Investimenti esteri in Italia

Investimenti esteri in Italia La nostra Borsa sembra far gola agli stranieri Investimenti esteri in Italia MILANO — Pare che la Borsa italiana in questi ultimi tempi faccia gola agli stranieri che la corteggiano senza tregua. Infatti il recupero di alcuni titoli sarebbe proprio da mettere in relazione all'acquisto massiccio da parte dei «non residenti». Ebbene, prendendo spunto da questo fenomeno, ci slamo presi la briga di esaminare la normativa che regola gli Investimenti dd capitali esteri In Italia. Abbiamo scoperto che esiste un elementare meccanismo, forse da pochi co. noscluto, che consente agli Investitori di tranquillizzarsi su una possibile stangata valutaria. IH solito, quando si parla di regime valutarlo degli investimenti di capitali esteri nel nostro Paese, si ha la sensazione di trattare un argomento che poggia su delle vere e proprie sabbie mobili dato che l'applicazione di queste norme è soggetta a delle variazolni continue. Insomma un'intricata matassa di cui è difficile trovare il bandolo. Ma nel nostro caso, più che di bandolo si può parlare di un semplice sistema per superare gli ostacoli. Vi è da ricordare che i capitali stranieri possono essere liberamente impiegati in Italia in qualsiasi settore economico. Solo in pochi casi sono previste, da leggi speciali, limitazioni alla partecipazione di capitale estero, o autorizzazioni preventive a tale partecipazione, a salvaguardia di particolari interessi nazionali o per condizioni di reciprocità. Succede che gli stranieri che vogliono investire in Italia possono operare In base alla legge 7 febbraio 1956 n. 43 che prevede: 1) Un trattamento «preferenziale» per gli investimenti «produttivi» vale a dire In quelle imprese aventi per oggetto la produ¬ zione di beni o di servizi, come le imprese che, per l'esercizio della loro attività, richiedono opere di bonifica o di miglioramento fondiario, l'impianto di stabilimenti, cantieri, generatori e linee di trasporto di energia, rescavazione di pozzi e gallerie, l'impiego di natanti e aeromobili, la costruzione di edifici anche ad uso alberghiero e di strade. Per beneficiare del trattamento preferenziale occorre chiedere una autorizzazione al ministero del Tesoro (l'Iter è abbastanza laborioso e pochissime sono le richieste). Dunque, la qualifica di investimento produttivo dà la possibilità all'investitore, di trasferire all'estero — previa conversione in valuta al cambi del mercato ufficiale — senza alcuna limitazione di importo complessivo o percentuale, i dividendi e gli interessi effettivamente percepiti, nonché di trasferire in qualsiasi momento senza alcun limite di importo le somme ricavate dagli eventuali disinvestimenti, anche nel caso dovessero superare la misura del capitale originariamente investito. A questa regola fanno eccezione soltanto gli Investimenti compiuti con macchinari impiegati nell'impresa e importati dall'estero che non si possono disinvestire prima di due anni. 2) Un trattamento «ordinario» che consiste nella facoltà, riconosciuta all'investitore estero di trasferire fuori dal nostro paese: a) gli interessi, i dividendi e gli utili effettivamente percepiti, entro 11 limite massimo dell '8 per cento annuo sul capitali investiti (e aloè calcolati sulle somme in lire a suo tempo ottenute dalla negoziazione della valuta estera utilizzata per l'Inve¬ stimento oppure prelevate da conti esteri in lire); b) i capitali derivanti da eventuali disinvestimenti e realizzi, purché il trasferimento avvenga come minimo dopo due anni e risulti contenuto nel limiti dell'ammontare della valuta estera originariamente negoziata. Da questo risulta ovviamente difficile, per un potenziale lnve. stitore, ricorrere al trattamento n. 2 anche perché nel famosi due anni in cui devono restare vincolati in Italia i capitali, possono intervenire delle variazioni negative sull'economia del paese che andrebbero ad assottigliare l'investimento a suo tempo effettuato. In effetti però tutto questo attualmente non accade poiché gli operatori esteri hanno a disposizione un cosiddetto «conto capitale», lontano parente di un anonimo conto corrente che sbriga da solo tutte le «pratiche valutarie» offrendo appunto la possibilità di usufruire del benefici riservati agli investimenti produttivi anche per quelli che non lo sono. In pratica la cosa è estremamente semplice. Uno straniero che abbia acquistato dei titoli italiani per 1 quali non ha ritenuto di richiedere 11 trattamento «preferenziale» non li può vendere in Italia prima di due anni. Se però dà istruzioni alla banca che si occupa dell'operazione di trasferire prima il ricavo nel «conto capitale» il gioco è fatto. Infatti mentre la rimessa all'estero relativa al disinvestimento è vietata, diventa libera facendo transitare l'importo nel conto suddetto (provvedimento del ministero del Commercio con l'è. stero del 2 gennaio 1962). r. e. s.

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