Sono poche, però molto "intelligenti" le unità della nostra Marina militare

Sono poche, però molto "intelligenti" le unità della nostra Marina militare Le esercitazioni della flotta italiana al largo di Gaeta Sono poche, però molto "intelligenti" le unità della nostra Marina militare Da un punto di vista tecnologico le nostre navi occupano un posto preminente in campo internazionale Proprio per questo i cantieri hanno ottenuto recentemente commesse dall'estero per centinaia di miliardi DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE GAETA — Anche le navi fanno la passerella. Slamo venuti in un gruppo di giornalisti ad ammirarle in questo golfo assieme al ministro della Difesa Attilio Buffini e ai membri della commissione Difesa del Senato e della Camera. C'era da vedere non solo come sono belle, ma anche come sono efficienti e — elemento molto importante — ad apprendere che cosa possono significare per la nostra economia e la nostra bilancia dei pagamenti. Parliamo di unità della Marina militare che si sono esibite in una esercitazione di lotta antinave, di lotta antisommergibile, di rifornimento in mare, di passaggio di posta e personale da nave a nave in movimento. Vi hanno partecipato l'incrociatore «Vittorio Veneto», la fregata «Lupo», il cacciatorpediniere la nciamissilì «Ardito», la nave rifornitrice «Stromboli», la nave idrografica «Magnagli», l'aliscafo «Sparviero», il sommergibile «Bagnolini», elicotteri SH3D, AB 204, AB 212, e un aereo di pattugliamento marittimo «Atlantique». Esercitazioni di questi tipo sono, ovviamente, studiate sulla carta e si svolgono con esattezza cronometrica, senza pericolo di elementi di sorpresa perché anche il «nemico» è dei «nostri» e collabora, Certo, leevoluzioni in mare di mezzi di queste dimensioni, il rifornimento di carburante dalla nave-serbatotio alle due che le si sono affiancate, mentre tutte e tre viaggiano a buona velocità, il trasbordo via cavo di uomini e di materiali da una unità all'altra le quali devono riuscire a mantenere identica andatura, sono spettacoli non comuni e Ma il fulcro della manifezione, quanto la presentaziostazione non è tanto l'esibine di personaggi come il «Lupo» e lo «Sparviero» che stanno a testimoniare una posizione di preminente importanza dal punto di vista tecnologico della nostra Marina militare. Siamo, come tonnellaggio (105 mila tonnellate), a un posto molto basso nellagraduatoria internazionale, ma abbiamo, in fatto di qualità, una voce importante, che è ascoltata in tutto il mondo. Ed è qui che si innesta l'importante discorso economico che si traduce in posti di lavoro per i nostri specialisti e in moneta pregiata per la nostre casse esauste. Guardiamo quindi questo «Lupo», che va poi considerato al femminile, essendo una fregata lanciamissili portaelicotteri. Varata nel luglio '76, nei cantieri di Riva Trigoso, entrata in servizio nel settembre '77, sta ora svolgendo un servizio di messa a punto delle apparecchiature e di addestramento del personale. Ha un dislocamento di 2500 tonnellate, una lunghezza di 113 metri, 189 uomini di equipaggio, sue diversi apparati motori: un gruppo termico che fornisce 7800 cavalli di potenza e due turbine a gas che ne forniscono 50 mila. Con il primo la nave può raggiungere i 22 nodi (un nodod è un miglio all'ora, cioè 1852 metri), con il secondo tocca i 35 nodi. Nelle esecitazioni la «lupo» riesce a afare cose incredibili per una nave: raggiungere la velocità massima in 56 secondi e fermarsi in 48. Ma la tecnologia, quella che più conta e che è tutta italiana, si racchiude soprattutto nelle cen- trali elettriche di coordinamento le quali, attraverso i radar aerei, navali e del tiro, sanno decidere quali sistemi d'arma (missili, cannoni, mitragliere) fare entrare in funzione. Dicono gli alti ufficiali della Marina che la «Lupo» è all'avanguardia in tutto il mondo e lo rimarrà anche negli Anni Ottanta. Come pure l'aliscafo «Sparviero», un piccolo mostro da 63 tonnellate, capace di correre anche su mare forza quattro allavelocità di 100 chilometri all'ora portando due missili e un cannone da 7662. La «Lupo» è la prima di quattro fregate ordinate dalla Marina (la seconda, «Sagittario», sarà consegnata a luglio). Al momento in cui fu impostata, nel '73, il suo costo era di 40 miliardi di lire; l'inflazione lo ha elevato a 80. Ma abbiamo già ordinazioni estere per dodici unità uguali: sei al Venezuela, quattro al Perù, due all'Egitto. E il prezzo di vendita è di 100 miliardi non 80. La nostra cantieristica sta costruendo anche quattro corvette per la Libia, tre motocannoniere per la Tailandia e le industrie collegate con le costruzioni navali (elicotteri navali, sistema d'arma, elettronica) hanno ottenuto commesse per diverse centinaia di miliardi. In questi anni, complessivamente, si sono conclusi affari con l'estero per un importo di oltre 1500 miliardi. Ecco il significato di questa passerella marina nel golfo di Gaeta: i soldi che stiamo spendendo per la nostra flotta militare ci ritornano in valuta e lavoro. Nel '75, è stata approvata la «legge navale» che assegna mille miliardi in dieci anni alla Marina militare per la sostituzione del navilgio che via via diventa inidoneo per vetustà. Il calcolo era di fare cinquemila tonnellate all'anno. Purtroppo s'è già visto che il ritmo non può essere tenuto, a causa della levitazione dei prezzi e fra qualche anno non avremo più le 105 mila tonnellate che abbiamo ora e che dovremmo mantenere, ma ne avremo dieci o venti di meno, perché i rimpiazzi sranno stati inferiori alle eliminazioni. «L'Italia ripudia la guerra — sottolinea il ministro della Difesa Ruffini — e siamo un Paese che ha uno dei più bassi indici di spesa militare. Non possiamo sopprimerla, è un dovere cistituzionale e fino a quando non si procede verso il disarmo internazionale, l'equilibrio tra i blocchi deve essere mantenuto. Questo per l'aspetto militare; poi c'è quello del lavoro. Vediamo che l'industria militare è trainante rispetto a quella civile, d sono migliaia di lavoratori interessati». Ruffini arriva a questa conclusione-richiesta: trasformare la legge navale in legge programmatica, che consenta integrazioni per poi arrivare, in un secondo tempo, a raggruppare le tre leggi prommozionali per le tre Armi in una legge unica interforze che, tra l'altro, consentirebbe una maggiore economia con un miglior rendimento Remo Lugli Le autorità dello Stato osservano l'incrociatore Vittorio Veneto durante le esercitazioni

Persone citate: Remo Lugli, Ruffini

Luoghi citati: Egitto, Gaeta, Italia, Libia, Perù, Venezuela, Vittorio Veneto