I vescovi vincolano i cattolici

I vescovi vincolano i cattolici I vescovi vincolano i cattolici (Segue dalla 1" pagina) sa, con tutti i mezzi legittimi e opportuni, per iscrìvere la legge divina nella vita della società terrena. (Citazioni: "Gaudium et spes", 43 e altri documenti del Concilio e dell'ultima assemblea dei vescovi, 30 maggio scorso; n.d.r.). 10) E' necessario ricordare che l'adesione alla volontà del Signore, anche quando comporta difficoltà, richiede il coraggio di una testimonianza fedele». Questo «decalogo» sarà letto da domenica prossima in tutte le 25 mila parrocchie del Paese, come sintesi dottrinale e di comportamento sul problema dell'aborto «anche in vista — ha detto il portavoce, don Francesco Oeriotti — di ulteriori doverosi interventi» da parte della Conferenza episcopale. Non ha fornito indicazioni sul possibile contenuto dei preannunciati documenti, ma si è limitato a dire che sono previsti «non prima della fine dell'estate». E' in elaborazione un documento sull'obiezione di coscienza e su altre questioni pastorali connesse all'aborto. Sarebbe stato augurabile — osserviamo — che sul punto specifico della «obiezione di coscienza» la Cei avesse fornito subito indicazioni precise e chiarimenti. Infatti, l'accusa rivolta alla Chiesa da partiti e gruppi laici è quella di utilizzare un diritto «individuale» per organizzare una «obiezione di coscienza di massa» in modo da far fallire o rendere precaria l'applicazione della legge dello Stato sull'aborto. Il tempo per studiare e diffondere queste norme specifiche non mancava, tanto più che questo «decalogo» è il trentesimo intervento della Cei sul problema dell'aborto negli ultimi sei anni, dal '72 ad oggi. Il portavoce ha consegnato, come prova, ai giornalisti un elenco, come aveva chiesto l'ultima assemblea episcopale. Va rilevato che il documento di ieri non fa alcun cenno a un possibile referendum abrogativo della nuova legge e, anzi, il portavoce ha specificato: «Sarebbe errata ogni interpretazione che chiamasse in ballo iniziative di referendum». Questa precisazione è importante perché conferma che, sinora, i responsabili della Chiesa italiana e della S. Sede non ritengono opportuno innescare un potente detonatore che, in questo momento, avrebbe conseguenze politiche imprevedibili mentre il Paese è in serie difficoltà e si accinge ai due referendum dell'I 1-12 giugno. Questo «decalogo» non prevede, per ora, il ritiro delle suore dalle cliniche private e dagli ospedali che pratichino gli aborti, come è invece stabilito nella diocesi di Roma. La decisione fu presa in una riunione straordinaria, presieduta dal card. Poletti, presenti oltre rappresentanti dei medici, paramedici e religiosi cattolici, anche il presidente dell'assemblea regionale del Lazio, Ziantoni (de), e il prof. Montemaggiori, commissario degli ospedali riuniti di Roma. L'Unità di ieri giudicava grave che nella organizzazione della obiezione di coscienza «si facciano coinvolgere rappresentanti delle assemblee elettive e degli enti pubblici che, come primo dovere, hanno quello di rispettare la Costituzione e di attuare le leggi dello Stato». Poche ore dopo la divulgazione del «decalogo» una nota dell'Osservatore Romano ha impegnato i cattolici ad opporre a «una legge di un lassismo inaudito una posizione di amore e di fermezza morale» soprattutto «attraverso la obiezione di coscienza da parte non solo dei medici, ma di tutti gli infermieri e gli operatori sanitari». Le reazioni nel campo laico sono state immediate. La on. Adriana Seroni (pei) ricordando che l'obiezione è una scelta individuale, ritiene che «esercitare una pressione organizzata per renderla obbligante per interi settori di operatori sanitari sia una intromissione negativa». Inoltre, la Seroni nota, riferendosi sempre alle norme ecclesiastiche, che l'obiettore deve tener conto non solo delle sue personali esigenze, «ma anche del dramma di tante vite e coscienze di donne poste nella necessità di ricorrere all'aborto». Poiché l'obiezione di coscienza non può essere invocata da alcuno se il suo intervento è necessario a salvare una donna in pericolo, la Seroni osserva: «In tal caso la legge dello Stato è immensamente più carica di responsabilità verso gli altri... che non la norma indicata dal cardinal vicario». Questa norma prevede che un obiettore possa collaborare all'aborto se un rifiuto può esporlo a «conseguenze dannose». La Lega delle donne per il socialismo, dopo aver polemi¬ camente notato che le autorità ecclesiastiche «non hanno mai minacciato i "cucchiai d'argento" di scomunica o di escluderli dall'Associazione dei medici cattolici», ritiene di denunciare le posizioni dell'episcopato come «insubordinazione alle leggi dello Stato e istigazione a non rispettare la volontà dei legislatori». Fra le femministe si colgono espressioni durissime, «di rabbia», per gli interventi della gerarchia ecclesiastica e si moltiplicano gli appelli alla mobilitazione di massa per applicare la legge sull'aborto. Lamberto Fumo Sono illegittimi tre articoli sull'aborto? PESARO — Chiamato stamane a giudicare una donna per procurato aborto, ha ritenuto che alcuni articoli della nuova legge relativa alla legalizzazione dell'aborto possano essere incostituzionali. Imputata del reato previsto dall'art. 546 del Codice penale (aborto di donna consenziente) è la trentaseienne P.F. che nel giugno del '73, al se¬ condo mese di gravidanza, si sottopose da sola a pratiche abortive. In seguito a complicazioni la giovane fu costretta a ricoverarsi all'ospedale «San Salvatore». Sottoposta ad intervento chirurgico, i medici le estrassero una sonda di gomma. I risultati della perizia accertarono poi che la donna aveva detto il vero spinta — come dichiarò agli inquirenti — da motivi economici e di salute. L'avv. Antonio Giorgini, difensore dell'imputata, richiamandosi alla nuova legge che fa decadere, tra l'altro, l'art. 546 del Codice penale in quanto sanziona la non punibilità del reato di aborto di donna consenziente commesso prima dell'entrata in vigore della legge, aveva chiesto gli accertamenti del caso qualora non fossero ritenuti sufficienti quelli già acquisiti agli atti processuali. Il tribunale ha invece ritenuto gli art. 4-5 e 22 della nuova legge in conflitto con la Carta costituzionale ed ha sospeso il giudizio rinviando il carteggio alla Corte costituzionale.

Persone citate: Adriana Seroni, Antonio Giorgini, Francesco Oeriotti, Montemaggiori, Poletti, Ziantoni

Luoghi citati: Lazio, Pesaro, Roma