Valdesi e cattolici discutono d'aborto di Renato Rizzo

Valdesi e cattolici discutono d'aborto Riunione a Torre Pellice Valdesi e cattolici discutono d'aborto Per il pastore Gandolfo è ammissibile come "male minore", secondo don Franco mai Intervento legale o omicidio? Ventata di pulizia nel sordido mondo degli Interventi clandestini o legalizzazione di una aggressione non giustificabile sotto 11 profilo morale? Sono alcuni degli interrogativi che le nuove norme sull'aborto portano con sé e che l'altra sera sono state discusse a Torre Pellice durante una tavola rotonda cui hanno preso parte, oltre ad un folto pubblico in maggioranza femminile, un pastore valdese, un sacerdote cattolico, un medico ostetrico ed un avvocato. «Aborto, opinioni a confronto» era il titolo del dibattito che s'è dipanato in una lunga serie di Interventi tesi ad «anatomizzare» il problema sotto il profilo della morale, della medicina e della legge. L'avvocato Bert ha introdotto la discussione tracciando la «storia» di questo ex-reato dai tempi (s'era in periodo fascista) in cui l'aborto era visto come gravissimo «attacco all'esaltazione dei valori della stirpe» sino al giorni nostri: «Ultimamente la legge era ormai considerata da quasi tutti i giudici come un vecchio rudere senza più valore intrinseco. Norme che non si poteva fare a meno di applicare nel caso di ingenui o sprovveduti, colti nel fallo. In tutta la mia carriera non ho mai visto condannare, infatti, per questo reato un illustre clinico o una donna di ceto borghese». Episodio triste, marchio di un insuccesso, atto di violenza in ogni caso. Con questi termini il dott. Campogrande ha incominciato la sua analisi del problema. Anche per lui l'aborto era ormai diventato un «momento di discriminazione sociale». «Si dice atto triste ma ciò non significa atto inutile» ha commentato aggiungendo che considera l'obiezione di coscienza come un grosso pericolo: «Occorrerà in qualche modo risolverla sul piano pratico: è insensato pensare che la struttura sanitaria pubblica istituisca équipes mediche itineranti per supplire ai sanitari che rifiuteranno l'intervento». Dalla medicina alla morale. Misurata, «legata alla prassi protestante» che si affida molto all'etica ed alla coscienza personale l'opinione del pastore valdese Giuliana Gandolfo: «Il problema non nasce con la legge, è la legge che viene incontro alla plaga dell'interruzione clandestina della maternità. Ma abortire è pur sempre la sconfitta di una madre e di una donna». Secondo Giuliana Gandolfo l'unica forma accettabile di aborto è quando esso costituisce un «male minore» rispetto ad altri, più gravi, che si possono cosi evitare: «Ma è certo l'ultimo anello d'una catena di problemi irrisolti». E, a questo proposito, ha parlato della necessità di una educazione sessuale più «matura, pensata e diretta» come «aiuto» per evitare quest'estremo rimedio, traumatico e senza speranza. «"Non uccidere" ammonisce la Bibbia — ha commentato il sacerdote cattolico Franco Trombetto — e a questo comando dà un'unica e tragica eccezione: quella della legittima difesa. L'aborto non è mai la risposta ad un'ingiusta aggressione, neppure nel caso d'una malformazione del nascituro. In base a quale criterto di giudizio qualcuno potrebbe arrogarsi il diritto di sopprimere una vita? ». Rifacendosi all'insegnamento dei Padri della Chiesa, don Trombotto ha ricordato che sin dal secondo secolo dopo Cristo 1 cristiani erano riconosciuti come «quelli che si sposano come tutti ma non gettano via la prole». «I cristiani — ha commentato 11 sacerdote — hanno sempre avuto un'anima anarchica che non s'è mai adeguata pedissequamente alle mutevoli idee delle varie società». Dopo aver criticato la «disperazione giuridica d'una legge che non può che codificare quanto già esiste» ha citato il teologo protestante Dietrich Bonhoeffer che definiva l'aborto «puro e semplice assassinio, violazione del diritto alla vita». Renato Rizzo

Persone citate: Campogrande, Dietrich Bonhoeffer, Franco Trombetto, Gandolfo, Giuliana Gandolfo, Trombotto

Luoghi citati: Torre Pellice