, della divisione oncologia del San Giovanni Vecchio. Sul conto del primario, il giudice istruttore che aveva avviato l'inchiesta, Mario Vaudano, aveva ipotizzato i reati di omissioni di atti d'ufficio, di lesioni colpose e di omicidio colposo. Il prof. Matlì era stato sospeso dall'amministrazione del San Giovanni per sei mesi, e allo scadere del provvedimento disciplinare era stato trasferito nel reparto di radiologia dell'Astanteria Martini, dove è tuttora in servizio. Il coso era esploso attorno al Natale del '75, quando 18 pazienti scrissero alla Regione una lettera che finì, per competenza, nelle mani del Procuratore della Repubblica. Essi lamentavano la disorganizzazione del servizio di assistenza e di cura e l'« indif¬ ferenza » del prof. Matlì e dei suoi collaboratori. A rendere più drammatica la denuncia fu anche la notizia che la divisione oncologia non disponeva di attrezzature adeguate e che il « betatrone », una costosissima apparecchiatura impiegata in tutti gli ospedali per la terapia dei tumori, era inutilizzato da anni. La storia del « betatrone », acquistato nel '70 e mai utilizzato per mancanza di tecnici, e la denuncia dei pazienti, avevano fatto traboccare il vaso già colmo delle polemiche che ora sono al vaglio della magistratura. A circa due anni dal giorno in cui il dott. Vaudano inviò le prime comunicazioni giudiziarie, le conclusioni della perizia non hanno fatto altro che confermare le dichiarazioni del giudice istruttore che definì il reparto un « ambiente kafkiano ». Le critiche dei periti alla conduzione del servizio sono pesanti, anche se escludono che vi sia un nesso tra la disorganizzazione e la morte di alcuni pazienti. Il prof. Matlì risponde a tutte le accuse citando alcuni passi del memoriale che ha consegnato al suo difensore, aw. Auberti, perché lo consegni al magistrato inquirente. Il professionista, ormai prossimo alla pensione sostiene di essere vittima della disorganizzazione generale che Io perseguita da quando ha avuto l'idea di dotare la divisione oncologica del San Giovanni Vecchio del « betatrone ». Afferma: «Negli ospedali la colpa è sempre del primario. E' un modo semplice per risolvere i problemi e scaricare sugli altri gli errori di gestione». Dalla denuncia dei pazienti, e da alcuni passi della perizia emerge che il prof. Matll ha «abbandonato» gli ammalati nei giorni precedenti e successivi al Natale del '75. Risponde: « E' vero, le festività ìianno provocato un allentamento del servizio, ma eia non vuol dire che nelle corsie non c'era nessuno. Comunque non è colpa mia se i collaboratori hanno voluto godere delle vacanze e se sono stato costret¬ to a ridurre o sospendere le terapie ». Chiediamo: «Perché non ha preso provvedimenti? Forse le vacanze autorizzano a ridurre la vigilanza? ». Risponde: «Dopo 40 anni di professione, dell'ammalato di cancro si conosce quasi tutto e se per un giorno non viene visitato, non accade nulla. Si dice che tutto è stato provocato dal braccio di ferro che c'era fra me e il personale. Può darsi, visto che ero accusato di essere un autoritario, ma una cosa è sicura: senza infermieri, medici e tecnici non si può far funzionare un istituto oncologico. Per questo motivo il "betatrone" è rimasto inutilizzato a lungo». Nel dossier inviato al magistrato ci sono alcuni documenti che destano perplessità. Sembra che nel reparto alcune persone senza laurea impiegassero le apparecchiature per fare diagnosi gratuite a parenti e amici. Conclude il prof. Matlì: « Episodi spiacevoli, cui ho posto fine nel '74 allontanando alcuni allievi». Emanuele Monta Il prof. Giuseppe Matlì

Persone citate: Giuseppe Matlì, Mario Vaudano, Matlì, Vaudano