Candidato cattolico o laico? Aperte le "grandi manovre"

Candidato cattolico o laico? Aperte le "grandi manovre" Mentre tutti dicono di augurarsi una "larga intesa,, Candidato cattolico o laico? Aperte le "grandi manovre" I socialisti sono per un candidato laico, come il psdi ed il pli - Berlinguer nega che esistano accordi preventivi con la de e dissidi col psi - Granelli ammonisce a riflettere: "E' necessario un presidente con larghissimo sostegno parlamentare e popolare" ROMA — Chiuso rapidamente il clamoroso capitolo delle dimissioni di Giovanni Leone, i partiti puntano adesso le loro carte segrete sulla scelta del nuovo Presidente della Repubblica e si preoccupano di attrezzai-si, in gran riserbo, alla battaglia politico elettorale che si inizierà giovedì 29 giugno alla Camera. E' la data stabilita dal presidente Ingrao per l'elezione del nuovo Capo dello Stato. Alle 16, nell'aula di Montecitorio, i 1011 «grandi elettori» (630 deputati, 323 senatori, 58 delegati regionali) incominceranno le votazioni. Nei primi due scrutini occorre la maggioranza dei due terzi, cioè 674 voti su 1011 elettori; per essere eletti, dal terzo scrutinio in poi basta la maggioranza assoluta, ossia 506 voti. L'augurio, che sale dal Paese, è che tutto si risolva presto anche per dimostrare che, esaurito il capitolo, si volta veramente pagina. Ma sin d'ora appare difficile che l'elezione presidenziale fili via liscia e rapida. Già si delineano con sufficiente evidenza i primi schieramenti, le prime sostanziose divergenze, come quella fra socialisti e comunisti, le prime difficoltà per giungere a una candidatura unica concordata da un ampio raggruppamento, e difficoltà interne ai singoli partiti per designare i rispettivi candidati. Orientamenti più chiari, meno oscuri, potranno aversi nella prossima settimana perché si riuniranno gli organi direttivi dei partiti, prima fra tutte la direzione della de, convocata per martedì 20 giugno. La de deciderà in questa sede i criteri dei contatti da avviare con i partiti dell'arco costituzionale per sondare la possibilità di un unico candidato. Ma la candidatura democristiana sarà appannaggio dei due gruppi parlamentari della Camera e del Senato. Altrettanto avverrà negli altri partiti, compreso quello comunista, come ha precisato ieri Berlinguer in un comizio a Trieste. Il punto di partenza, ripetuto da tutti i leaders della maggioranza, è che il miglior risultato delle trattative sarebbe una candidatura frutto di una larga intesa. Ma sorge un primo ostacolo. La de, il pei, il pri sono d'accordo e non sollevano problemi di qualificazione, per cosi dire «filosofica», dell'eventuale candidato unico, se sia cattolico o laico. Questa pregiudiziale, pur motivata con ragioni politiche, è non solo sollevata, ma eretta a barriera, da Craxi, il quale trova sostegno in Romita per il psdi, in Zanone per il pli: i tre partiti chiedono che il prossimo Capo dello Stato sia una personalità estratta dall'area laica, che socialisti e socialdemocratici specificano come «area laico-socialista». Craxi spiega sull'ovanti/ di oggi che non si tratta di pregiudiziali verso candidati cattolici, ma «dì problemi di equilibrio tra le forze politiche talmente evidenti da non richiedere neppure lunghe illustrazioni». Poiché si attribuisce al psi di opporsi a Zaccagnini, il leader socialista aggiunge che «il problema non riguarda le persone», ma la presenza nei vertici istituzionali dei partiti che reggono il sistema. Quindi Craxi pone la richiesta del psi sul Quirinale: e si dice che candidati siano De Martino, Pertini, Bobbio (che è sostenuto anche dai demoproletari, pare anche dai radicali, ma avversato dai comunisti). La de, conclude Craxi, non può «imporre come nel '72 un suo candidato... La questione è posta con sufficiente chiarezza e la de non può non avvertirla in tutto il suo rilievo... Il problema del Quirinale deve e può essere risolto in termini di incontro e non di scontro». Anche il vicesegretario del psdi, Longo, parla di necessità di «riequilibrio che tenga conto ai vertici dello Stato del maggior peso dei partiti dell'area socialista, ridando al psi e al psdi la forza che meritano nella direzione del Paese». E' dunque in atto, sulla scelta presidenziale, un'alleanza fra socialisti e socialdemocratici che, probabilmente, favorirà un'intesa più vasta e duratura. Occorre sempre ricordare che dietro la scelta del Capo dello Stato si gioca una partita politica di ben diversa portata: e cioè l'affermazione o il fallimento dell'accordo, per ora più programmatico che non politico, fra la de e il pei, temuti come partiti «egemoni» dalle forze politiche intermedie, che guardano con speranza alla riscossa del psi autonomo. Non a caso l'on. Bozzi (pli) dice: «Un accordo dc-pci, per l'elezione di un democristiano alla carica di Capo dello Stato, sarebbe un passo decisivo verso il compromesso storico». Sull'altro versante sono la de, il pei e il pri. Escludono la validità della disputa fra «laico» e «cattolico», escludono la tesi dell'alternanza pratica al Quirinale di un democristiano o di un laico. Sarà bene ricordare che il sen. Cossutta, personalità autorevole del pei, ha osservato a La Stampa: «Non vedo perché non possano prendersi in Lamberto Fumo (Continua a pagina 2 in quarta colonna)

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