Germania, ricordi del '70 e la realtà di oggi di Tito Sansa

Germania, ricordi del '70 e la realtà di oggi Gli azzurri ritrovano l'avversario di quella "storica,, partita dei mondiali in Messico - Curiosamente si sono invertiti i ruoli; gli italiani vengono temuti come "uomini dal cuore di ghiaccio,, Germania, ricordi del '70 e la realtà di oggi Otto anni fa una notte indimenticabile per i tifosi (e i giornalisti) - Emozioni in serie « Indimenticabile », diceva il titolo nella pagina sportiva. E negli altri fogli abbondavano articoli e foto sulla « norie pazza nelle città Italiane », con una nota particolare per mezzo milione di romani In festa nelle strade che Intonavano cori tipo questo: « ué-ué-ué, quattro a tre ». Il giornale del 18 giugno 1970 lo avranno conservato In tanti, tifosi e no: e In tantissimi ricorderanno nitidamente le fasi incredibili di 3uella partita « folle » e le scene i quella sfrenata sagra popolare — smisurata ma sentitissima — che la segui. Fu una partita da record, in tutti i sensi, e come succede per I primati fa ormai da punto di riferimento inevitabile: per li tifoso che vive II calcio giorno per giorno (anzi, minuto per minuto), per telespettatori e lettori che vengono « travolti > dall'avvertimento quando raggiunge certe dimensioni. Persino per I nottambuli, per i « pazzarielll » del tifo, per gli amanti del chiasso a titolo gratuito che sono riusciti tante altre volte ad organizzare gazzarre del genere ma sempre con la sentita convinzione che « quella notte del Messico era un'altra cosa ». Ancora adesso almeno una volta alla settimana telefona in redazione qualche inguaribile appassionato della scommessa per chiedere I dettagli della « sfida dell'Azteca »: • Quello di Plvera fu II quarto o II terzo gol degli azzurri? ». • Potetti entrò In campo nel supplementari o prima? ». « E Riva quante reti segno? ». Se all'apparecchio risponde uno dei nostri che quella notte « c'era » la risposta arriva subito, sicura, senza ricorrere all'almanacco. Allo stadio Azteca di Città del Messico c'è una lapide per ricordare lo « storico » avvenimento. A Milano Piazza del Duomo venne allagata con le pompe « comunali » all'alba del 18 giugno 1970 mentre 50.000 persone aspettavano l'alba cantando; e nelle stesse ore a Napoli scoppiavano mortaretti come a Capodanno, a Torino si accendevano falò in via Homa, a Roma le « gazzelle » della polizia partecipavano ai caroselli festanti con II clacson schiacciato, a Genova decine di persone si tuffavano nella fontana di - piazza De Ferrari (alcuni con pinne, fucile ed occhiali). Anche nelle redazioni si partecipò In maniera — come dire? — vibrante all'evento. ItaliaGermania si presentava come una delle tante « pratiche » lavorative da evàdere, emozionanti si ma controllabilissime con il • mestiere » e l'organizzazione. I giornalisti ci sono abituati, un mondiale o un'Olimpiade sono « riti » stressanti è fascinosi assieme, l'importante è programmare, uno tiene in ordine I risultati, l'altro prepara i titoli, tutti tengono l'occhio sulla tv soprattutto quando (Il caso si ripete in questi giorni con le partite In Argentina) c'è la complicazione della differenza d'orarlo per via dei fusi. Dunque Italia-Germania, semifinale, tutto bene sino al 90', sino al pareggio di Schnelllnger. I • supplementari » resero esaltante un incontro quasi noioso per 90 minuti, la serie di bottae-rlsposta da una porta all'altra prendeva alla gola noi In redazione come Arplno e Bertoldi che telefonavano i servizi dal Messico. Cambiammo il titolo a nove colonne almeno tre volte, Il mio collega Perucca al gol di Riva scaraventò lontano una sedia come se fosse un giavellotto, Il tipografo Comazzi lanciò per aria come coriandoli I caratteri (in legno) del titolo che descriveva la nostra sconfitta (preparato quando si perdeva 1 a 2), poi corse disperato a recuperarli sotto II bancone quando si era sul 3 a 3 e si temeva II peggio. Un anno dopo chi scrive si trovò In Messico, senti raccontare cento volte quella tremenda partita: ormai sono convinto di averla vista anch'io dal vivo, sul secondo anello dello stadio Azteca, tenendomi vicino alla tipografia per guadagnare tempo. Antonio Tavarozzi "Meglio giocare sei volte contro la Tunisia che una volta sola contro l'Italia" scrivono i giornali tedeschi Pronostici pieni di pessimismo per Vogts e compagni - "Siamo campioni del mondo ma ancora per poco" DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BONN — «Meglio sei volte contro la Tunisia che una volta sola contro l'Italia». «Proprio a noi doveva capitare la squadra più forte dei Mondiali ». Sono frasi pronunciate da giocatori della nazionale tedesca quando hanno appreso che gli azzurri saranno domani sera I loro avversari a Buenos Aires. Riflettono lo stato d'animo della squadra campione del mondo e dell opinione pubblica tedesca dopo la prima tornata di partite. La parola «Angst» (paura) ricorre In diversi giornali: gli azzurri fanno paura, ma fa anche paura la desolante situazione morale e agonistica della squadra tedesca. Dappertutto si legge e si sente dire: «Non c'è nulla da fare, i nostri fanno pena, gli italiani sono meravigliosi, da quello che hanno mostrato finora sono i più meritevoli pretendenti al titolo di campioni del mondo». C'è addirittura molta gente che oggi è disposta a scommettere (forse per scaramanzia) che l'Italia batterà la Germania, come otto anni fa, la sera del memorabile 17 giugno a Citta del Messico. I ruoli si sono Invertiti, fanno notare I giornali: un tempo I tedeschi erano compatti, sicuri di sé, aggressivi, gli Italiani Individualisti, nervosi, sulla difensiva. Ora gli azzurri vengono descritti come «gelidi da far pau¬ ra» e «uomini dal cuore di ghiaccio». Alla radio, alla televisione, sul giornali viene messo In evidenza che la squadra Italiana, dopo essere stata In due partite all'offensiva (contro la Francia e l'Ungheria) ha cambiato completamente tattica contro l'Argentina e «ha vinto controvoglia, imbrigliando con freddezza nordica l'arrembaggio meridionale del sudamericani». Lo sbalordimento è unanime: proprio gli Italiani, conosciuti come tradizionali Indisciplinati, partiti per II Sudamerica senza pretese, sono venuti a dare una lezione di armonia, dì lavoro collettivo e anche di modestia a tutte le altre squadre. Le lodi al 'collettivo azzurro», fatte risalire In parte alla tradizione juventlna, toccano tuttavia anche I sìngoli che «si sacrificano per la squadra»: la difesa, scrìvono i giornali, «virile, calma, dura ma corretta», // centrocampo «instancabile, pieno di idee», all'attacco gli italiani «fanno quasi quello che vogliono». Riassumendo, la «Bild» scrìve «sono i migliori tecnici di questi campionati». Secondo Il «Koelner Stadt Anzelger», «giocano II miglior calcio di questi campionati». • La forza di questa squadra azzurra — continua II quotidiano di Colonia — è il suo equilibrio e lo spirito di solidarietà. Per la prima volta tutti i ventidue giocatori, anche le riserve, sono disposti a mettere gli interessi personali a disposizione dello scopo finale. Contro di loro abbiamo speranze minime: la loro difesa è compatta, più forte del nostro attacco, il loro attacco è armonioso, mobile, fantasioso, pericoloso, se noi attaccheremo saremo probabilmente Impotenti contro le loro Improvvise controffensive». Dopo avere tessuto II panegirico della squadra italiana, 1 commentatori tedeschi esaminano la situazione della loro nazionale «campioni del mondo, ma ormai soltanto per pochi giorni». // pessimismo è generale, soltanto l'allenatore Helmut Schoen non si rassegna, ha dichiarato di «essere soddisfatto che la sorte ci ha assegnato l'Italia, che conosciamo». Ai suol giocatori, demoralizzati per le cattive prove date durante le partite con la Polonia e la Tunisia, Il commissario tecnico dice: «Gli italiani li conosciamo, non dimentichiamoci che in ottobre li abbiamo battuti per 2 a 1 a Berlino». Anche Hennes Welsweller, allenatore della squadra del Colonia, campione di Germania, esprime fiducia: «Gli italiani sono chiaramente favoriti, non soltanto contro di noi ma anche per la conquista del titolo. Ma il fatto di conoscerli ci permette di batterli». Riferiscono I giornali tedeschi che all'interno della squadra campione sono scoppiate lotte Intestine che «si cerca Invano di nascondere». «Ciascuno insulta l'altro» scrìve /'«Express». rutti rimpiangono l'assenza di Beckenbauer e lamentano che capitano sia II terzino Vogts, «l'ex gregario del "Kaiser" che non fa altro che urlare e crede in tal modo di essere una personalità». «Una parola di Beckenbauer bastava — scrìve /'«Express», — e la truppa obbediva. Ora i nostri circolano nel campo come banconote false». «Mamma mia, l'Italia», ha detto lersera in lingua italiana un commentatore della televisione. Tito Sansa

Persone citate: Antonio Tavarozzi, Beckenbauer, Bertoldi, Comazzi, Helmut Schoen, Kaiser, Perucca, Riva