I sindacati oggi dal governo per dirgli: "Così non va,, di Giancarlo Fossi

I sindacati oggi dal governo per dirgli: "Così non va,, Disaccordo sulle misure di politica economica I sindacati oggi dal governo per dirgli: "Così non va,, Giudicano "scollati da una visione complessiva" i provvedimenti anti-crisi - "Non si vede un rapporto chiaro tra il reperimento delle risorse e la loro finalizzazione" ROMA L'incontro di oggi fra governo e sindacati sui maggiori problemi di politica economica può costituire una svolta nella strategia per l'attuazione della piattaforma dell'Eur, ma anche un momento di verifica importante dei rapporti, non certo soddisfacenti, all'interno della federazione Cgil-Cisl-Uil. Vi parteciperanno i ministri finanziari, Pandolfi, Morlino e Malfatti, il ministro del Lavoro, Scotti, e una delegazione della segreteria unitaria guidata da Lama, Benvenute e Camiti. Macario non sarà presente, dovendosi recare a Bologna per il congresso delle Acli. «Diremo al governo — ha dichiarato il segretario confederale della Uil, Ravecca, esponente della corrente socialdemocratica — che siamo in completo disaccordo con la politica economica che sta portando avanti; una politica spezzettata, fatta di interventi scollati da un. • visione complessiva, che ricalca i comportamenti del passato e non tiene conto della piattaforma presentata dal sindacato con il documento dell'Eur. Se non ci sarà un cambiamento di questa politica, il direttivo della Federazione unitaria dei primi di luglio dovrà studiare adeguate forme dì pressione. Siamo molto preoccupati, ma non potremo attendere molto in queste condizioni». Anche rappresentanti della Cgil non nascondono le loro apprensioni. Matteucci, responsabile dell'ufficio Mezzogiorno della Confederazione di sinistra, afferma: «L'ultima stangata è stata decisa senza che ci sia stata una consultazione del sindacato, fatta eccezione per le tariffe elettriche, e ancora non si vede un rapporto chiaro fra reperi- mento delle risorse e loro finalizzazione. Sulla politica industriale, poi, dagli incontri settoriali che si sono svolti al ministero dell'Industria è emerso che il governo punta ad una ristrutturazione dell'apparato produttivo esìstente, e ciò non può essere accettato dal sindacato perché contraddice la scelta che abbiamo fatto nel senso di collegare la politica contrattuale e lo scaglionamento salariale agli investimenti per il Mezzogiorno». Con rincontro di oggi, i nodi giungono al pettine. Nonostante l'acquiescenza di Lama verso l'attuale quadro politico, c'è il pericolo che si arrivi ad una fase di notevole tensione fra governo e sindacati, che non esclude perfino il ricorso ad uno sciopero generale, comunque ad astensioni massicce, articolate per categorie e per territorio. Ma c'è pure il rischio di un'ulteriore spaccatura nel movimento sindacale, fra le tre Confederazioni, tra i vertici e le categorie, tra le categorie e le strutture, e all'interno di ciascuna organizzazione fra le diverse componenti politiche. Partendo da valutazioni non rosee, la segreteria della Uil ha lanciato ieri sera un «quasi ultimatum». La gravità della situazione, l'immobilismo del governo e l'assenteismo della Confindustria — sostiene una lunga nota della segreteria — esigono che il sindacato faccia senza remore una scelta precisa (divenendo soggetto attivo di programmazione ed esercitando un ruolo decisionale) e ponga i suoi interlocutori di fronte alle rispettive responsabilità. E' indispensabile, quindi, verificare subito la disponibilità del governo a intraprendere una reale politica di programmazione che necessariamente passa attraverso l'accertamento immediato dello stato di attuazione della 675 sulla riconversione industriale, della 183 per il Mezzogiorno, del piano agricolo-alimentare e della legge sull'occupazione giovanile. Sarebbe, però, un errore limitarsi a prendere atto che le cose non vanno bene senza indicare gli strumenti operativi e una metodologia per realizzare quel salto di qualità che la Uil considera fondamentale. E qui la Confederazione rilancia la richiesta di incontri triangolari governo-sindacati-imprenditori tanto più valida ora che la Confindustria, rifiutando la proposta di programmazione sancita dalla legge, «si assume la responsabilità di una rottura che può avere pesanti conseguenze sull'impostazione e la gestione delle piattaforme contrattuali». Le categorie, intanto, mordono il freno. Oltre un milione e mezzo di lavoratori delle costruzioni daranno vita nei prossimi giorni ad una fase «di mobilitazione e di lotta» a sostegno della piattaforma sindacale per il rilancio dell'attività produttiva e dell'occupazione nel settore dell'edilizia e delle opere pubbliche. In tutte le regioni saranno effettuate non meno di quattro ore di sciopero e si terranno manifestazioni, in date e con modalità diverse. Entro l'ultima decade di giugno ci sarà un'astensione nazionale di otto ore, con la conseguente paralisi di tutti i cantieri. Per il 21 giugno è confermato lo sciopero nazionale dei lavoratori dell'industria cartaria a sostegno di un piano di riconversione industriale che dovrebbe far uscire il settore dall'attuale gravissima crisi. Il segretario generale dei metalmeccanici Mattina annuncia che la categoria non si adeguerà al tetto dell'incremento di seimila lire all'anno perché «insufficienti» per i lavoratori dell'industria. «La maggior parte dei metalmeccanici — dice Mattina — non supera le 350.000 lire al mese; quindi, il tetto "equo" per i telefonici non lo è automaticamente per i metalmeccanici». Giancarlo Fossi

Persone citate: Lama, Macario, Malfatti, Matteucci, Morlino, Pandolfi, Ravecca

Luoghi citati: Bologna, Roma