Pechino "taglia" gli aiuti al Vietnam

Pechino "taglia" gli aiuti al Vietnam Pechino "taglia" gli aiuti al Vietnam I rapporti fra Cina e Vietnam continuano a degradarsi. Dopo la notizia, diffusa alcuni giorni fa dalla rivista di Hongkong Far East Economie Review, secondo cui il Vietnam ha posto le proprie forze armate in stato di allerta e si «prepara verosimilmente alla guerra», ieri il viceprimo ministro cinese Teng Hsiao-ping ha confermato che la Cina intende adottare «contromisure economiche» per rispondere alle «persecuzioni» contro i propri residenti nel Vietnam. La Cina — egli ha detto — «ha già bloccato una parte della sua assistenza al Vietnam» che, secondo informazioni di fonte diplomatica, sarebbe stata dirottata per assistere i profughi che continuano ad affluire nelle regioni meridionali della Cina provenienti dal Nord Vietnam. Stando alle stesse fonti, la Cina avrebbe anche deciso di ritirare un migliaio di propri tecnici dal Vietnam e di provvedere per una diminuzione del personale delle rispettive ambasciate. Teng Hsiao-ping ha comunque precisato che la reazione cinese intende essere graduale. «Prima di compiere il primo passo — ha detto — noi abbiamo tollerato che la parte vietnamita ne facesse dieci: se essa procederà di un altro passa anche noi faremo altrettanto e così via». Rassicurata sul piano strategico dalle «convergenze» di interesse riscontrate con gli Stati Uniti nel corso della recente missione di Brzezinski in Cina, (e confermate dall'improvviso viaggio del ministro degli Esteri cinese nello Zaire) la leadership di Pechino intende esercitare una pressione significativa sul Vietnam nel momento in cui le prospettive di un negoziato tra Hanoi e Phnom Penh si sono ulteriormente allontanate dopo l'infruttuoso scambio di messaggi tra le due parti avvenuto nei giorni scorsi. L'obiettivo di Pechino è di colpire il Vietnam in un fianco particolarmente debole del vicino ex alleato: l'economia. Nonostante i grossi risultati ottenuti negli ultimi tre anni, Hanoi non può infatti completare l'opera di ricostruzione e avviare il processo di industrializzazione senza rilevanti aiuti dall'estero (che per quest'anno si calcola ammontino ad una cifra pari ad almeno 800 milioni di dollari) soprattutto se deve pensare a fare fronte ad una guerra d'usura con la Cina. L'assistenza ci¬ nese — ha ricordato ieri Teng Hsiao-ping — durante la guerra contro gli Stati Uniti è stata «molto più consistente di quella sovietica». «Nell'ultimo ventennio — egli ha rivelato — è stata pari a 20 miliardi di Yuan (oltre diecimila miliardi di lire) i» termini dell'epoca». Bisogna precisare però che il vantaggio della Russia sulla Cina è diventato evidente negli ultimi tre anni della guerra in Indocina contro gli americani (1972-1975), dopo che Hanoi ha deciso di spostare i termini militari del conflitto dalla tattica della guerriglia all'uso di armi pesanti e di armi sofisticate (tipo i missili Sam) provenienti dall'arsenale sovietico. A partire dal 1975, inoltre, anche l'apporto sovietico alla ricostruzione dell'economia vietnamita è diventato decisivo in settori chiave: Mosca si è impegnata a finanziare l'attuale piano quinquennale vietnamita (1976-1980) con aiuti pari a circa due miliardi e mezzo di dollari, mentre gli altri Paesi dell'Europa orientale contribuiscono per altri 700 milioni di dollari. I sovietici hanno fornito migliaia di trattori, hanno rimesso in funzione 75 impianti. si sono impegnati ad assistere alla realizzazione di una quarantina di industrie di macchine utensili, metallurgiche e chimiche, hanno iniziato la costruzione di una fabbrica per la produzione di motori diesel e di due centrali elettriche. Inoltre l'Urss nel '77 ha concluso un accordo in base al quale aiuterà il Vietnam nella ricerca di giacimenti di petrolio e di gas naturale con equipaggiamenti e personale, assiste Hanoi nella manutenzione della sua aviazione civile e continua a fornire pezzi di ricambio all'esercito vietnamita e addestramento ai militari di Hanoi. L'aiuto cinese è stato molto più modesto, anche se consistente. Pechino si è infastidita per la crescente dipendenza di Hanoi dai crediti sovietici e con il '75 ha interrotto le forniture militari. La costruzione del ponte Thang Long sul Fiume Rosso, vicino ad Hanoi, iniziata alla fine del '74, è proceduta molto a rilento, tanto che si dice che i cinesi di giorno mettevano un mattone e di notte ne levavano due. Un migliaio di tecnici di Pechino negli ultimi tre anni hanno lavorato a una ventina di progetti, parte¬ cipando alla costruzione d'un complesso siderurgico a Thai Ngnyen, di una fabbrica di insetticidi, di un impianto di fertilizzanti nitrogeni, del complesso tessile di Vinh Phu e nel '77 hanno fornito 50 mila tonnellate di riso per alleviare la carestia che ha colpito il Vietnam. I cinesi denunciano ora che il Vietnam favorisce la politica di accerchiamento anticinese dell'Urss e che Hanoi è una Cuba asiatica a disposizione di Mosca. E' indubbio che anche la parsimonia con cui l'Occidente e il Giappone si sono mossi per aiutare la ricostruzione del Vietnam ha lasciato poche scelte ad Hanoi, che non ha risparmiato peraltro le iniziative per differenziare le sue fondi di assistenza. Soprattutto ha pesato il rifiuto del Congresso Usa di concedere i miliardi di dollari promessi al tempo di Kissinger. Negli ultimi mesi si è notato comunque un risveglio di iniziative di Tokyo e dell'Europa occidentale verso il Vietnam. La mossa cinese rischia di pregiudicare tutto ciò e di gettare i vietnamiti ancora di più nel campo sovietico. g. b.

Persone citate: Brzezinski, Kissinger, Teng, Thai Ngnyen