Tragedia e apocalisse di Guido Ceronetti

Tragedia e apocalisse i libri La poesia di Bassani e Ceronetti Tragedia e apocalisse Giorgio Bassani: « In gran segreto », Ed. Mondadori, 86 pag., lire 4000; Guido Ceronetti: « Poesie 1968-1977 », Corbo e Piore Editori, 135 pag., lire 4500.... Ciò che costituisce il fascino della poesia di Bassani è il carattere definitivo, perentorio, dei giudizi, delle sentenze, delle dichiarazioni di vita e di esperienza, delle notizie dei luoghi e dei sentimenti, come se il poeta si ponesse ogni volta di fronte a fatti o a personaggi da un punto di vista estremamente distaccato, anche nei momenti d'ira o di polemica, quasi postumo, di chi tutto ha goduto, patito, considerato, attraversato, e può riassumere, quindi, il senso stesso del mondo nella forma di una rivelazione dura, scontrosa, un poco sprezzante anche nei momenti di maggiore strazio. La stessa struttura dei testi di Bassani è ordinata a rilevare meglio il rigore e lo stacco del giudizio: quelle poesie figurate, che disegnano, con la diversa lunghezza dei versi, figure geometriche precise e nette, come in una matematica resa dei conti con la vita e con gli uomini. Sono costruzioni che mettono radicalmente in crisi la tenace concezione formale della poesia: e si comprende allora la difficoltà che la poesia di Bassani incontra nell'essere accettata per quello che è, una geometricità razionalmente regolata alla rigorosa nettezza del segno, fino a isolare la singola parola quando essa costituisce il punto davvero centrale del discorso. Ci troviamo di fronte a lettere, cartoline, messaggi, comunque, dagli Stati Uniti o dalla Toscana, da Roma o da Orly o da luoghi imprecisati, ma sempre con un destinatario che è invitato a prendere atto di eventi e pensieri, incontri e meditazioni, visioni e esperienze o sentenze, come delle eredità di uno che viene « da quei luoghi I donde... / per solito non si ritorna respirando anzi mai e / poi mai ». Un'esperienza di morte sofferta fino nel fondo della nostra storia è quella che getta una luce dura e tragica sulla poesia di Bassani, e dà altresì ragione delle punte acri di polemica, che non sono mai altro che la forma più rude e immediata del giudizio sui vivi da parte di chi è ritornato « dall'altra parte ». Allo sguardo del protagonista poetico di Bassani tutto ha un valore e un significato definitivi perché egli proviene dalla morte, e le illusioni, allora, sono proprio impossibili, e così dolcezze, conforti, inganni, menzogne. E' una tragicità lucida, ferma, ma senza orrore, poiché l'evento orribile è accaduto prima di scrivere, nella storia come nella vita. Scrivere non rappresenta che il modo di testimoniare questa prospettiva totalmente rivoltata nel guardare le varie e, per lo più, insensate e amare apparenze del mondo. Un intento di rivelazione del vero senso del mondo è anche nelle Poesie 1968-1977 di Guido Ceronetti. Sono testi contorti, oscuri, aspri, difficili, volutamente pieni di dissonanze, di crudezze concettuali e verbali, che pochi riferimenti hanno con la nostra tanto più usuale e casalinga poesia novecentesca (casalinga anche quando tende al politico o al metafisico). Quella di Ceronetti è una poesia filosofica, che, per manifestare idee e visioni morali e religiose e meditazioni e pensieri, ricorre a una simbologia fra biblica e alchemica, di cui l'autore fornisce sì nelle note qualche chiave, ma lasciando un'ombra sempre di mistero intorno al preciso significato dei particolari. Poeta d'apocalissi, cioè di rivelazioni che sono l'annuncio dell'Angelo Sterminatore ma anche il discorso dell'anima e di Dio e della materia e dei legami fra gli esseri e le cose dell'angoscia mostruosa del vivere, e poeta di visioni, Ceronetti si muove fra la Bibbia e gli gnostici, fra Campanella e Blake, con in più un senso cupo del disfacimento fisico, della decomposizione della materia organica ma anche del pensiero, della ragione, e un tono di ammonizione e di minaccia metafisica, che identifica nel fatto stesso dell'esistenza la radice dell'orrore del mondo, che la tecnologia e la scienza sono giunte ad accrescere fino all'assoluta insopportabilità. Il margine di oscurità che la poesia di Ceronetti conserva al di là di tutte le note e i commenti possibili, si giustifica, allora, nel senso che essa tende a porsi come un discorso ispirato: da qualche dio di distruzione e di crudeltà, di morte e di violenza, e l'ombra che vi è dentro è quella che bene si adatta alle parole dettate dal dio atroce e troppo disperate davvero, se non intervenisse, a velarle un poco, quel tanto di indecifrabilità che non consente illusioni, ma il segno lieve di un dubbio. La poesia si identifica di nuovo, per Ceronetti, con il sacro, anche se è una sacralità ferita a morte e rivoltata nell'opposto della disperazione e della morte definitiva, totale, dei corpi come delle anime, delle forme come della materia G. Bàrberi Squarotti

Luoghi citati: Orly, Roma, Stati Uniti, Toscana