Europa d'oro e sangue di Gianni Granzotto
Europa d'oro e sangue Europa d'oro e sangue Gianni Granzotto: «Carlo Magno», ed. Mondadori, 243 pag., lire 6000. «Non creda il lettore, nemmeno per isbaglio, che questa sia opera di storico» esordisce Granzotto nella nota introduttiva a questa sua seconda (la prima fu La battaglia di Lepanto) galoppata a ritroso nei secoli, che gli è valso uno dei cinque premi selezione del Campiello. Forse vuol distinguere se stesso, scrittore che sa porgere la materia in stile dilettevole, spesso affascinante, da coloro che considerano la storia una scienza per pochi? E' probabile; non occorre essere storici di professione per raccontare avvenimenti che interessano tutti. Lo dimostra Gianni Granzotto in questa «biografia» di Carlo Magno, un vasto e mosso affresco di quasi un secolo di storia, avvincente come il più ben congegnato romanzo. Granzotto è di quegli scrittori che affrontando temi concreti si documentano fino allo spasimo, magari visitando luoghi dell'azione, come appunto ha fatto lui. La storia di Carlo Magno è la storia della «prima Europa», un groviglio di interessi, intrighi, grandezze, miserie, efferatezze, santità che coinvolgono Franchi, Longobardi, il Papato, Bisanzio, l'Islam in guerre senza fine per il predominio in Europa ed in Oriente. Pagine che grondano sangue, crudeltà selvagge (quali le pagine sullo sterminio dei Sassoni), racconti di incredibile ferocia (l'imperatrice di Bisanzio, Irene, che fa accecare dinanzi a sé il figlio ribelle) formano trama e ordito di questo insanguinato tessuto della storia che Granzotto ci racconta con calibrato dosaggio degli effetti. Che cosa sarebbe accaduto in Italia se Carlo Magno non fosse venuto in soccorso del Papa debellando il regno longobardo? Forse la penisola sarebbe stata unificata dai longobardi e ci sarebbe stata una nazione italiana con mille anni di anticipo. Granzotto racconta con stile incisivo le guerre tra Carlo Magno e Desiderio, il re longobardo, dando il giusto rilievo agli episodi marginali. Il ripudio di Ermengarda, ad esempio, è contenuto nei pochi spazi che merita; un pretesto di guerra. Ma le pagine dedicate a Carlo nei viaggi a Roma, la sua incoronazione ad imperatore, la rivalità con Irene, la bellissima imperatrice, hanno giustamente ben più marcato rilievo. Gli anni senili dell'imperatore nella reggia di Aquisgrana, la fantastica, ultima caccia al cervo di Carlo Magno, son raccontati con tale forza di stile e di cattivante immaginazione che diventa arduo staccarsene. Con questo libro, ancora una volta, Granzotto insegna come si possa esortare con successo alle storie anche i lettori più diffidenti e pigri. Francesco Rosso Carlo Magno (Anonimo del XV Secolo; Manta, Saluzzo)
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