Il Soroptimist ha 50 anni Ora vuole ringiovanire di Gino Mazzoldi
Il Soroptimist ha 50 anni Ora vuole ringiovanire Fondato a Milano nel marzo del '28 Il Soroptimist ha 50 anni Ora vuole ringiovanire Soppresso dal fascismo e rinato dopo la Liberazione il « Rotary » femminile è aperto soltanto alle « donne che contano » MILANO — Il Soroptimist Club di Milano — il Rotary femminile — ha celebrato il suo cinquantesimo anniversario: venne fondato infatti nel marzo del 1928 da Ada Da Ros che, dopo la soppressione del sodalizio da parte del fascismo, lo ricostituì il 30 maggio 1948. Per ricordare questo mezzo secolo di attività, 200 socie provenienti da tutta Italia sono confluite a Milano: venerdì sera hanno partecipato in via Bigli a un brindisi nella casa di Anna Bonomi Bolchini, una delle donne che più contano a Milano. Le celebrazioni vere e proprie sono iniziate sabato mattina alle 10 con una visita guidata dal maestro Luigi Ferrari alla mostra « Duecento anni alla Scala». Nel pomeriggio, a palazzo Serbelloni, sede del circolo della stampa, è stato presentato e offerto a tutti i presenti il libro « Soroptimist Club, ieri, oggi, domani », pubblicato dalla casa editrice Mursia la cui titolare, Giancarla Mursia Re, è da 30 anni presidente del sodalizio. Del libro hanno parlato Bianca Avanzini Barbero, docente di sociologia all'università cattolica di Milano e Gaetano Tumiati, vice direttore di « Panorama »: è seguito un lungo e animato dibattito. Era opportuno trarre un bilancio per una chiara verifica dell'attività dei 50 anni appena trascorsi: «E' necessaria — afferma Giancarla Mursia Re — una ferma determinazione di un rinnovamento interno ed interiore, avere nuovi schemi vitali, efficaci per gli altri 50 anni che abbiamo davanti. Così dobbiamo sforzarci di essere noi soroptimiste tutte: attente nel costruire la vita, ottimiste nella fiducia di arrivare a costruire la vita. Anche se non si è più giovani, anche se si crede di avere costruito abbastanza. Altrimenti non ha senso il lavorare, non ha senso l'associazione, non ha senso lo slancio vitale se resta teorico ». Per questo è stata lanciata la proposta a tutti i « Club di servizio » « di lavorare insieme per potere essere ascoltate e per raggiungere più ampie mete costruttive ». Questo era del resto lo scopo essenziale dei primi club americani, il cui programma era riassunto dalla seguente dichiarazione: « Incoraggiare l'ideale di servizio come base di tutte le iniziative valide e accrescere il rendimento dei nuovi membri nell'esercizio delle loro attività con l'allargare i loro interessi negli affari, nella vita sociale e civile della comunità, mediante una associazione di donne rappre sentanti attività differenti ». E' indubbio che in questi 50 anni i Soroptimist Club hanno contribuito al miglioramento della nostra società mobilitando — è stato uno dei sodalizi antesignani dell'odierno femminismo, anche se visto sotto un'ottica diversa — tutte quelle donne ci i per loro talento avevano saputo affermarsi nella società. Al lavoro e alla famiglia erano contrapposti forse in egual misura la filantropia e gli esempi di patriottismo ed altruismo che sono innumerevoli sia in tempo di guerra che in pace. Ma le « soroptimist » hanno purtroppo sempre fatto parte di una casta particolare, di un mondo staccato, di una elite fuori dai duri e talvolta drammatici momenti delle classi più diseredate. Lo hanno apertamente riconosciuto loro stesse in un'ampia, polemica e provocatoria autocritica enunciata appunto nel libro « Soroptimist Clubs, ieri, oggi, domani». 72' giusto parlare nei clubs di scuola, ecologia, economia, urbanistica, europeismo, cultura in generale, delle condizioni della donna, degli anziani, dell'assistenza ai bambini, dell'aborto, del divorzio e ora dei referendum, ma le proposte dei « Soroptimist » devono uscire dall'ambito ristretto dei circoli per entrare, come hanno fatto altre associazioni, nel popolo, tra la gente che lavora senza occupare posti di rilievo. E* dunque necessario rivedere programmi e statuti. Tutte le 2942 socie italiane dei 77 club della penisola sono mobilitate. Invitate calorosamente ed appassionatamente ad occuparsi attivamente del loio sodalizio, come primo atto le « soroptimist » hanno donato un pullmino Fiat all'opera pia Trivulzio e un quadro, « La cena di Emmaus » del Caravaggio, restaurato, a Brera. Il quadro ha una storia: fu regalato a Brera dagli « Amici di Brera » nel 1939 allorché il regime aveva deciso lo scioglimento del sodalizio. Il dono rappresentò, allora, l'affermazione di una ragione di esistere e il mantenimento di un impegno civile. E come allora anche oggi tutte le « soroptimist » italiane ribadiscono questo concetto. Gino Mazzoldi
Persone citate: Ada Da Ros, Anna Bonomi Bolchini, Bianca Avanzini Barbero, Brera, Gaetano Tumiati, Giancarla Mursia, Luigi Ferrari
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