Vigoroso appello di Ugo La Malfa per far uscire il Paese dalla crisi di Franco Mimmi

Vigoroso appello di Ugo La Malfa per far uscire il Paese dalla crisi "Canto del cigno,, del leader al Congresso repubblicano Vigoroso appello di Ugo La Malfa per far uscire il Paese dalla crisi Ha detto di non aspirare al Quirinale, tuttavia ha soggiunto: "Se la libertà e la democrazia fossero in pericolo, sarò pronto a mettere a disposizione fino all'ultimo briciolo le mie forze" ROMA — La Malfa ha parlato di tutto: di sé e del partito e della situazione politica cosi come si è venuta a determinare, in Italia, dal governo di Liberazione a oggi. Al congresso del pri, il suo discorso, durato due ore, è stato annunciato dagli applausi, punteggiato di applausi, congedato da applausi. Un discorso che lo stesso oratore ha definito suo «canto del cigno», e dunque non si potrà più dire che «La Malfa è il partito repubblicano». Ma proprio questo discorso, il suo larghissimo respiro, l'attesa che vi era per esso e l'accoglienza che ha avuto, confermano che l'identificare il partito repubblicano con La Malfa non è azzardato. E tuttavia, egli ha confermato il disimpegno dalla vita politica annunciato nei giorni scorsi. «Sarò un presidente...», ha detto, e nella pausa successiva si è inserita una voce che ha gridato: «Della Repubblica!» Ma La Malfa ha fatto un gesto di diniego e ha proseguito: «Solamente un presidente del partito. Da questo momento un ciclo è stato chiuso». Quanto vale il gesto di diniego di La Malfa? Qualcuno lo ha accostato a una frase successiva: «Io m'impegno — ha detto il leader repubblicano —: se qualche cosa di grosso mettesse in pericolo la libertà e la democrazia del Paese, ebbene, se in quel momento avrò ancora un briciolo di forse lo metterò al servizio della difesa della libertà e della democrazia». Il che, si è commentato, potrebbe avvenire appunto tra pochi giorni, per l'elezione del nuovo presidente della Repubblica, qualora la difficoltà di un accordo tra i partiti portasse l'Italia a vivere un momento, se non di pericolo, certo di vuoto politico e di tensione. LA Malfa è ripartito, si è detto, dal dopoguerra. Ha rivendicato al suo partito l'iniziativa di legare l'Italia all'Europa, ha rivendicato a se stesso la rinascita economica che derivò dall'apertura delle frontiere. Ha difeso il centrismo, che pose le premesse per il rinnovo del Paese, e ha ricordato come fu il pri a parlare di austerità avendo capito che la crescita confusa avrebbe portato a una crisi, 1 e ha accusato la sinistra di aver perduto la battaglia dell'occupazione, poiché il mondo del lavoro è senza giustizia, regno del corporativismo e delle sperequazioni. I progetti del pei e del psi? Additano le mete economiche e sociali, ma non gli strumenti per raggiungerle. e' venuta poi la volta dell'entrata dei comunisti nella maggioranza: «Molti sono propensi a regalarmi la tessera del pei, quando ne parlo, come già in passato accadde per il psi». E poi: «Soprattut¬ to in occasione del dopo elezioni del giugno 1976, quando parlai di ineluttabilità dell'incontro tra democristiani e comunisti, le critiche furono aspre, poi tutto si è verificato nel marzo del '78». E ha ricordato i sarcasmi sia del pei sia del psi quando in novembre egli parlò di inadeguatezza dell'azione di governo (voce dalla platea: «Dovevi apporti!», ma è stata l'unica contestazione). Nel ripercorrere il caso Moro — la morte del leader de¬ mocristiano, ha detto, è uno dei motivi del suo «distacco» dalla vita politica — La Malfa ha avuto un'altra frecciata per i socialisti (i quali, significativamente, non comparivano nel settore riservato alle delegazioni). Alludendo alla proposta del psi di cercare un contatto con le Br, egli ha ricordato la fermezza del pri che ha radici nel Risorgimento e nella Resistenza, e ha detto: «Certo Craxi queste radici non le deve sentire, ma un repubblicano sì». Quindi ha ricordato la mediazione di Moro per il nuovo governo, la necessità, per i repubblicani, di essere stimolo critico di questa maggioranza alla quale non è concesso di fallire. Così come non è possibile «gettare fuori» il pei, senza il cui apporto non si potrebbe cercare di attuare né la politica dei redditi né la strategia delle riforme. I socialisti devono pertanto giungere a un confronto con i comunisti. Poi, il degradamento morale del Paese. A corrompere la burocrazia, ha detto La Malfa, è stata la classe politica, Franco Mimmi (Continua a pagina 2 in sesta colonna) Roma. Ugo La Malfa durante il suo discorso al congresso repubblicano

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