Uno studente di 17 anni ha assistito all'attentato contro il medito, urlando: "Vi prego, non sparate"

Uno studente di 17 anni ha assistito all'attentato contro il medito, urlando: "Vi prego, non sparate" Ricostruita dagli inquirenti l'aggressione terroristica di giovedì sera Uno studente di 17 anni ha assistito all'attentato contro il medito, urlando: "Vi prego, non sparate" Giacomo Ferrerò ha già lasciato le Molinette per una clinica privata : guarirà in 40 giorni - La paternità dell'agguato rivendicata dalle "squadre proletarie di combattimento", probabile filiazione di Prima Linea Dopo una sola notte trascorsa alle Molinette il dottor Giacomo Ferrerò, ultima vittima torinese del terrorismo, ha lasciato l'ospedale (dov'era stato medicato con prognosi di 40 giorni) e si è fatto ricoverare presso una cllnica privata. Ferito non gravemente da tre proiettili, alle gambe ed allo scroto, il medico cinquantenne deve forse la vita alla prontezza della sua reazione, che ha impedito ai terroristi un'esecuzione « a freddo », ed anche alla reazione d'istintiva pietà in uno di loro. Vedendo un compagno ricaricare l'arma mentre la vittima era già a terra, 11 camice bianco imbrattato di sangue, un giovane del commando avrebbe esclamato: « Su, andiamo, adesso basta », Impedendo cosi la seconda raffica di colpi che avrebbe potuto essere mortale. Alle 22,20 (due ore dopo il ferimento nello studio di via Ferrante Aportl 7) una telefonata anonima alla redazione torinese dell'Ansa ha rivendicato l'attentato: « Qui squadre proletarie di combattimento. Abbiamo ferito il nazista Ferrerò ». La sigla di questo gruppo (ritenuto dagli investigatori una probabile filiazione di Prima Linea, frangia confusa fra le tante dell'area dell'autonomia) e 11 riferimento alla militanza politica di destra del dottor Ferrerò rappresentano, almeno per ora, gli unici punti fermi delle indagini condotte dalla Digos e dal carabinieri. Sedicenti « Squadre proletarie di combattimento » avevano già firmato con vernice spray, sui muri dello studio, l'attentato del 10 aprile scorso al ginecologo Buggero Grio, simile per tecnica ed esecuzione: cinque persone armate avevano fatto irruzione nello studio del medico, in corso Massimo D'Azeglio, chiudendo i clienti in un gabinetto e « processando » la vittima dopo averla incatenata ad una poltrona. Poi avevano sparato contro il ginecologo sette colpi, alle gambe ed alle spalle, ed erano fuggite lasciando le scritte sui muri. Allo stesso gruppo, secondo gli Investigatori, potrebbe essere imputato anche 11 ferimento dell'agente Roberto De Martino, colpito da due proiettili mentre era sulla propria auto davanti a casa, circa un mese (a: e sembra che le indagini su quell'attentato abbiano già condotto all'identificazione di uno dei due terroristi fuggiti In Vespa subito dopo l'agguato. Un altro elemento utile per gli investigatori potrebbero essere oggi le testimonianze dei numerosi clienti che hanno vissuto, nello studio di via Ferrante Aportl, la drammatica sequenza del ferimento di Giacomo Ferrerò. « Eravamo una ventina, in sala d'aspetto — ha raccontato una donna di 74 anni — quando sono entrati in quattro o cinque, a viso scoperto. Hanno detto: " State tranquilli, non dovete avere paura ". Poi ci sono stati gli spari, la fuga. E il dottore gridava: " Portatemi all'ospedale alle Molinette, alle Molinette " ». Secondo un'altra testimonianza 1 terroristi erano addirittura sei: uno di guardia all'esterno, due in sala d'aspetto per tenere a bada 1 clienti, e tre (fra cu] una donna) incaricati del ferimento del medico. E' il momento più drammatico dell'azione terroristica, descritto lucidamente dallo studente diciassettenne Emanuele V., che abita in corso Vlnzagllo e frequenta l'istituto Pogliani: « Erano le 20,15, il medico aveva appena finito di visitarmi. Ero solo con lui nello studio. Sono entrati in due con le pistole in pugno: una donna giovane con la parrucca castano rossiccia e un uomo giovane, scuro di capelli, sui trentanni circa, non ho visto se c'era un terzo complice in corridoio. Hanno chiesto: " Scusi, lei è il dottor Ferrerò? ". Quando il medico ha capito le loro intenzioni è balzato addosso all'uomo, che ha perso l'equilibrio ed è finito contro la donna ». « Nel tafferuglio — prosegue il ragazzo — gli è caduta la pistola, poprio vicino a me. Mi ero già buttato dietro la scrivania, e la donna mi diceva: " Stai tranquillo, non ti facciamo niente ". Ma io gridavo: " No, no, a me no ". Quando il medico è saltato addosso all'uomo sono riuscito a scappare da un'altra porta, ho scavalcato il muretto che c'è fuori e sono andato in un alloggio: di lì ho sentito i colpi di pistola ». Nello studio del dottor Ferrerò s'accende una lotta convulsa: durante la colluttazione vola in frantumi il vetro di una porta; alla donna cade la parrucca mentre 11 medico, colpito alla testa col calcio delle armi, cade sul cocci e si ferisce, versando 11 primo sangue; l'esplosione del proiettili calibro 38 copre anche le grida, rna la mira dei terroristi, innervositi dalla reazione della vittima, non è precisa. Solo tre proiettili feriscono Giacomo Ferrerò. Altri si conficcano nella scrivania, nei muri, uno si schiaccia sul pavimento. Mentre lo sparatore tenta di ricaricare la pistola, seminando cinque proiettili di fianco alla scrivania, interviene il compagno: « Adesso basta, andiamo ». Pochi Istanti più tardi il « commando » è in fuga su una Volkswagen « Golf » nera e 11 medico viene accompagnato da due clienti alle Molinette, dove accorrono la sorella Teresa, e la madre, Giovanna. « Ho scambiato solo poche parole con Giacomo — dice quest'ultima — per non affaticarlo. Mi ha detto di non aver mai ricevuto minacce, che non s'aspettava una cosa del genere. Meno male che non ha tirato fuori la pistola dal cassetto, si sarebbe fatto uccidere. Ma a che servono questi gesti tremendi?». A pochi passi dallo studio medico di Giacomo Ferrerò, al numero 7 di via Ferrante Aporti, c'è la villetta in cui fu scoperto nel '72 un covo delle Brigate Rosse. Una vicinanza certo casuale, ma oggi quasi simbolica, dopo l'ultimo atto sanguinoso del terrorismo a Torino: nello stesso luogo dove venne arrestato uno dei capi storici delle Br s'è riunita ancora gente sgomenta per un delitto politico. L'aberrante dottrina della violenza continua a fare scuola. Ai donatori di sangue domani le medaglie Nel salone della Camera di Commercio, via Glolitti 26, domattina 11 Gruppo 'Comunale di Torino dei Donatori Sangue Piemonte, premiere 1 propri soci benemeriti. Saranno assegnate 320 medaglie di bronzo (16 donazioni); 208 d'argento (24 donazioni); 30 prime medaglie d'oro (50 donazioni); 16 seconde medaglie d'oro (75 donazioni); 11 terze medaglie d'oro (100 donazioni); 3 quarte medaglie d'oro (125 donazioni); 4 stelle d'oro (150 donazioni). Le elezioni europee Lunedi prossimo, ore 17,30, In via Schina 26, 11 Cesi (Centro europeo di studi e Informazioni) organizza un incontro fra centri studi e circoli culturali. Lo scopo è di estendere i legami di coeperazione tra le Istituzioni culturali della nostra città in vista delle prossime elezioni dirette del Parlamento europeo, che impongono a livello politico e culturale, « un'esigenza crescente di conoscenza e di documentazione sul processo di formazione europea ».

Persone citate: Cesi, Giacomo Ferrerò, Grio, Roberto De Martino

Luoghi citati: Piemonte, Torino