Sconvolgente documentario sull'aborto proiettato in una scuola media a Treviso di Giuliano Marchesini

Sconvolgente documentario sull'aborto proiettato in una scuola media a Treviso Roventi polemiche e un esposto alla procura Sconvolgente documentario sull'aborto proiettato in una scuola media a Treviso DAL NOSTRO CORRISPONDENTE TREVISO — Doveva essere una proiezione didattica, sull'educazione sessuale. Ma d'un tratto, decine di ragazzi fra i 13 e i 14 anni hanno assistito a una sequenza allucinante: un aborto, a colori, con il sangue che usciva a fiotti. E' accaduto nella scuola media «Vivaldi» di Dosson di Casier, un centro poco oltre la periferia di Treviso. Adesso c'è un esposto, presentato alla procura della Repubblica dall'Unione donne italiane e dal Coordinamento dei genitori democratici: tra l'altro, osservano i promotori della denuncia, la stessa casa distributrice aveva classificato questa pellicola «per adulti». Si aspetta che la magistra- tura si pronunci su quest'inquietante vicenda. Intanto, gli studenti delle due terze della media «Vivaldi» conservano il ricordo di una visione cruda, violenta, che non dovrebbe avere nulla da spartire con quel tema delicato che è l'educazione sessuale. Ci raccontano che l'iniziativa, per un corso particolare da dedicare agli allievi della scuola di Dosson, era partita dall'insegnante di religione: il professore aveva chiesto ai genitori se non avessero nulla in contrario a che si affrontassero certi argomenti a corredo del tradizionale insegnamento. Nel marzo scorso, i ragazzi delle terze classi portarono a casa una nota, scritta sul diario, con la quale si chiedeva a padri e madri di dichiarare se fossero d'accordo anche sulla proiezione di un «documentario» che toccasse la sfera del sesso, delle nascite. L'iniziativa, comunque, aveva l'avallo di un gruppo abbastanza folto di genitori. Cosi nella scuola «Vivaldi», al margine della sonnolenta campagna trevigiana, ebbe inizio quello che avrebbe dovuto essere una specie di «esperimento pilota», piuttosto raro da queste parti. I ragazzi videro passare sullo schermo immagini che destavano come non mai il loro interesse. Il titolo del film non lasciava alcun dubbio sul messaggio che ne sarebbe dovuto derivare: «Aborto, libertà di uccìde- 7?». La pellicola era suddivisa in due parti. Nella prima venivano rappresentati, attraverso un procedimento didattico, la fecondazione e lo sviluppo del feto. «E qui — dice una rappresentante trevigiana dell'Udì — non c'è niente da dire: le sequenze rispondevano allo scopo, quello di educare adeguatamente i ra¬ gazzi sulla nascita dell'uomo». Ma la seconda parte riservava a quel a quel pubblico sensibile, acerbo e pienamente disponibile «spezzoni» sconvolgenti. Cominciata, quest'altro tratto delia proiezione, con alcune scene riprese durante una manifestazione di donne in favore dell'aborto. La cosa non deve aver particolarmente colpito gli allievi della scuola media di Dosson, dato che di cortei per l'aborto ve ne sono stati molti in questi ultimi tempi, soprattutto nell'imminenza della discussione sulla legge in Parlamento. Ma ecco, d'improvviso, il rovescio della medaglia: con il contributo intensamente realistico del colore, compare in primo piano un rivolo di sangue, poi esce qualcosa di raccapricciante, che è materia cerebrale, e la testa di un feto di cinque o sei mesi preda di un ferro chirurgico. Montata a «flashes», questa parte del film alterna i momenti della massiccia manifestazione per l'aborto ai brani dell'angoscioso spettacolo, fino a quando il feto devastato è ricomposto sul tavolo anatomico. E a questo punto, presumibilmente in un silenzio gelido, appare la parola «fine». Tornato a casa con quel pesante bagaglio di nozioni, qualcuno degli allievi della media «Vivaldi» s'è lasciato andare a discorsi inquieti con i genitori. Qualche madre ha chiesto di vedere a sua volta quel film, si è presentata una lettera di protesta al consiglio d'istituto: alcune spiegazioni, espressioni di rincrescimento, mentre la presidenza era all'oscuro di tutto, poi più nulla. La vicenda del film contro l'aborto nella scuola di Dosson, è riemersa per l'interessamento dell'Unione donne italiane e del Coordinamento dei genitori democratici, che hanno noleggiato la pellicola presso il «Centro Cinema» diocesano e l'hanno accuratamente visionata, anche con la partecipazione di un ginecologo. Quindi, intervento energico, con l'esposto alla procura della Repubblica. «La pellicola, che viene presentata nella pubblicazione con la qualifica "per adulti" contiene — è detto nella denuncia — delle scene che possiamo definire raccapriccianti. Lo scopo evidente è quello di descrivere l'aborto, sul piano concreto, come una pratica assolutamente inammissibile. Niente da dire sul piano politico, se e in quanto le proiezioni avvengano nelle sedi opportune, per spettatori adulti e che desiderino assistervi. Ciò che è avvenuto, e non per errore (la proiezione è stata ripetuta più volte) nelle scuole medie di Dosson, è da definirsi come gravissimo atto di violenza ai danni di minori, oltre che come comportamento antidemocratico, anzi chiaramente incivile». Giuliano Marchesini

Persone citate: Vivaldi

Luoghi citati: Casier, Treviso